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Brexit, bocciato il no deal: si avvicina il rinvio dell’uscita dall’Ue del Regno Unito

La Camera dei Comuni britannica ha approvato un emendamento che esclude il no deal, ovvero l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue senza un accordo. La Brexit, quindi, potrebbe andare incontro a un rinvio che domani i parlamentari britannici potrebbero formalizzare con un voto. Poi spetterà agli stati membri Ue accettare o meno la proposta.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’hard Brexit, quella senza un accordo, non ci sarà. La Camera dei Comuni britannica ha approvato un emendamento che esclude il no deal, ovvero l’uscita dall’Ue senza un accordo con Bruxelles. Un voto passato con una maggioranza molto stretta: 312 voti a favore e 308 contrari. E che arriva il giorno dopo la bocciatura del piano presentato dal governo britannico al Parlamento in seguito all'accordo con l'Unione europea. Il testo prevede l’impossibilità di uscita “senza un accordo di recesso”. Anche la premier Theresa May si è opposta all’opzione del no deal. Ma non basta per trovare una soluzione, perché il problema rimane: per evitare l’uscita senza un accordo, si deve trovare un compromesso che soddisfi anche il Parlamento britannico. Come ha ricordato la stessa premier. Il voto di oggi avvicina l’opzione di un rinvio, una richiesta di proroga che la Gran Bretagna dovrebbe avanzare all’Ue. E che gli stati membri dovrebbero poi accettare. Con una incognita non di poco conto: le prossime elezioni europee che si terranno a maggio. Per cui si dovrebbe rinviare ma a una data vicina. E se così non fosse ci sarà da capire cosa succederà all’Europarlamento, dove non sono più previsti seggi per i britannici.

L’opposizione prende posizione con Jeremy Corbyn, leader laburista, secondo cui il rinvio è “inevitabile”. E la colpa è della premier May, secondo Corbyn. Che chiede al Parlamento di intervenire e prendere una decisione che possa sbloccare la situazione. Esclusa l’opzione no deal, non resta che una soluzione: chiedere il rinvio e rimandare la Brexit, prevista per il prossimo 29 marzo. Formalmente la richiesta all’Ue potrà arrivare solo dopo un altro voto della Camera dei Comuni. Il Parlamento sarà chiamato al voto giovedì14 marzo. Poi la palla passerà agli stati membri, che dovrebbero rispondere il 21 marzo, durante il vertice dei capi di Stato. E Bruxelles pretende che la richiesta di rinvio venga adeguatamente motivata.

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