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Muretti a secco patrimonio Unesco: in cosa consiste la prima arte “ecologica” dell’umanità

Ieri la notizia che l’arte dei muretti a secco è stata inserita nella lista Unesco del Patrimonio dell’Umanità Unesco. Diffusi in tutta Italia e nel Mediterraneo, ma persino nell’America latina e in Cina, i muretti a secco sono costruiti con una tecnica ecosostenibile dalle lontanissime origini.
A cura di Redazione Cultura
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Ieri la notizia che l’arte dei muretti a secco è stata inserita nella lista degli elementi immateriali che sono Patrimonio dell’Umanità Unesco perché rappresenta “una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura”, applicata concretamente alle condizioni di ogni posto in cui viene usata divenendo a tutti gli effetti "arte". Ma, precisamente, in cosa consiste la tecnica del muretto a secco e quali sono le sue origini?

La tecnica dei muretti a secco rappresenta uno dei primi esempi di manifattura umana, presente dappertutto nel nostro Paese e realizzata per scopi abitativi e agricoli, in perfetta armonia con l'ambiente circostante, e per questo simbolo di una relazione armoniosa fra uomo e natura. Riguarda la realizzazione di costruzioni con pietre posate una sull'altra senza l'utilizzo di altri materiali e di leganti (malta o cemento), se non un po' di terra. La stabilità delle strutture è assicurata dall'attenta selezione e posizionamento dei sassi.

Le tecniche si diversificano in base al terreno e ai luoghi, di norma si scava una trincea di fondazione pari all’intera lunghezza del muro da mettere a puntino e realizzare una base da costruire sempre a secco con le stesse pietre. La posa iniziale del materiale pietroso deve essere realizzata su uno strato di terreno compatto e solido al massimo delle sue possibilità in quella data situazione e posizione. Ma perché l'arte dei muretti a secco è da considerarsi la prima forma d'arte (o tecnica) ecologica dell'umanità? Come ha spiegato anche l’Unesco nelle sue motivazioni, i muretti a secco:

svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l'erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l'agricoltura.

Tutte le grandi culture del passato hanno fatto ricorso ai muri a secco, dai Greci ai Romani, ma in generale tutte le popolazioni e civiltà mediterranee ne hanno fatto sempre un grande uso. Persino in America Latina e Cina. In Italia sono presenti da Nord a Sud, tuttavia l'antica pratica del muretto a secco sta scomparendo, per la mancanza di operai specializzati che tramandino il mestiere. Sono diverse le scuole sul territorio nazionale che cercano di preservarne la millenaria cultura artigiana, come nel caso della Scuola trentina della pietra a secco, fondata nel 2013 all'interno dell'Accademia della Montagna. Oggi, finalmente, il riconoscimento Unesco che si spera possa contribuire sul serio alla salvaguardia della prima arte ecologica e sostenibile dell'umanità.

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