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Memoriale della Shoah: la fuga degli ebrei a Shangai in 60 fotografie

Un racconto di eccezionale valore storico raccontato attraverso fotografie e documenti: la Cina, e la fuga di migliaia di ebrei durante l’epoca nazista nella città di Shangai.
A cura di Federica D'Alfonso
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Bambini, figli dei rifugiati in Cina, nati a Shangai (foto del 1946)
Bambini, figli dei rifugiati in Cina, nati a Shangai (foto del 1946)

Dal 18 settembre fino al 15 dicembre 2016 a Milano viene raccontata una storia importante, ma perlopiù sconosciuta. Quella dei migliaia di ebrei fuggiti, durante le persecuzioni naziste, in Cina, a Shangai. Il Memoriale della Shoah ha scelto di indagare così, collaborando con gli Istituti Confucio dell’Università Cattolica e dell’Università degli Studi di Milano e lo Shanghai Jewish Refugees Museum, attraverso foto, documenti e testimonianze, una parte ancora in ombra della storia mondiale.

Tutto il materiale presente è stato per la prima volta in assoluto tradotto in italiano: nel nostro Paese, la fuga degli ebrei dall'Europa a Shangai è fenomeno quasi sconosciuto, tralasciato dai libri di storia impegnati a raccontare gli altri accadimenti di quegli anni. Ma in realtà, dietro questo viaggio, molte vite e molte storie sono nascoste: storie che s'intrecciano inevitabilmente col destino del mondo e che vanno, per questo, tutelate e raccontate. In Cina, negli anni della seconda guerra mondiale, arrivarono circa 18 mila ebrei, che vissero dapprima in amicizia col popolo cinese, poi confinati del famoso ghetto, creato in seguito all'invasione giapponese.

Una storia sconosciuta

Ebrei nel ghetto di Shangai
Ebrei nel ghetto di Shangai

Il percorso espositivo, composto perlopiù da materiale fotografico e documentario, racconta, in una prima parte, il contesto storico che ha portato all'esodo di 18 mila ebrei europei verso l'Estremo Oriente, a metà degli anni Trenta: a seguito delle leggi razziali e dell'Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania, molti ebrei soprattutto austriaci intrapresero il viaggio per il misterioso oriente, in cerca di salvezza.

Il Console generale della Cina a Vienna, il dottor Ho Feng Shan, giocò un ruolo decisivo in questo fenomeno storico: si schierò contro l’antisemitismo, concedendo numerosi visti agli ebrei e offrendo loro una via di fuga verso l'estremo oriente. Feng Shan potrebbe essere pensato come una sorta di “Schindler cinese”, e in effetti egli è stato in seguito insignita del titolo di “Giusto tra le Nazioni”. La mostra racconterà anche la sua storia.

Una seconda fase dell'esodo, raccontata sempre nei documenti in mostra, è quella relativa agli anni Quaranta, quando gran parte dei rifugiati iniziarono a spostarsi in Italia per imbarcarsi su navi da crociera, mentre altri fuggirono nei Paesi dell’Europa Settentrionale e partirono dai porti sull’Atlantico. A seguito della dichiarazione di guerra dell’Italia alla Francia e alla Gran Bretagna, nel 1941, le rotte verso la Cina si chiusero, e il bombardamento giapponese di Pearl Harbour diede il via alla guerra del Pacifico…e a un'altra Storia.

Shangai, aprile 1946
Shangai, aprile 1946

In una seconda parte, la mostra racconta la vita dei rifugiati in Cina, il loro inserimento nel Paese e le esperienze quotidiane a contatto con la città di Shangai. Un periodo inizialmente sereno, quello prima del '42, in cui gli ebrei avviarono proprie attività commerciali fino a creare una “Piccola Vienna” nel distretto di Hongkou a Shanghai, terminato bruscamente con l'invasione giapponese della Cina e nuove, diverse, persecuzioni. I Giapponesi proclamarono l’istituzione di un ghetto nell’area di Tilanqiao, nel distretto di Hongkou, e obbligarono tutti i rifugiati Ebrei a stabilirvisi. La mostra indaga anche in questo caso la quotidianità di una realtà storica sconosciuta, ma importantissima per una Memoria vera, autentica.

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