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Il premio Nobel ad Annie Ernaux è la risposta a chi vuole togliere alle donne il diritto di aborto

In un romanzo autobiografico Annie Ernaux, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura, racconta della sua esperienza di aborto clandestino, avvenuta in Francia nel 1963, quando aveva ventitré anni.
A cura di Jennifer Guerra
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“Ciò che è accaduto resta coperto dallo stesso silenzio di prima”, scrive Annie Ernaux, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura del 2022, all’inizio di uno dei suoi libri più famosi, L’evento, adattato nel film La scelta di Anne lo scorso anno.

In questo romanzo autobiografico, Ernaux racconta della sua esperienza di aborto clandestino, avvenuta in Francia nel 1963, quando aveva ventitré anni.

Il racconto si apre con poche pagine di introduzione che accompagnano chi legge nella difficile scelta di scrivere questa storia. È raro che un autore o un’autrice ci portino così addentro il loro processo di scrittura, ma la storia che scrive Ernaux non è una storia “neutra” (sempre che questo aggettivo si possa usare per qualsiasi storia).

“Che la clandestinità in cui ho vissuto quest’esperienza dell’aborto appartenga al passato non mi sembra un motivo valido per lasciarla sepolta”, scrive.

L’Accademia di Svezia ha assegnato il premio alla scrittrice ottantaduenne “per il coraggio e l'acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale”. Il ricordo svolge infatti un ruolo fondamentale nella poetica dell’autrice, dove spesso la storia di una donna si inserisce nel più grande flusso di eventi della storia collettiva.

Le protagoniste dei suoi libri devono fare i conti con una società che è loro totalmente indifferente, come lo è stata per anni per le donne rinchiuse nella dimensione domestica. La scrittura diventa per Ernaux, come dice in apertura de L’Evento, un modo per rendere un ricordo “indimenticabile”, per uscire dall’irrilevanza e per fissare una volta per tutte un’esistenza sulla pagina.

Si fanno tanti discorsi sul ruolo delle donne nella Storia con la esse maiuscola, ma spesso basterebbe chiacchierare con le nostre mamme o le nostre nonne per capire appieno la condizione femminile nel passato: dai loro racconti emergerà spesso quel senso di scarto che si trova nei libri di Ernaux, come se le loro vicende esistenziali scorressero in secondo piano rispetto a tutto il resto.

Ne L’Evento ciò che è più terrificante non è un racconto cruento o violento dell’esperienza dell’aborto, ma la continua deumanizzazione cui è sottoposta la protagonista: tutti la trattano con distacco, la giudicano in silenzio e a volte ad alta voce. Lei cerca risposte nei romanzi, dove però nessuno spiega mai, in concreto, come si abortisce. La vita e la gravidanza della protagonista vanno avanti, senza un’apparente via d’uscita.

Anche se è stato pubblicato nel 2000, L’Evento è ambientato nel 1963, anno in cui erano uscite da poco due altre opere cruciali per la storia delle donne: La campana di vetro di Sylvia Plath, anch’esso romanzo autobiografico in cui il tema dello spettro della gravidanza è molto presente, e il saggio La mistica della femminilità di Betty Friedan, un’indagine sulla deprivazione emotiva ed esistenziale delle casalinghe americane bianche della classe media.

Questi libri descrivono un mondo in cui le donne, perennemente sullo sfondo degli eventi, non hanno libertà di scelta e il loro stato di minorità dipende soprattutto dal controllo dei loro diritti riproduttivi. È quindi significativo e di certo non casuale che l’Accademia di Svezia abbia voluto premiare l’opera di un’autrice come Annie Ernaux in un momento storico in cui quella libertà di scelta è messa sempre più in discussione.

Il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade negli Stati Uniti ha aperto uno scenario in cui in molti Stati l’aborto è già stato vietato o fortemente limitato, ma si può ipotizzare che prima o poi verrà introdotto un divieto a livello federale.

Siamo portati a pensare che un così grave passo indietro nei diritti delle donne si manifesti con grandi sconvolgimenti sociali, ma quello che accadrebbe se questa ipotesi si concretizzasse somiglierebbe più a ciò che è descritto ne L’Evento: il passaparola bisbigliato, il pellegrinaggio da un medico all’altro, l’isolamento delle donne.

E in effetti alcune di queste cose si sono già verificate nel momento in cui è circolata la bozza della decisione della Corte Suprema. Prima ginecologi e infermieri hanno ricevuto una telefonata dalle cliniche per avvisarli che non avrebbero riaperto, poi le pillole abortive sono diventate introvabili, poi si è cominciato a negare l’aborto a una bambina vittima di violenza sessuale, poi alcuni medicinali per altre patologie ma che hanno effetti abortivi hanno cominciato a scarseggiare, poi per paura di conseguenze penali si è cominciato a non intervenire in caso di aborto spontaneo. Piccoli fatti che messi insieme hanno però compromesso sempre di più la libertà delle donne.

Il meritato premio ad Annie Ernaux diventa così un monito per un mondo che pensavamo di esserci lasciati alle spalle: è proprio in virtù di una “legge giusta”, dice Ernaux, che si è sentita autorizzata a scrivere del suo aborto.

Il dramma è che le cose del passato non restano sempre chiuse in un cassetto, ma c’è sempre la possibilità che qualcuno decida di riaprilo. Per questo è così necessario che qualcuno renda indimenticabili questi ricordi, mostri con chiarezza l’intreccio che lega la memoria individuale e quella collettiva.

Ernaux ne ha fatto la sua missione letteraria, e oggi il mondo ne riconosce il merito.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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