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Chieti, lo zio della bimba lanciata dal viadotto: “Mio cognato poteva essere fermato”

Francesco Angrilli, cognato di Fausto Filippone, che ha prima ucciso la sua compagna Marina, caduta dal balcone di un appartamento, e sua figlia Ludovica, gettandola dal viadotto sulla A14 prima di suicidarsi: “Poteva essere fermato. Gli agenti dovevano accorgersi del suo atteggiamento dopo l’incidente a mia sorella”.
A cura di Ida Artiaco
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"Sono sconvolto dalle notizie che ho letto su mio cognato. Poteva essere fermato". A parlare è Francesco Angrilli, ematologo all'ospedale di Pescara, fratello di Marina, morta domenica scorsa all’ospedale di Chieti dopo una caduta dal balcone di un appartamento di Chieti scalo, e cognato di Fausto Filippone, l'uomo che ha lanciato sua figlia Ludovica, di 10 anni, dal viadotto sull'A14 e poi si è suicidato gettandosi nel vuoto dallo stesso punto. Lo ha fatto lasciando una dichiarazione all'Ansa, nel corso della quale ha fatto alcune riflessioni sugli attimi che hanno immediatamente preceduto questa tragedia. "Mi viene difficile poter credere che sia sfuggito l'atteggiamento di questa persona, distaccata, in preda a uno stato che non aveva un aspetto di normalità. Faccio fatica a credere che possa essere sfuggito a una pattuglia di polizia".

Angrilli fa riferimento alla questione del mancato intervento degli agenti, domenica scorsa, intorno a mezzogiorno e un quarto, quando una volante è arrivata in Piazza Roccaraso 18, avvertita dal 118 dell’incidente a Marina. A quanto pare, Filippone, dopo la caduta della donna, è andato a prelevare Ludovica a casa degli zii, prima di avviarsi con lei sul viadotto. Secondo alcune testimonianze, i poliziotti, arrivati quando l'uomo era ancora presente in quel luogo, non gli avrebbero fatto domande su quanto accaduto alla compagna, tanto meno hanno pensato di fermarlo. "Ho pieno rispetto e fiducia per le forze dell'ordine – ha continuato il fratello della vittima -. Sulla dinamica di quanto accaduto a Chieti attendo le versioni ufficiali delle fonti istituzionali preposte, a precisazione di quanto dichiarato stamani e forse male interpretato da alcuni. Non sono in grado di stabilire se ci siano delle responsabilità: saranno gli organi preposti a fare quello che devono fare". Un dubbio, questo, che tuttavia era già stato espresso dal dottor Giuliano Salvio, il primo soccorritore. "Gli agenti hanno fatto assistenza a una persona in fin di vita, del suo sedicente marito non si sono occupati. Quel signore poteva essere bloccato", ha detto nei giorni scorsi.

Intanto, l'autopsia sul corpo di Marina ha confermato i sospetti degli inquirenti, che sono ancora al lavoro per stabilire l'esatta dinamica di quando successo domenica scorsa: la donna è stata spinta dal balcone del secondo piano dell'appartamento dove si trovava a Chieti scalo, non si è buttata volontariamente. "Mio cognato era una persona tranquilla – ha concluso Francesco Angrilli -, non me la sento di descriverlo come una persona a rischio di azioni violente. È stato vittima di se stesso, la malattia e poi la morte della madre lo hanno sconvolto. La tragedia è che ha coinvolto in questa vicenda due persone assolutamente innocenti".

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