video suggerito
video suggerito

Niky Savage: “Non sono misogino, racconto ciò che succede normalmente ai ragazzi”

Niky Savage racconta il nuovo album Rapper: la sua infanzia difficile, le polemiche per le accuse di misoginia e violenza nei testi e il forte senso di rivalsa. Qui l’intervista al rapper.
A cura di Vincenzo Nasto
39 CONDIVISIONI
Niky Savage, 2025
Niky Savage, 2025

Niky Savage, nome d'arte di Nicholas Alfieri, ha pubblicato nelle scorse ore il suo primo album ufficiale: si tratta di Rapper, anticipato lo scorso 9 luglio dal singolo Bimbo Selvaggio. Il crescente successo, partito dall'esplosione di Yamamay, anche su TikTok, ha acceso i riflettori sulla sua musica, portandolo a collaborare nel tempo con alcuni dei più importanti artisti della scena: da Anna a Simba La Rue, passando anche per Fedez. Il momento di maggior visibilità arriva proprio con Di Caprio, che apre anche un dissing con Tony Effe risolto in breve tempo. Negli anni, Niky Savage viene anche accusato di misoginia e violenza nei testi da personaggi della politica nazionale, come il sindaco di Trento e quello di Castelfranco Veneto, oltre a gruppi di solidarietà femminile come Non una di meno. Rapper diventa un'affermazione, uno statement del cantante, che si apre anche un racconto familiare profondo, alle assenze e alla solitudine. Qui l'intervista.

Perché hai scelto di anticipare l'album con Bimbo Selvaggio?

È un'intro che anticipa una certa serietà, che magari non tutti si aspettano. È semplice, ma diretta. Era già stato fatto qualcosa di simile in passato, ma bisogna sempre ricordarlo. Diciamo che l’intro del disco, se te la dimentichi, ti perdi qualcosa. È una di quelle intro che restano.

Nell'ascolto dell'album, il senso di rivalsa è uno dei temi principali che si avvertono.

Volevo mandare un messaggio il più diretto possibile: sono un rapper a tutti gli effetti. La gente ha fatto fatica a capirlo perché quando esplodi con un certo tipo di pezzo ti etichettano. È un po’ la mentalità italiana: se inizi in un modo, devi continuare così. Ma io sono sempre stato così, anche da ragazzino. Quando ho cominciato a rappare, la gente vedeva il mio stile e pensava "Questo ha il ciuffo, cosa vuole fare?". È una tendenza ad etichettare per l’apparenza. Il disco ti dice: "Apri le orecchie e capisci".

Qual è stata la prima etichetta che ti hanno dato?

Musica leggera, musica da TikTok, ma solo perché ero esploso con quel pezzo. Sono stato conosciuto per quello (Yamamay n.d.r).

Mentre nel disco tocchi tanti temi, tra cui un forte senso familiare. Mi racconti la tua infanzia?

Io vengo da una famiglia composta principalmente da mia madre. Era molto giovane quando mi ha avuto, quindi sono sempre stato un po’ qua e là: lei lavorava tanto. Sono cresciuto con lei, a volte stavo con la zia o con la nonna. Ma crescendo ho iniziato a stare spesso da solo, aspettando la sera che tornasse. Un po’ così, un po’ in giro.

Hai sofferto di solitudine?

All’inizio sì, la solitudine si sentiva. Quando tornavo da scuola alle medie, ero abbastanza grande per stare da solo, ma vedevo i miei amici dire: ‘Vado da mia madre' o ‘Esco con mio padre'. Io invece tornavo a casa da solo, aspettavo che gli altri si liberassero. Quelle tre ore da solo ti pesano. Ma col tempo ci ho fatto pace. Oggi nella solitudine sto anche bene. La musica è arrivata in quel contesto. All’inizio era solo un "wow", poi è diventata sfogo: rabbia, pensieri, solitudine. Stare da solo mi ha aiutato. Avevo tutto il tempo del mondo per scrivere. Senza paura di essere sentito da mia madre, senza vergogna. Era un momento tutto mio.

In Slot con Lazza canti: "A volte sono peggio di quello che appare e se finisco dentro sarò come mio padre". Com’è stato crescere senza una figura paterna?

È una cosa che mi ha fatto soffrire. Però ho avuto la fortuna che alcuni padri dei miei amici mi hanno insegnato tante cose: a nuotare, ad andare in bici… cose che mia madre non poteva fare. Però sapevo che tutti loro non erano mio padre. Lo senti, lo percepisci. Anche se oggi ti dico ‘che fortuna che ho avuto', allora era diverso. Era una frustrazione. Oggi, col senno di poi mi guardo e dico: "Sono cresciuto bene". Ci sono stati momenti in cui ho fatto cose negative, che magari con un padre non avrei fatto. O magari ne avrei fatte di peggiori, chi lo sa? Ma oggi va bene così.

