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Consulta non decide su ricorso di due madri Usa, ma la strada per stepchild resta aperta

Per la Corte costituzionale il caso è stato trattato in modo errato: “Come adozione internazionale invece che come riconoscimento di una sentenza straniera”. Il ricorso era stato presentato dal Tribunale di Bologna e riguardava il caso di due donne sposate negli Usa e trasferitesi in Italia.
A cura di Claudia Torrisi
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Mentre in Senato continua la battaglia, la stepchild adoption torna nei tribunali. La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile questione di legittimità sul caso di due donne sposate negli Stati Uniti e trasferitesi a Bologna che chiedevano il riconoscimento dell'adozione delle due figlie. Eleonora Beck – che ha doppia cittadinanza italiana e americana – e Liz Joffe si sono sposate nel 2013 in Oregon e sono madri biologiche rispettivamente di un bambino e di una bambina. Entrambe, per la legge americana, sono diventate madri adottive del figlio dell'altra. Le due donne si sono trasferite a Bologna, dove si sono rivolte al tribunale per chiedere il riconoscimento della sentenza Usa che ha disposto l'adozione. Come riporta l'associazione di avvocati per i diritti Lgbt Rete Lenford, il tribunale emiliano ha escluso che il riconoscimento in Italia dell'adozione "contrasti con le norme di ordine pubblico internazionale" e ha ritenuto che "la coppia formata da persone dello stesso sesso è, comunque, da considerare come ‘famiglia'", così come espresso in precedenti sentenze della Corte europea dei diritti Umani. Il tribunale, però, ha rilevato come ostacolo al riconoscimento il fatto che le adozioni siano consentite in Italia solo ai "coniugi" – compreso il caso particolare della stepchild. L'ostacolo quindi sta nella "mancanza di effetti nel nostro paese del matrimonio tra persone dello stesso sesso celebrato all'estero".

I giudici bolognesi si sono rivolti quindi alla Corte Costituzionale per chiedere se "le norme impugnate precludono al Tribunale di riconoscere la decisione adottiva straniera, pronunciata in favore di una persona unita dal genitore biologico del minore adottato, da matrimonio same-sex". La questione di costituzionalità era stata sollevata sugli articoli 35 e 36 della legge 184/1983, che disciplina le adozioni internazionali, nella parte in cui "non consentono al giudice di valutare, nel caso concreto, se risponda all’interesse del minore adottato il riconoscimento della sentenza straniera che abbia pronunciato la sua adozione in favore del coniuge del genitore, a prescindere dal fatto che il matrimonio stesso abbia prodotto effetti in Italia". L’Avvocatura dello Stato aveva chiesto che il ricorso fosse dichiarato inammissibile, sottolineando però come già altre volte a tutela dei minori i tribunali italiani avessero accolto l’istanza di adozione presentata da coppie omosessuali, applicando di fatto la stepchild adoption. La Consulta si è espressa seguendo la stessa direzione e dichiarando il ricorso inammissibile. Una circostanza che era stata già pronosticata dagli addetti ai lavori.

La decisione della Corte si inserisce in un momento ad alta tensione per il ddl unioni civili in discussione al Senato e, soprattutto, per la norma che prevede la stepchild adoption – che al momento parrebbe stralciata dal testo. Per questo motivo la notizia ha provocato la reazione di coloro che sono fermamente contrari

In realtà, come spiega La Stampa, la pronuncia della Consulta "non è un timbro allo stralcio". In una nota della Corte costituzionale i giudici hanno spiegato di non essere entrati nel merito, ma di aver rilevato che "il tribunale di Bologna ha erroneamente trattato la decisione straniera come un'ipotesi di adozione da parte di cittadini italiani di un minore straniero (cosiddetta adozione internazionale), mentre si trattava del riconoscimento di una sentenza straniera, pronunciata tra stranieri". La questione ora torna ai giudici di Bologna, che dovranno analizzarla sotto il profilo indicato.

Secondo Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center, "per le adozioni serve una legge. Non si può lasciare tutto nelle mani dei tribunali. Anche la decisioni di oggi della Consulta dimostra che per essere genitori omosessuali e figli di coppie gay e lesbiche non si può aspettare anni e rimpalli tra tribunali e Corte Costituzionale. Benché spesso i giudici colmino un vuoto legislativo. Servono diritti certi. Ora speriamo che la politica lo capisca. E che chi ha fatto il tifo per stralciare la stepchild adoption si renda conto che è urgente intervenire sulla riforma della legge sulle adozioni. Su questo daremo battaglia". Sostanzialmente oggi la Corte non ha detto "no" alla stepchild adoption: ha detto che che caso specifico non si parla di adozione internazionale. Si tratta, insomma, più di questioni formali che del merito dei diritti da attribuire o meno alle coppie omosessuali. La strada, almeno quella nei tribunali, per la stepchild rimane aperta.

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