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A Steve Reich va il Leone d’Oro per la Musica 2014. Ritratto del compositore americano

Il 21 settembre Steve Reich verrà insignito del Leone d’Oro alla Carriera nel corso del 58. Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia. In alcuni tratti, il profilo del compositore americano.
A cura di Luca Iavarone
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Un'altra strada del ‘900, diametralmente opposta a quella strutturalista di Pierre Boulez, al quale pure la Biennale Musica di Ivan Fedele ha conferito il Leone d'Oro nel 2012, è stata percorsa da Steve Reich. Minimalista (negli anni '60 ‘e '70), ricercatore sul ritmo, sul suo divenire e sui ritmi in generale, etnici e tradizionali di innumerevoli culture mondiali, Reich è partito da un assunto semplice quanto rivoluzionario: i processi compositivi alla base di una composizione devono essere immediatamente percepibili all'orecchio. “Mi interessa un processo compositivo che sia tutt'uno con la realtà sonora”, ha dichiarato. Per lui l'atonalità non è stata l'unica possibile soluzione contro l'egemonia della musica borghese di matrice ottocentesca. Il suo Novecento si è compiuto sotto l'egida del ritmo e delle sue variazioni.

La tecnica del “phasing”

Anche detto “sfasamento” o “defasaggio”, il “phasing” è una tecnica di desincronizzazione progressiva delle voci, attuata da Reich fin dall'inizio della sua attività compositiva. Per averne un'idea, immaginiamo un metronomo elettronico ed uno meccanico che partano allo stesso tempo e alla stessa velocità: i due battiti, una volta esaurita la carica del metronomo meccanico, cominceranno a sfalsarsi e a creare ritmi sempre variabili, che si dilatano poco a poco. Il fenomeno, indagato in lungo e in largo dal compositore statunitense, è semplice quanto interessante se le voci sono più di due e coinvolgono timbri e ritmi diversi.

Il minimalismo

Reich nasce nel 1936 a New York e, dopo gli studi alla Juilliard School e la laurea in filosofia, ottiene un master in composizione al Mills College con Berio e Milhaud. Da subito esplora il "phasing" con "It's Gonna Rain", del 1965, dove loop elettronici di venti minuti vengono leggermente sfalsati tra loro. Abbandona poi il computer in favore dell'elemento acustico: è la volta di "Piano Phase" per due pianoforti e due marimbe (1967), "Violin Phase", per quattro violini e nastro, e "Clapping" (1972), per due battiti di mani. L'esecutore è costretto a grande precisione e rigore ritmico, così come l'ascoltatore, che, a detta dello stesso Reich, ascoltando la sua musica affina le capacità di concentrazione su quelle unità minime che formano il suo linguaggio. Con "Pendulum Music" si fa antesignano della sound art: tre microfoni dondolano dal soffitto con, al di sotto, altoparlanti che producono l'effetto Larsen (detto anche feedback, ovvero quel fischio fastidioso che si innesca puntando un microfono verso l'altoparlante che lo amplifica). Gli esecutori sono tenuti solamente a far dondolare i microfoni e a variare il volume degli altoparlanti.

Slow motion music

Nel 1970 con "Four Organs" realizza il primo tentativo di slow motion music. Il brano è costituito da quattro organi che ripetono un accordo base che via via si dilata sempre più, come fosse il moto (sonoro) di un pendolo. In "Drumming", per percussioni, voci e flauti, Reich è influenzato dalle ritmiche dell'Africa, che aveva da poco visitato. Le percussioni sono ormai onnipresenti nelle sue composizioni. Le combinazioni tra voci e timbri strumentali cominciano a diventare una cifra, portandolo a una concezione più orchestrale e "sinfonica" della musica (ovviamente del tutto diversa dalla sinfonia classica).

Dopo il minimalismo

In "Music For Mallet Instruments Voices And Organ" (1973) sovrappone i due processi, lo sfalsamento del phasing e la slow motion. "Music For 18 Musicians", del 1976, nasce invece sotto l'influenza del Gamelan indonesiano. Troviamo una strumentazione molto ampliata, un peso armonico inedito per le sue opere, con presenza anche di dissonanze, e una struttura basata su famiglie di strumenti.

Le influenze ebraiche, africane e mediorientali

"Octet", del 1979, per due pianoforti, quartetto d'archi e due fiati, si ispira al canto ebraico che, per sua caratteristica, dilata le linee melodiche. "Tehillim" (1981), è basato su un testo di salmi, con influenze assai eterogenee: dal folklore Mediorientale e Africano, all'Ars Nova, fino alla musica Medievale. "Desert Music" (1984), il suo pezzo più celebre, ha una compagine di centosedici musicisti e cinquanta microfoni, l'apparato più imponente mai adottato da un musicista minimalista. L'opera è a tema minaccia nucleare e riprende i testi del poeta William Carlos Williams.

La produzione più recente: "The Cave" e "City life"

"The Cave", scritta all'inizio degli anni '90, è stata concepita insieme alla moglie B. Korot, visual artist, e prova a trovare i motivi del conflitto mediorientale nella storia di Abramo e Sarah, con un apparato scenico di 5 schermi e 18 esecutori. Una sferzante critica al mondo contemporaneo la troviamo in "City Life" (1996), dove Reich ritorna all'uso del campionatore per riprodurre i rumori della città di New York. Nel 2009 il compositore viene insignito del premio Pulitzer per la musica.

Il Leone d'Oro alla carriera

Il 58. Festival Internazionale di Musica Contemporanea omaggia la musica e la personalità di Steve Reich con la consegna del Leone d’oro alla carriera il 21 settembre al Teatro alle Tese, dove verranno eseguiti “City Life” e “Tehillim ”. Nel corso del festival alcune altre esecuzioni della musica di Reich, tra cui “Nagoya Marimbas”.

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