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“La filosofia serve a vivere”: nella versione di Seneca tutta la bellezza dello stoicismo

La seconda prova della maturità per gli studenti al liceo classico, la traduzione dal latino di un brano delle “Lettere a Lucilio” di Seneca, è un omaggio alla filosofia intesa non solo come teoria, ma come pratica che ogni giorno può aiutarci a migliorare la nostra vita.
A cura di Redazione Cultura
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Busto detto "Pseudo Seneca" al Museo Archeologico di Napoli
Busto detto "Pseudo Seneca" al Museo Archeologico di Napoli

Tanto tuonò che piovve. Alla fine, come da pronostico, la seconda prova della maturità 2017 al liceo classico ha visto "uscire" una versione da tradurre di Lucio Anneo Seneca, il grande filosofo e letterato dell'antichità che, con Cicerone e Tacito, è sempre uno dei più auspicati dai giovani maturandi d'Italia per la relativa semplicità della sua prosa. La versione che, in queste ore, gli studenti stanno traducendo sui banchi di scuola è un estratto dalle famose "Lettere a Lucilio", intitolato "Il valore della filosofia". Alcuni passaggi di questo brano rappresentano un vero e proprio omaggio alla filosofia, intesa non solo come disciplina ma come pratica di vita, tipico dello stoicismo praticato da Seneca. Vediamo, nello specifico, alcuni passaggi fondamentali di questa meravigliosa dichiarazione d'amore per la filosofia

La filosofia non è adatta a tutti

Il testo da tradurre inizia così: "La filosofia non è un'occupazione adatta a tutti né è finalizzata all'ostentazione, non è questione di parole, ma di fatti" a indicare il ruolo pratico, etico, quasi comportamentale della filosofia, che trascende dallo stato teorico per arrivare a essere parte fondamentale del corredo umano di ogni giorno.

La filosofia dirige la rotta

E infatti, qualche riga più giù, Seneca scrive che la filosofia "plasma e costruisce l'animo, organizza la vita, governa le azioni, indica le cose da fare e le cose da tralasciare, siede al timone e dirige la rotta attraverso i pericoli delle situazioni burrascose." Quindi la filosofia come Sibilla a cui rivolgersi per chiarire gli aspetti oscuri dell'esistenza: è il tipico Seneca delle "Lettere a Lucilio". "Senza di lei nessuno può vivere con coraggio (e) nessuno (può vivere) con sicurezza. Ogni ora accadono innumerevoli cose e impongono una soluzione, che dev’essere richiesta a lei." La filosofia è la mamma a cui tutti noi possiamo chiedere per orientarci nel mare tempestoso del mondo.

La filosofia ci aiuta nella buona e cattiva sorte

Ma non basta. Il presupposto di ogni stoicismo passa dall'assegnare alla filosofia il ruolo di aiutarci non solo nelle scelte, ma nel sopportare l'onta che spesso il destino ci offre. Non a caso, la versione di Seneca si conclude così: "Qualcuno dirà: ‘Che mi giova la filosofia, se esiste il destino? A che giova, se un dio è colui che decide? A che serve, se comanda il caso?'. Quale che sia vera tra queste ipotesi, Lucilio, o se tutte queste ipotesi siano vere, bisogna praticare la filosofia; sia che con legge inesorabile il destino ci vincoli, sia che un dio, arbitro dell'universo, abbia disposto tutto, sia che il caso spinga e agiti senza ordine le vicende umane, deve proteggerci la filosofia". Siamo alla radice quadrata dello stoicismo inteso come pratica di vita. Che Dio, il caso o il fato orientino la nostra esistenza, la filosofia resta il miglior ancoraggio che può aiutarci ad accettare il destino e resistere anche nella sorte peggiore.

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