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Sfilata Dior a Lecce tra plauso e contestazione: “È sfruttamento culturale”

Fa discutere la sfilata Dior in piazza Duomo a Lecce di ieri sera. Da un lato il plauso unanime delle Istituzioni, dall’altra la contestazione di chi parla di “appropriazione” dei beni e dell’identità culturale: nei giorni precedenti all’evento diverse scritte sono apparse per contestare la zona rossa istituita nel capoluogo salentino per l’iniziativa della casa di moda francese.
A cura di Redazione Cultura
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Da un lato il plauso nazionale, dall'altra la contestazione. Il giorno dopo la sfilata Dior nella centralissima piazza Duomo di Lecce non tutti si uniscono al coro di consensi per la presentazione della collezione Cruise 2021 della casa di moda francese. Per cui la stilista Maria Grazia Chiuri ha scelto di guardare alle origini della sua, allestendo uno spettacolo di luci sulle note della tradizionale pizzica salentina. Ma a non tutti i salentini, evidentemente, l'uso della meravigliosa scenografia monumentale della splendida città barocca è andata giù. "Tap+Covid+Dior=Zona Rossa" recita una scritta realizzata tempo notte da ignoti e su cui sta indagando la Digos. Vernice nera, a quanto riferisce Ansa, è stata usata per una scritta sul muro di cinta del complesso parrocchiale di Santa Rosa nel capoluogo salentino.

Chi contesta la sfilata nel cuore di Lecce

Nei giorni precedenti, altre scritte in disaccordo con il grande evento che, secondo alcuni si "sarebbe appropriato culturalmente della città" sono state rinvenute nella zona dell'Università dove, questa volta con vernice rossa, è stato scritto a stampatello "Con Dior la zona rossa va di moda". Anche qui, probabilmente, un riferimento alla Tap, ma soprattutto ai divieti imposti dalle autorità cittadine per evitare assembramenti, in occasione della sfilata-evento di ieri sera in piazza Duomo.

Sullo sfondo, dopo il caso Ferragni-Uffizi, anche se su un altro versante, ancora una volta l'intricato rapporto tra beni culturali e privati. Più giusto rivendicare l'autonomia del nostro patrimonio culturale ed evitare di svenderlo ai privati o creare sinergie con i brand internazionali, creando lavoro e magari portare qualche risorsa in più a quegli stessi, troppo spesso bistrattati, beni culturali? Dal caso Fendi alla Fontana di Trevi, passando per il gran rifiuto del Partenone di Atene alla sfilata di moda Gucci, il dibattito è ancora aperto e senza soluzione.

La soprintendenza contro Dior

Arriva, intanto, anche la Soprintendenza leccese ad esprimersi sulla sfilata e in particolare sulle luminarie che "avrebbero nascosto lo splendore barocco di piazza Duomo". A riferirlo è il Corriere del Mezzogiorno, dove si riferisce del parere fornito dall'articolazione territoriale del Mibact che accusa di non essere stata messa nelle condizioni di esprimere un necessario parere, in quanto chiamata in causa solo successivamente. Severo il giudizio della soprintendente Maria Piccarreta che definisce quella scenografia:

completamente avulsa dal contesto storico tutelato, anacronistica e riduttiva dello scenario architettonico presente nell’invaso della piazza di eccezionale rilevanza.

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