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50 anni fa Jean-Paul Sartre rifiutava il Premio Nobel, “in nome della libertà”

Una scelta forte, molto criticata, che ha reso quello di Sartre un caso unico nel suo genere: il 22 ottobre del 1968 Jean-Paul Sartre sceglieva di non accettare il Premio Nobel per la letteratura per difendere la propria libertà di pensiero. Una ricorrenza particolare, che cade proprio nell’anno in cui l’Accademia svedese ha scelto di non assegnare l’ambito riconoscimento.
A cura di Federica D'Alfonso
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Lo scrittore e filosofo francese Jean-Paul Sartre, autore de "La Nausea".
Lo scrittore e filosofo francese Jean-Paul Sartre, autore de "La Nausea".

Il 22 ottobre del 1968 l’Accademia di Stoccolma sceglieva di conferire il Premio Nobel per la letteratura a Jean-Paul Sartre “per la sua opera ricca di idee e piena di spirito di libertà e ricerca della verità”. Tale data diverrà celebre in tutto il mondo: lo scrittore e filosofo francese rifiuterà infatti l’ambito riconoscimento. Unico rifiuto nella storia del Nobel (a parte alcuni casi molto particolari), Sartre motivò la sua scelta con estrema convinzione. Ma non senza polemiche.

Il rifiuto: "nessun artista andrebbe celebrato"

Ho rifiutato il premio Nobel per la letteratura perché rifiuto che qualcuno consacri Sartre prima della sua morte. Nessun artista, nessuno scrittore, nessun uomo merita di essere consacrato da vivo, perché ha il potere e la libertà di cambiare del tutto. Il Premio Nobel mi avrebbe innalzato su di un piedistallo allorché non avevo ancora terminato di fare delle cose, di esercitare la mia libertà, di agire e di impegnarmi in prima persona. Ogni mia azione successiva sarebbe stata futile. Non sarò mai depositario del Premio Nobel, fin quando potrò ancora agire rifiutandolo.

Ma cosa accadde? Già un mese prima dell’assegnazione vera e propria Sartre aveva chiarito la sua posizione rispetto a questo tipo di riconoscimenti: in una lettera del settembre dello stesso anno aveva affermato che non desiderava, né nel 1964 né dopo, ricevere il Premio, sia per “ragioni personali che obiettive”. Questa lettera, affermarono in seguito i membri dell’Accademia, non era mai arrivata.

Le sue ragioni furono chiarite in un’altra lettera, che non bastò però a far tacere le numerosissime critiche che, soprattutto in Francia, l’autore de La Nausea si era attirato: nella sua missiva spiegava il suo rifiuto affermando che accettando un onore di tal genere avrebbe esposto non solo sé stesso, ma anche i suoi lettori, ad “una pressione inaccettabile”. Libertà di pensiero e parola a tutti i costi, quella scelta da Sartre, in un momento storico da lui stesso definito decisivo per il mondo della cultura:

Le mie ragioni obiettive sono le seguenti: la sola lotta possibile sul fronte della cultura, in questo momento, è quella per la coesistenza pacifica di due culture, quella dell’est e quella dell’ovest. Non voglio dire che bisogna abbracciarsi – so bene che il confrontarsi di queste due culture prende necessariamente la forma di un conflitto – ma che la coesistenza deve avvenire tra gli uomini e tra le culture, senza l’intervento delle istituzioni.

Gli altri rifiuti: Pasternak e Bernard Shaw

Cinquant'anni esatti dopo “il gran rifiuto” di Sartre, ironia della sorte, il Premio Nobel per la letteratura non verrà assegnato: la decisione questa volta è dell’accademia svedese, che ha scelto di non procedere all'assegnazione del riconoscimento nel 2018 a causa dello scandalo di molestie sessuali che hanno colpito un membro della stessa Accademia. È la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale che il Premio non avrà luogo per scelta della commissione, anche se la storia del Nobel non è nuova a rifiuti e critiche.

Molto prima di Sartre fu Boris Pasternak a non ritirare il Premio: l’autore de “Il Dottor Zivago” era stato scelto nel 1958 “per il suo notevole successo tanto nella poesia contemporanea quanto nel campo della miglior narrativa Russa”, ma “in considerazione del significato attribuito a questo premio” lo scrittore sceglierà di non accettarlo. Una scelta che però non venne operata per ragioni intellettuali ma per evitare le conseguenze delle pesanti minacce del Kgb: Pasternak non sarebbe più stato ammesso in URSS e avrebbe subito la confisca di tutti i suoi beni.

Nel 1926 anche George Bernard Shaw aveva pesantemente criticato il Premio: alla fine, per intercessione della moglie, sceglierà di accettarlo ma rifiuterà il cospicuo premio in denaro, chiedendo che fosse utilizzato per finanziare la traduzione dallo svedese delle opere di August Strindberg.

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