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Elezioni politiche 2018

Bonino: “Niente alleanza con il Pd. Siamo costretti a correre da soli alle prossime elezioni”

Non ci sarà alcuna coalizione di centrosinistra formata dal Pd e dalla lista radicale + Europa. Ad annunciarlo nella serata di ieri sono stati gli stessi Emma Bonino e Riccardo Magi che, con una nota congiunta, hanno spiegato che la decisione di correre da soli alle prossime elezioni viene dettata da una sfavorevole interpretazione di una norma elettorale relativa alla raccolta firme fornita dal Viminale, interpretazione che allo stato attuale non permette alcuna unione di intenti.
A cura di Charlotte Matteini
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Non ci sarà alcuna coalizione o alleanza tra il Partito Democratico guidato da Matteo Renzi e la lista "+ Europa" fondata dalla radicale Emnna Bonino. Nonostante per molte settimane i segretari di partito abbiano lavorato alla costruzione di un'intesa in vista delle prossime elezioni politiche, nella serata del primo gennaio i rappresentanti di + Europa hanno ufficialmente dichiarato che correranno da soli il prossimo 4 marzo e dunque il Pd ancora una volta si trova isolato e privo di alleati di coalizione. Perché + Europa ha definitivamente accantonato l'idea di correre insieme al Pd alle prossime elezioni? La motivazione, spiegata da Emma Bonino e Riccardo Magi, appare legata a questioni sia di stampo tecnico che politico. "La presentazione autonoma, senza alcuna forma di collegamento con altre liste, di +Europa con Emma Bonino oggi è una condizione che ci è imposta da un’interpretazione logicamente surreale e giuridicamente incostituzionale di una norma della legge elettorale. Interpretazione richiesta a gran voce dalle opposizioni del centro-destra e “ufficializzata” dal Viminale", hanno spiegato Bonino e Magi.

La nuova legge elettorale per Camera e Senato prevede (articolo 18-bis del DPR 361/57) che «la dichiarazione di presentazione delle liste di candidati per l’attribuzione dei seggi nel collegio plurinominale, con l’indicazione dei candidati della lista nei collegi uninominali compresi nel collegio plurinominale» debba essere sottoscritta da almeno «1.500 e da non più di 2.000 elettori…». Un numero di firme autenticate mostruoso, imposto solo alle liste che non godono di una esenzione legata al collegamento coi gruppi parlamentari del parlamento uscente. Questo numero – anche grazie alla nostra iniziativa – è stato ridotto a un quarto per questa prima applicazione della nuova legge elettorale, in virtù del fatto che il disegno territoriale dei collegi è stato ufficializzato appena pochi giorni fa (non avremmo potuto iniziare la raccolta firme su collegi non esistenti). Si tratta comunque di un numero elevato: circa 25mila, divise nei 63 collegi plurinominali in cui è divisa l’Italia. Peraltro, il numero di firme ora richiesto è simile a quello del 2012, quando a raccogliere non senza difficoltà furono M5S (quanto protestò Grillo per quell’obbligo…), Scelta Civica, Fermare il declino e la lista di Ingroia. E nel 2012 la raccolta firme era semplificata e più concentrata, perché andava realizzata su 26 circoscrizioni, non su 63 collegi diversi.

Tuttavia, il problema in cui siamo intrappolati non riguarda solo il numero delle firme, ma la disciplina di presentazione delle liste e delle candidature.

Questa norma è stata interpretata dal Viminale nel senso di intendere per “dichiarazione di presentazione” anche i moduli su cui le liste raccolgono le firme e non solo le dichiarazioni con cui le liste depositano le firme raccolte presso gli uffici elettorali circoscrizionali (tra il 35° e il 34° giorno antecedente la data del voto). Questo vuol dire che oggi +Europa, in caso di apparentamento con il centro-sinistra, dovrebbe scrivere sui moduli i nomi dei candidati nei collegi uninominali concordati tra diverse forze politiche, che non esistono, né possono esistere, visto che giuridicamente il collegamento tra le liste non matura prima del 42° giorno precedente il voto (cioè il 21 gennaio) e le altre forze politiche, che sono esonerate dall’obbligo di raccolta firme, possono stabilire i candidati comuni nell’imminenza del deposito delle candidature, il 34° giorno prima del voto (cioè il 29 gennaio).

