
I concerti, si sa, iniziano sempre molto prima della musica. In metro, tra facce stanche e fronti sudate, si riconosce subito chi è diretto a San Siro: sono quelli che sorridono. Sono quelli che fremono per il debutto di Elisa nello stadio milanese. E tutta quell'energia, accumulata, conservata, custodita, esplode quando l'artista appare sul palco, avvolta nel bianco e con un'aura angelica.
Al Meazza il "su le mani" arriva poco dopo le prime note e oltre cinquantamila braccia ondeggiano a tempo. Elisa porge il microfono alla folla, adorante e che canta con lei ogni parola. Ma è l'artista a sentirsi in debito con gli spettatori e non smette di ripeterlo. "Eppure sentire – dice – l'ho cantata con i Coldplay e invece oggi siamo tutti insieme per la mia musica. Mi avete regalato un sogno. Vi voglio bene". È solo l'inizio di un viaggio diviso in tre atti, ognuno con un'anima diversa.
Canta Labyrinth, Rainbow, Broken, Una poesia anche per te. Quando intona Hallelujah, le luci dei telefoni si accendono. Tra il pubblico c'è chi sventola una bandiera della Palestina ed Elisa lancia un messaggio. "Abbiamo sempre bisogno di pace", ripeterà più avanti con Giorgia. Pelle d'oca quando intona Fragile e se l'emozione non fosse già tale da far tremare i cuori, qualcuno sugli spalti si inginocchia per una proposta di matrimonio. Mani che applaudono, occhi lucidi e per un attimo la musica e la vita sono la stessa cosa. Nel mezzo del concerto, compare a sorpresa Giuliano Sangiorgi, lui vestito di nero, lei di bianco. Simili allo Yin e Yang, le loro voci opposte e complementari incantano chi li ascolta sulle note di Basta Così.
A un certo punto, però, lo show si trasforma con suoni tribali e atmosfere che ricordano il film Disney Oceania. Elisa cambia outfit e passa da creatura etera a guerriera con cappuccio calato sul viso. Luci rosse, beat pulsanti e suggestioni psichedeliche. Quando arriva Dardust, grida al pubblico: "Siete pronti? Facciamo un piccolo rave". E lo stadio salta e trema e non può che rispondere: "Sì, prontissimi".

Jovanotti, Cremonini, Giorgia, Ligabue: Elisa chiama e gli amici rispondono
Ma il fulcro dello spettacolo live sta anche anche nei suoi ospiti. Quando il clima diventa una festa, non può mancare il re dei party. Tocca a Jovanotti che con Elisa duetta su Palla al centro. Il ritornello Siamo le onde è più di una frase, è l'immagine di due amici su un palco, ma anche il ritmo che muove l'oceano di persone nello stadio, una forza che si propaga in ogni angolo di San Siro. Poi, è il turno di Cremonini e l'intesa tra i tre giganti della musica è palpabile. Tra abbracci e sguardi che raccontano un'amicizia sincera, il cantante bolognese, senza riserve, confessa alla protagonista della serata: "Quando sono sul palco con te, non mi basta mai". E noi non potremmo essere più d'accordo, Cesare.
Elisa si ferma un istante, prima del brano L'anima vola chiede al pubblico di accendere le luci dei cellulari, piccole stelle terrene. È per far arrivare la musica lassù, più in alto del cielo: "Vorrei dedicare dedicare questa canzone a Elena Dellepiane".

Il concerto è un'escalation di momenti intensi. Quando sembra che nulla possa più stupire, ecco che Giorgia si materializza accanto a Elisa. Si abbracciano, sorridono, e duettano su La cura per me. Ma è chiaro fin da subito che quella cura, in realtà, è per il pubblico, rapito dalla magia delle loro voci intrecciate. Non manca un messaggio di pace, alle loro spalle la bandiera della Palestina con la scritta Free Gaza.
E infine, a chiudere il cerchio, Ligabue. Gli ostacoli del cuore, A modo tuo… ed è come essere ubriachi di note e colori, storditi da tutto ciò che ha preso forma nelle tre ore di live. "Avevo paura di questo giorno – rivela – e invece è la cosa più bella che mi sia mai capitata". E sicuramente, in quel momento, lo hanno pensato tutte le anime che erano lì ad ascoltarla.
