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Il 7 luglio 1951 di Luciano Ligabue: quando l’amore annienta la storia

Il 7 luglio 1951 è una data come un’altra, ma ne “Il centro del mondo” di Ligabue diventa il memorabile incontro tra due anime gemelle che, riconoscendosi, generano una distorsione spaziotemporale in grado di annullare il contesto storico presente e passato.
A cura di Marcello Ravveduto
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Foto Gian Mattia D'Alberto / LaPresse06-05-2016, MonzaspettacoloLigabue presenta il concerto 'Liga Rock Park'nella foto: Luciano LigabuePhoto Gian Mattia D'Alberto / LaPresse06-05-2016, MonzaLigabue presents 'Liga Rock Park' concertIn the photo: Luciano Ligabue
Foto Gian Mattia D'Alberto / LaPresse06-05-2016, MonzaspettacoloLigabue presenta il concerto ‘Liga Rock Park'nella foto: Luciano LigabuePhoto Gian Mattia D'Alberto / LaPresse06-05-2016, MonzaLigabue presents ‘Liga Rock Park' concertIn the photo: Luciano Ligabue

Spagna. Una ragazza si ritrova da sola al centro di una radura. È smarrita, ma non si lascia prendere dallo sconforto. Dopo un lungo cammino incontra un contadino a cui chiede di sapere dove si trova. L'uomo la osserva stranito e risponde: «In Spagna, Barcellona». La camera stringe un primo piano sul suo volto e lei dice: «Che giorno è?». L'altro risponde: «7 luglio». La ragazza insiste: «Di che anno, però?» e lui: «1951».

A quel punto il volto della ragazza si irrigidisce in un’espressione di turbamento. Si rende conto di non essere nel suo tempo e si allontana in silenzio mentre il bambino continua a fissarla sorridendo. La data non ha nessun valore storico. È un giorno come un altro nello scorrere della vita quotidiana. Ma come è arrivata lì? Perché sa di essere lontano da casa perduta nel tempo ma nello stesso spazio?

Flashback. Tutto ha inizio quando, passeggiando sulle Ramblas con il boyfriend, lui le prende la mano e dice: «Sai mantenere un segreto?». Da quel momento in poi cominciano a saltare nel tempo e nello spazio finché, nell’ultimo balzo, non rimane sola nella radura in cui l’abbiamo trovata. Lasciato il contadino e il piccolo curioso comincia a ripercorrere a ritroso i posti in cui è stata, rimbalzando fino al punto inziale dove troverà il suo ragazzo ad attenderla e al quale dirà: «Sai mantenere un segreto?». Il ciclo è chiuso e la storia si chiude.

Avete riconosciuto la trama? No, non è un film e nemmeno una serie Tv. No, neanche un cortometraggio d’autore e neppure uno spot pubblicitario. È il video della canzone “Il centro del mondo” di Ligabue.

Nella prima settimana di pubblicazione (luglio 2008) il singolo arriva al quinto posto dell'hit parade italiana (la settimana dopo sale sino al terzo posto, scivolando poi verso le posizioni inferiori). Il successo del brano in parte è dovuto proprio alla massiccia programmazione del videoclip. Programmazione accompagnata dall’enfasi dei VJ delle emittenti televisive che lanciano la canzone invitando i fan di Liga a esprimere pareri e spiegazioni in grado di ricondurre la data indicata nel video ad una logica narrativa.

Nella maggior parte dei casi ci si arrovella inutilmente a cercare il senso della storia e, probabilmente, il commento più efficace è questo: «Secondo me non lo sa neanche Ligabue! Il succo è che (anche se si sono persi) lei riesce a ritornare anche senza di lui che dovrebbe essere l'unico ad avere quel potere… quello di viaggiare nel tempo e nello spazio! Quindi diciamo che lei acquista quel potere solo con la forza di volontà, perché vuole ritornare al suo centro del mondo, quello in cui si trovava bene sino a poco prima!».

A dire il vero, se proprio vogliamo stare al gioco, l’interpretazione potrebbe anche essere che il ragazzo sia il centro del suo mondo e solo grazie alla forza del legame stabilito tra i due (prima di ritrovarsi sola avevano fatto l’amore) riesce a tornare indietro e divenendo simile a lui. Proviamo a leggere il testo della canzone:

«Portami dove mi devi portare/ Africa, Asia o nel primo locale/ fammi vedere che cosa vuol dire partire davvero./ Portami dove non posso arrivare/ dove si smette qualsiasi pudore/ fammi sentire che cosa vuol dire viaggiare leggeri./ Sei sempre così il centro del mondo/ il viaggio potente nel cuore del tempo andata e ritorno./ Portami ovunque portami al mare/ portami dove non serve sognare/ chiedimi il cambio solo se devi, sei brava a guidare/ e dopo portami oltre che lo sai fare dove sparisce qualsiasi confine/ fammi vedere che cosa vuol dire viaggiare col cuore».

La smaterializzazione del tempo e dello spazio, la capacità di valicare ogni confine, di essere ovunque e in nessun luogo non è nient’altro che la metafora di quell’estasi raggiungibile nel momento dell’idillio assoluto, quello stato d’eccezione e di confusione psicosomatica chiamato innamoramento. Il 7 luglio 1951 diventa, allora, la data memorabile in cui due anime gemelle si sono riconosciute generando una distorsione spaziotemporale che annulla il contesto storico passato e presente.

La conferma arriva direttamente da Ligabue che, un mese dopo l’uscita del singolo, rilascia un’intervista al settimanale “Sorrisi e Canzoni”: «Questa canzone dice che gli effetti dell'amore sono potentissimi, quando tu riesci a lasciarti andare all'amore sei più rilassato e hai un rapporto con il mondo più aperto, meno conflittuale, per cui alla fine quando è così ti senti più facilmente al centro del mondo». Del resto il verso centrale della canzone parla chiaro: «fammi vedere che cosa vuol dire viaggiare col cuore».

Di fronte all’amore tutto diventa relativo. Nessuno si domanda perché la storia si svolge in Spagna. Nessuno si accorge che questi due ragazzi del 2008 si sono incontrati nel bel mezzo di una crisi mondiale scatenata dagli eccessi dell’economia finanziaria. Nessuno prende in considerazione che i due innamorati stanno vivendo la loro storia dentro la fine del miracolo economico spagnolo, stravolto dagli effetti di un globalizzazione fuori da ogni controllo politico e sociale. Il tempo e lo spazio non sono quelli reali ma i pochi minuti vissuti all’interno del video musicale. Un relativismo assoluto che cancella il varco che si apre tra la Spagna di Franco, reazionaria e conservatrice, e la Spagna socialista della movida in cui Barcellona non è più la città anarchica dei ribelli resistenti, ma un pezzo della civiltà occidentale in dissoluzione alla quale solo l’amore può restituire senso e valore.

Forse i due innamorati qualche anno più tardi sarebbero andati a Puerta del Sol, unendosi agli indignados, forse hanno votato podemos o forse no. Sono dettagli che non hanno importanza all’interno delle narrazione. Se per il resto mondo il 7 luglio 1951 non significa nulla per quei due giovani è l’inizio della storia, non un giorno qualsiasi sul calendario ma il capodanno di un’unione, una data speciale come il compleanno che segna il cammino di una nuova vita.

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