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Recovery Fund, i lavoratori dello spettacolo al Governo: “Almeno il 2% alla cultura”

I lavoratori dello spettacolo dal vivo lanciano un appello al governo italiano e chiedono di allineare gli stanziamenti previsti dal Recovery Fund in campo culturale a quanto hanno deciso di fare Francia e Germania, dedicando “almeno il 2% del Recovery Fund a progetti strutturali per la cultura”.
A cura di Redazione Cultura
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I lavoratori dello spettacolo dal vivo chiedono di destinare almeno il 2% delle risorse del Recovery Fund alla cultura. Dal coordinamento delle realtà della scena contemporanea C.Re.S.Co. arriva la richiesta al governo Conte di fare più chiarezza sulla destinazione delle risorse nell'ambito del programma Next Generation UE in tema di cultura e spettacolo dal vivo. "Lo spettacolo dal vivo in Italia, così come nel resto d’Europa, è ormai fermo da quasi un anno e non si hanno notizie su una possibile ripartenza del settore" recita la nota inviata da C.Re.S.Co.. "Allo stesso modo la cultura tutta è in estrema difficoltà e questo appare ancora più grave in un Paese che è noto in tutto il mondo per la propria produzione culturale, che attira milioni di visitatori ogni anno con importanti ricadute economiche e sociali."

Poi ecco un punto che meriterebbe maggior approfondimento, anche da parte dei promotori della proposta:"In questo momento di difficoltà, il Recovery Fund offrirebbe non solo l’opportunità di ristorare le imprese e i lavoratori del mondo culturale, ma soprattutto potrebbe permettere di non replicare modelli superati ed errori che hanno caratterizzato il settore nel passato, garantendo un reale rinnovamento che traghetti il nostro Paese e l’Europa oltre l’emergenza vissuta nei mesi passati."

Non è del tutto ininfluente, infatti, ma al contrario è di fondamentale importanza, comprendere quanto delle risorse del Recovery Fund vadano a ristorare le difficoltà esistenti e quante vengano appostate sulla ridefinizione di un nuovo modello. Le risorse europee, come da intenzioni, devono essere utilizzate per investimenti strutturali e non per coprire buchi di gestione precedenti, per quanto le due cose abbiano una relazione comunque importante. Continua la nota del coordinamento: "Partendo da queste premesse C.Re.S.Co – Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea – chiede al Governo italiano di esplicitare quali siano gli impegni e gli investimenti direttamente dedicati alla cultura previsti dal Recovery Fund. Ricordiamo, infatti, che nel mese di aprile 2020 i Ministri della cultura italiano, tedesco e spagnolo hanno congiuntamente dichiarato che "la cultura è riconosciuta come miglior antidoto [..] nella Comunità Europea alla crisi causata dalla pandemia COVID-19". La recente campagna europea di CAE ha portato molti paesi europei, tra cui Francia e Germania, a dedicare almeno il 2% del Recovery Fund a progetti strutturali per la cultura."

Il punto focale della faccenda è tutto qui: capire quale percentuale degli aiuti europei il nostro Governo ha intenzione di mettere sul piatto per salvare e rilanciare il comparto culturale: "Dal dibattito emerso sui giornali, tuttavia, non appare chiaramente alcuna notizia su quale ruolo avrà il settore culturale in Italia e, nonostante l’auspicato aumento delle risorse, non è ancora chiaro quale percentuale sarà destinata alla cultura e quale al turismo e quali azioni saranno dedicate a favore delle imprese culturali e creative."

"Infine C.Re.S.Co chiede di poter condividere con la politica un processo che traghetti questo Paese oltre l’emergenza, al fine di generare una possibile fiducia verso la rinascita di un settore come quello culturale che, nonostante sia stato tra i più colpiti, può e deve ricoprire un ruolo fondamentale nella ripresa del Paese, soprattutto per garantire alle cittadine e ai cittadini nuove forme di socialità dopo il distanziamento che ha colpito soprattutto le giovani generazioni, cui sono destinati principalmente i fondi del NextGenerationEU."

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