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Ologrammi interattivi: la nuova frontiera del teatro

Va in scena Augmented Pinocchio, spettacolo in cui un attore in carne ed ossa interagisce con ologrammi digitali.
A cura di Simone Petrella
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La ricerca tecnologica, nell'epoca del digitale, produce continue novità che possono essere applicate trasversalmente tanto a scopi commerciali quanto artistici, determinando risultati diversi.

Anche il teatro si confronta continuamente con questi progressi che ne stanno lentamente mutando la forma; proiezioni e mappature 3D sostituiscono sempre più spesso le scenografie reali, software appositamente creati accompagnano, con animazioni e immagini, i movimenti dei ballerini in numerosi spettacoli. Per gli impianti sonori si è sviluppato un sistema di rilevamento gps degli attori in scena, in grado di migliorare la riproducibilità delle fonti sonore e, nel tempo, forse, di generare ologrammi sonori.

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Perfettamente inserito in questo discorso ha debuttato ieri, ed è ancora in scena oggi presso Galleria Toledo, per la sezione fringe del Napoli. Teatro festival Italia, lo spettacolo Augmented Pinocchio; il termine "augmented" del titolo fa riferimento alla realtà aumentata, l'arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che altrimenti non sarebbero percepibili: l'esplorazione della città puntando lo smartphone, ad esempio, si può considerare un utilizzo di realtà aumentata. In verità nello spettacolo il termine è usato solo come riferimento, perchè il lavoro che è stato fatto tende più alla forma degli ologrammi che non alla realtà aumentata vera e propria.

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Michele Cremaschi, ideatore e attore dello spettacolo, ha utilizzato il kinect, lo stesso sensore che permette ai videogame di riconoscere i movimenti dei giocatori senza bisogno di utilizzare il joystick. Grazie all'apporto di questo sistema, il potenziale assolutamente nuovo  dello spettacolo risiede nella possibilità, per l'attore, non solo di essere moltiplicato infinite volte, ma di poter interagire con le proiezioni, generando effettivamente due mondi paralleli che possono incontrarsi. Un sistema di teli e specchi conferisce alle proiezioni l'impressione della tridimensionalità. Nello spettacolo, in verità, il risultato non mette in luce tutto il potenziale del mezzo, nè la drammaturgia, piuttosto esile, esalta le infinite possibilità creative degli ologrammi, ma si riesce a cogliere ciò che con lo stesso impianto e diverse idee si potrebbe ottenere.

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Questo sistema, ancora in fase di sperimentazione, può aprire un ulteriore squarcio nello stretto spazio della scena teatrale, infrangendo non solo le tre dimensioni spaziali, ma anche la quarta dimensione, quella del tempo. L'aspetto scenografico dello spettacolo è stato curato da Silvio Motta, architetto, scenografo, videomaker e titolare della cattedra di scenografia della LABA a Brescia. Gli studenti del suo corso hanno dato un enorme apporto alla realizzazione del progetto, realizzando praticamente tutto l'impianto scenografico.Il costo del lavoro, che potremmo definire basso, ci lascia ben sperare sull'ulteriore possibilità che sistemi del genere vengano applicati al teatro di ricerca, che non vive di grandi guardagni, per quanto è lo stesso regista a sottilineare che il costo e la struttura dello spettacolo già superano gli standard che in questo periodo le produzioni ed i teatri accettano di buon grado.

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