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Morto Paolo Ferrari, addio a 86 anni al fotografo che raccontò la Strage di Bologna del 1980

È deceduto a 86 anni il fotoreporter Paolo Ferrari, che documentò le macerie e i morti della Strage di Bologna del 1980 e non solo. Famoso per essere sempre il primo ad arrivare sui luoghi dove avvenivano fatti cronaca grazie a un apparecchio che intercettava le chiamate alle volanti delle forze dell’ordine, Ferrari aveva donato il suo archivio da 2 milioni di scatti alla sua città.
A cura di Redazione Cultura
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Addio a Paolo Ferrari, decano della fotografia italiana. Si è spento a 86 anni dopo una lunga malattia il fotografo che per una vita ha raccontato Bologna, città dove è deceduto. Per una vita Ferrari ha raccontato le luci e le ombre del capoluogo emiliano, come il giorno della strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Il giorno dell'attentato, infatti, Ferrari era lì, fotografando le macerie e la devastazione, e nei giorni a seguire documentò la vita degli ospedali assediati dai feriti e purtroppo dai morti. Sono sue alcune delle immagini più drammatiche dopo lo scoppio della bomba alla stazione, così come le tragiche foto dei cadaveri lasciati sull’asfalto dalla banda dei fratelli Savi. Fotografie che documentano la realtà drammatica degli eventi senza indulgere nell’enfatizzazione o nelle facili accondiscendenze alle regole sensazionalistiche dei media. Nel 2015, Ferrai aveva donato il suo archivio fotografico da oltre 2 milioni di immagini a Genus Bononiae. Musei nella Città di Bologna.

Ferrari è stato probabilmente il fotoreporter che forse più di ogni altro ha saputo raccontare attraverso la sua macchina fotografica la storia e le storie della città. Parte del suo immenso archivio fotografico oggi sono esposte all’Oratorio di Santa Maria della Vita, una delle sedi del circuito museale, nella mostra “Criminis Imago. Le immagini della criminalità a Bologna”. Attivo fin dagli anni Settanta come fotoreporter, non c’è fatto bolognese che non sia stato immortalato dalla sua macchina fotografica, complice un apparecchio che intercettava le chiamate alle volanti delle forze dell’ordine, trucco probabilmente appreso durante il suo periodo di studi a New York.

“Di Paolo Ferrari conservo un ricordo bello, perdurante: la nostra amicizia iniziò negli anni Settanta per poi consolidarsi nei decenni successivi – dice il Presidente di Genus Bononiae Fabio Roversi-Monaco. – Un grande professionista, con un profondo amore per la sua città, testimoniato dal dono che volle fare del suo Archivio a Genus Bononiae, dal quale provengono gli scatti che oggi si possono ammirare nella mostra “Criminis Imago” a Santa Maria della Vita. Un’iniziativa che sta avendo un grande successo di pubblico, a testimonianza della straordinaria qualità delle immagini. E sono certo che ancora in futuro l’Archivio Ferrari saprà offrire a Genus Bononiae materiale per realizzare iniziative analoghe, in grado di offrirci rinnovate visuali sulla storia della nostra città, sulle sue luci e le sue ombre” conclude.

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