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Charlie Gard in un hospice, la mamma: “Ci hanno negato il nostro ultimo desiderio”

Il Great Ormond Street Hospital “ci ha negato il nostro ultimo desiderio”, si è sfogata la madre del piccolo Charlie Gard parlando del mancato accordo con la struttura ospedaliera che ha reso inevitabile il trasferimento del bambino in un hospice, dove morirà.
A cura di Susanna Picone
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Il Great Ormond Street Hospital di Londra “ci ha negato il nostro ultimo desiderio”. A pronunciare queste parole è stata Connie Yates, la mamma del piccolo Charlie Gard, il bambino britannico al centro di una dolorosa vicenda che ha commosso e fatto discutere il Regno Unito e non solo. La mamma di Charlie parlava del mancato accordo con l'ospedale che ha reso inevitabile il trasferimento del bambino, deciso dal giudice, in un hospice. L'ultimo desiderio di cui la donna ha parlato si riferiva proprio alla possibilità di mantenere in vita il bambino per alcuni giorni prima della morte. Fino a oggi al Great Ormond Street Hospital di Londra il piccolo di 11 mesi, malato terminale di una sindrome mitocondriale degenerativa, è stato tenuto in vita da macchinari. Scaduto l’ultimatum fissato per giovedì a mezzogiorno, il giudice Nicholas Francis ha deciso che il piccolo Charlie verrà trasferito in un hospice e il bambino sarà subito dopo staccato dal respiratore artificiale che lo tiene in vita.

L'agonia del piccolo Charlie Gard: ultime ore di vita per il bimbo

I genitori avrebbero voluto avvalersi di uno staff medico privato presso la struttura per malati terminali ma l’ospedale ha considerato questa soluzione non praticabile. Per il Great Ormond Street Hospital non è nell'interesse del bambino vivere per un periodo prolungato in un hospice. Si conclude dunque in questo modo la straziante battaglia legale che per mesi ha opposto i genitori di Charlie Gard e l’ospedale pediatrico che lo scorso marzo aveva chiesto all’Alta Corte di Londra l’autorizzazione a staccare la spina del bambino. La mamma e il papà del bambino avrebbero voluto sottoporre Charlie a una terapia sperimentale negli Stati Uniti ma quando hanno capito che era ormai troppo tardi per intervenire si sono arresi e in lacrime hanno ritirato la loro richiesta di trasferimento in America.

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