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Morto a 108 anni lo scrittore Boris Pahor, testimone di un secolo di dolore

Boris Pahor, scrittore sloveno con cittadinanza italiana e testimone degli orrori del ‘900, è morto a 108 anni.
A cura di Redazione Cultura
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Boris Pahor con Elisabetta Sgarbi (ph Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
Boris Pahor con Elisabetta Sgarbi (ph Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

È morto all'età di 108 anni lo scrittore sloveno con cittadinanza italiana Boris Pahor, come scrive Claudio Magris su Repubblica. Nato nel 1913 Pahor ha attraversato tutto il secolo, sopravvivendo anche ai campi di sterminio nazisti, esperienza che racconterà in uno dei suoi capolavori, "Necropoli". Nato a Trieste, quando la città faceva parte dell'impero austro-ungarico, Pahor era considerato come il più importante scrittore sloveno nonché testimone di un secolo che aveva vissuto non senza ostracismo, ma diventando testimone fondamentale, sia con la sua opera che con le sue parole con cui ovunque andasse teneva vivo il ricordo dell'orrore vissuto, le due Guerre Mondiali, la repressione fascista, il campo di concentramento di Natzweiler-Struthof e i problemi nella Jugoslavia comunista di Tito.

"Forse la sua longevità era una vendetta, mi venne da pensare, contro il fascismo che gli avevano rubato venticinque anni vita, impedendogli di parlare la sua lingua. Era la risposta all’ostracismo di chi, nel dopoguerra, non aveva voluto si sapesse che nella città “italianissima” c’era un uomo capace di scrivere in un’altra lingua, tanto più se si ostinava a sbugiardare le amnesie di una terra dove il fascismo aveva dato il peggio di sé" ha scritto Magris ricordandone la vita e la loro amicizia. Di Pahor era stato da poco pubblicato per La Nave di teseo un libro, "Oscuramento" che toccava ancora i temi a lui cari.

Nonostante avesse perso la vista e anche l'udito stava scemando, in una recente intervista al Corriere della Sera Pahor si diceva ancora vitale e soprattutto continuava a difendere la scelta dello sloveno come lingua, lui che era laureato in Letteratura italiana. Sempre durante l'intervista ricorda come, mentre Trieste era ancora sotto dominio austro-ungarico "I nostri scrittori e poeti potevano pubblicare in sloveno. La nostra cultura non era sottovalutata o repressa come accadde con l'avvento del fascismo. Che rase al suolo il nostro patrimonio linguistico e culturale". Un evento che fa riferimento al rogo del Narodni dom, la Casa di Cultura incendiata dagli squadristi fascisti. Pahor ha una lunga bibliografia composta da una trentina di opere tra romanzi e saggi tradotti in tutto il mondo. Pahor è stato anche nominato Cavaliere di Gran Croce dal presidente Sergio Mattarella nel 2020 quando assistette alla cerimonia di riconciliazione Italia-Slovenia.

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