In Ragazzo nel chill canti: "Ho fatto testi complessi e ve li siete persi: siete dei fessi, depressi con i complessi". Cosa ti ha infastidito di più?

Che ascoltassero solo quella parte. Tanti fan dicevano: “Ma guarda che in questo pezzo lui dice quella roba, se l’hai sentita". Ma niente. Anche quando c’erano pezzi interi in cui parlavo solo di certe cose.

Ti sei mai chiesto il motivo di quest'interpretazione?

Forse all’inizio era normale cavalcare l’onda del pezzo che esplode. Magari sui social ero più scherzoso. Ma io sono entrambe le cose. Solo che se sono preso male, non lo pubblico. Non ho voglia di condividere quel lato lì. Se sono contento sì, mi mostro. È come quando esci con gli amici: magari ti è successa una roba brutta, ma non la dici. Vivi il momento.

Perché è cambiata la visione in questo disco?

Sono arrivato al momento in cui la gente si merita anche di sapere determinate cose, di affezionarsi anche alla mia storia.

In Cose che non posso dire canti: "Mia madre ha perso tempo, con uomini del cazzo, che non le han dato niente a parte qualche schiaffo". Com'è stato fare pace con determinati avvenimenti nella tua vita?

Credo che siano cose che in realtà le capisci dopo, rappresentano delle foto, dei ricordi, dei flash. Sicuramente, al momento, non capivo effettivamente la gravità della cosa, ma capivo che c'era qualcosa che non andava. Poi io sono sempre stato uno che era estremamente legato proprio alla mamma: anche quando dormivo da mia zia, da mia nonna, piangevo. Una volta ebbi una crisi.

Che successe?

Mi ricordo che si era fatta male, era caduta ed era uscito un po' di sangue su un tram: mi spaventai molto. Ho sempre avuto quel tipo di morbosità. Non mi piaceva che mia madre soffrisse.

Come hai reagito alle accuse di misoginia e violenza nei testi anche da parte di politici, che ti hanno costretto a cancellare anche qualche tuo concerto? 

Ci sono rimasto male, è una cosa che ti fa rimanere male. Ma per me la questione è avere il paraocchi e non capire che sto soltanto dicendo cose che a un ragazzino succedono e non sto dicendo niente di niente di assurdo. Sto raccontando qualcosa cosa che esiste, cose che accadono quando fai sesso, che dall'altra parte ci sia un uomo o una donna. Esistono i porno e non vedo qual è il problema, forse non ne hanno mai visto uno.

Come hanno reagito le donne della tua vita alle tue canzoni?

Le cantano, ridono e capiscono benissimo che non c'è niente di male. Magari anche per quello non mi sono mai fatto troppi problemi alla fine, evidentemente attorno, grazie a Dio, ho persone che riescono a capire che una cosa è fare determinate robe e un'altra è dire e raccontare cose che esistono in modo divertente.

Nel dissing a Tony Effe canti: “Non hai passato niente a nessuno, è la mia tipa che è rockstar”, credi che il rap italiano abbia anche bisogno di messaggi di empowerment femminile come questo e cosa ne pensi dell'argomento machismo nel rap italiano?

È un discorso sociale che va a finire nel rap, nella musica. Non capisco perché ci siano delle cose per cui è giusto se le fa un uomo e non lo è se le fa una donna: siamo esseri umani. È semplicemente un discorso ignorante, non ha senso. Ne stavo parlando ieri con Roberta (la sua compagna, la creator Roberta Carluccio "Roberryc"), a cui ho sempre detto di voler un figlio maschio. Sono cose che si dicono, ma in realtà non lo so. Forse all'inizio sarei un po' geloso, ma poi le direi che non deve avere paura di con chi esce e di cosa fa: vorrei insegnarle che lei deve fare quello che si sente di fare, quello che è giusto e basta, senza farsi usare.

Che tipo di padre vorresti essere?

Mi sento ancora giovane, mi viene l'ansia a pensare di essere genitore. Pensandoci però, sicuramente è una cosa che io voglio e non vedo l'ora che accada. Voglio fare ciò che non è stato fatto con me, magari non come figura maschile, ma sicuramente sarò un padre presente. Noi nasciamo uomini, non padri, perché nessuno ti insegna a fare il padre e quindi qualche sbaglio magari lo farò, ma cercherò essere padre migliore possibile.

Ma il dissing con Tony Effe ha avuto un peso per te?

Mah, io ho avuto un riscontro positivo, ti dico la verità. Musicalmente, è come se avesse aperto gli occhi al pubblico italiano su di me. Questo è uno sport, quindi è come se avessero riconosciuto il mio livello.

Desiderio per il futuro?

Per i prossimi mesi sono già organizzato ed è quello di prendere una cosa dei miei sogni. Sin da piccolo mi sono lamentato di esser cresciuto in una casa piccola e ora non vedo l'ora di vivere in questa casa enorme, con la piscina. Riprendendo il discorso di prima, quanto sarebbe figo crescere figli in una casa del genere.

39 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views