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500 anni fa moriva Lucrezia Borgia: la sua vita fra dissolutezza, leggende e verità

Lucrezia Borgia è stata una delle donne più controverse e discusse della storiografia, dal Rinascimento fino ai giorni nostri. Figlia illegittima, sorella incestuosa e moglie avvelenatrice, attorno a lei si sono affollati intrighi e delitti, ma probabilmente la cosa più “vera” su di lei la scrisse Maria Bellonci: “il suo unico dramma, far parte della famiglia Borgia”.
A cura di Federica D'Alfonso
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"Un bicchiere di vino con Cesare Borgia" di John Collier: Lucrezia Borgia è raffigurata fra papa Alessandro IV e il duca Valentino.
"Un bicchiere di vino con Cesare Borgia" di John Collier: Lucrezia Borgia è raffigurata fra papa Alessandro IV e il duca Valentino.

“Libertina per fantasia, empia per temperamento, ambiziosa per calcolo”: è questo il ritratto che la Storia ha conservato di una delle donne più famose del Rinascimento, Lucrezia Borgia. La sua fama di incestuosa figlia di papa Alessandro VI ha attraversato i secoli, grazie anche all’ispirazione che la sua figura dissoluta diede all'arte e alla letteratura. Al di là del mito a tinte forti, Lucrezia fu una delle protagoniste indiscusse del suo tempo: a 500 anni esatti dalla sua morte, la sua continua ad essere una delle vite più “chiacchierate” di sempre.

La vita di Lucrezia: matrimoni, dissolutezza e redenzione

"Ritratto di Flora" di Bartolomeo Veneto. Secondo gli studiosi la donna sarebbe ritratta con le fattezze di Lucrezia Borgia.
"Ritratto di Flora" di Bartolomeo Veneto. Secondo gli studiosi la donna sarebbe ritratta con le fattezze di Lucrezia Borgia.

Tre i matrimoni contratti, il primo a soli dodici anni, e otto i figli generati che andranno ad arricchire le fila dei grandi signori e delle nobili donne che faranno la storia successiva. Accusata dal primo marito di intrattenere un rapporto incestuoso con suo padre, Lucrezia sarà misteriosamente al centro dei sospetti di numerose morti misteriose avvenute in quegli anni, prima fra tutte quella del suo secondo marito Alfonso d’Aragona. L’ultima parte della sua vita, che inizia con l’unione con la casata d’Este, è quella più serena e anche meno dissoluta: “stranamente” Lucrezia sembra convertirsi alla santità, iniziando ad indossare il cilicio sotto i vestiti e aderendo all’ordine francescano. Muore il 24 giugno 1519, proprio quando la sua vita sembra redenta, a soli trentanove anni, per una febbre.

Lucrezia Borgia: il giudizio impietoso della storia

Un altro ritratto di Lucrezia Borgia, conservato alla National Gallery.
Un altro ritratto di Lucrezia Borgia, conservato alla National Gallery.

Nata nel 1480 dall'unione illegittima fra Rodrigo Borgia e Vannozza Cattanei, e sorella del famoso duca Valentino di machiavellica memoria, Lucrezia ha riunito su di sé molti dei giudizi che, a posteriori, si diedero sull’epoca storica e politica nella quale visse. Dissolutezza, spietatezza e opportunismo sono i vessilli sotto i quali, dal Cinquecento in poi, venne relegata: di lei scrissero Jacopo Sannazzaro e Francesco Guicciardini, nemici dichiarati dei Borgia, ma anche Leibniz e Voltaire. I suoi capelli biondissimi e il suo fascino indiscutibile divennero oggetto di opere letterarie, come i “Delitti celebri” di Alexandre Dumas e “Lucrèce Borgia” di Victor Hugo. Ma di Lucrezia, soprattutto recentemente, la storiografia ha ricostruito anche un profilo più realistico, fedele ai documenti e meno attaccato alle leggende: la biografia più completa in questo senso si deve alla grande Maria Bellonci, ideatrice del Premio Strega.

La colpa di Lucrezia per Maria Bellonci: "essere una Borgia"

"La famiglia Borgia" dipinta da Dante Gabriel Rossetti nel 1863.
"La famiglia Borgia" dipinta da Dante Gabriel Rossetti nel 1863.

Per comprendere non tanto chi fu realmente Lucrezia Borgia, quanto il complesso e impietoso giudizio che di lei ebbe la storia basterebbe paragonare due frammenti letterari che la vedono protagonista: se di lei Alexandre Dumas disse che “bramava piaceri, adulazioni, onori, gemme, oro, stoffe fruscianti e palazzi sontuosi. Spagnola sotto i capelli biondi, cortigiana sotto la sua aria candida, aveva il viso di una madonna di Raffaello e il cuore di una Messalina”, un ritratto molto più intimo e acuto ce lo restituisce proprio Maria Bellonci nel suo romanzo d’esordio ispirato a Lucrezia:

Non nella sua debolezza, ma nella fatalità intima dei suoi assensi ognuno dei quali è una capitolazione, sta il vero dramma di Lucrezia: e, a questo lume, il suo modo di non voler conoscere e non di non voler sapere quello che le accade dintorno appare una difesa femminile, nata dall'istinto, misera, ma patetica e coraggiosa. Innalzarsi tanto da giudicare il padre e il fratello non lo potrà mai, meno per incapacità di giudizio o per tenerezza di cuore, che per una verità più violenta ed elementare: perché anche lei è una Borgia, e sente anche lei la forza di quel sangue che le fa impeto e che si dà ragione da sé, fuori da ogni morale, brutalmente e splendidamente.

Seguendo la suggestione della Bellonci, probabilmente l’unica vera colpa di Lucrezia fu di nascere con il cognome Borgia. Essendo donna, il ruolo che Lucrezia poté ricoprire nella fitta trama di intrighi per il potere fu quello di sposa e madre: seppure il ritratto di femme fatale assegnatole dalla storia fosse veritiero, certo è che Lucrezia non poté sceglierlo liberamente.

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