Anche con la precedente legge elettorale, dove l’accordo di coalizione non si sostanziava in comuni candidature di collegio, ma in un programma comune e in una comune candidatura alla premiership, le forze politiche avviavano la raccolta firme sulle proprie liste, ma non erano obbligate a scrivere e a comunicare ai sottoscrittori prima della data del deposito delle candidature con chi, a quali condizioni e scegliendo quale capo-coalizione si sarebbe alleate. Insomma, con il Porcellum si raccoglievano le firme senza dire preventivamente agli elettori se la lista sarebbe andata a destra, a sinistra, o da sola, invece oggi si vorrebbe che +Europa raccogliesse le firme divinando, con un mese di anticipo, il nome di 348 candidati uninominali, che ne esistono, né al momento possono esistere!

È evidente che l’indicazione dei candidati nei collegi uninominali di una coalizione dovrebbe avvenire, per tutte le liste coalizzate, secondo i tempi e con le modalità previste per le liste esonerate dalla raccolta firme, cioè in sede di presentazione congiunta da parte dei rappresentanti di tutte le liste della coalizione (articolo 18-bis, comma 1-bis, secondo periodo).

Il Viminale aveva impropriamente suggerito un emendamento nella legge di bilancio, pure non necessario, per risolvere per legge la questione senza il minimo sforzo di interpretazione; ed è paradossale perché questa legge elettorale su molti punti implicherà per l’ambiguità o anche per la vera e propria assenza di norme primarie fondamentali un lavoro ben più complicato e discrezionale di interpretazione.

Il PD aveva presentato questo emendamento, che è però stato ritirato prima del voto, perché il capogruppo di FI Brunetta si era lamentato di non essere stato informato e aveva minacciato – niente meno – di far saltare il bilancio dello Stato e provocare l’aumento dell’Iva (boom!).

In sostanza, il Partito Democratico, non dovendo raccogliere alcuna firma per presentare la propria lista alle elezioni, diffonderà i nomi dei candidati uninominali intorno a metà gennaio, termine che + Europa dovrebbe attendere qualora volesse formare una coalizione con il Pd. Queste tempistiche però porterebbero la lista radicale a dover raccogliere le migliaia di firme richieste dalla legge in pochi giorni, in una settimana circa, un'impresa a dir poco titanica. Come spiegato dagli stessi radicali, a lungo + Europa e il Pd hanno discusso per poter arrivare alla risoluzione del problema con una norma ad hoc, ma l'interpretazione sfavorevole fornita dal Viminale ha sostanzialmente costretto i leader radicali ad abbandonare il progetto di coalizione con il Partito Democratico e spinto la lista alla corsa solitaria.

"Per il Pd le porte della collaborazione con la lista +Europa sono sempre aperte. Condividiamo insieme a loro l'urgenza di un nuovo e forte impegno europeista e siamo pronti di conseguenza anche alla leale collaborazione organizzativa, garantendo il nostro lavoro per la raccolta delle firme necessarie per ogni circoscrizione. Il punto vero essenziale è volere lavorare insieme, unendo le nostre forze con un accordo politico", ha dichiarato ieri il vicesegretario del Pd, Maurizio Martina. Nonostante l'aiuto offerto, però, i rappresentanti di + Europa sembrano propendere per la strategia annunciata ieri sera, non essendoci alcuna sicurezza riguardo la riuscita della raccolta firme in così pochi giorni.

"Andare divisi sarebbe un danno per tutti: sia per i radicali, sia per il centrosinistra, dando così un vantaggio gratuito al centrodestra e ai 5Stelle. Per questo non ci si può rassegnare. Anche perche ci sono le condizioni politiche e organizzative per realizzare un'intesa, a partire dall'impegno del Pd e del centrosinistra a sostenere organizzativamente la raccolta delle firme necessarie alla presentazione delle liste radicali in tutte le circoscrizioni", ha invece commentato Piero Fassino.

Abbiamo sollevato questa questione di diritto, cioè di piena parità di accesso alle elezioni per le liste che devono raccogliere le firme in tutte le sedi istituzionali e politiche; abbiamo parlato con tutti, spiegato e argomentato. Tutti hanno saputo, tutti hanno capito ma nessuno ha avuto la volontà di scongiurare questo vulnus che aleggerà sulle elezioni e verrà sanato per il futuro solo quando la Consulta se ne occuperà. Le scelte – e le non scelte ancor di più – hanno delle conseguenze. La conseguenza di questa inerzia era per noi nota da tempo e avevamo avvertito che non c’era che una sola soluzione alla questione, cioè assicurare l’unica interpretazione logica e costituzionale possibile.

Oggi +Europa ha dunque di fronte tre strade, ma una sola porta all’effettiva presentazione della lista. Le alternative alla presentazione autonoma sono la non presentazione, o la raccolta firme sulle sole liste per i collegi plurinominali, contro l’interpretazione data dal Viminale. In entrambi i casi, però, gli elettori non troverebbero sulla scheda né il nostro simbolo, né i nostri candidati.

Se dobbiamo raccogliere le firme mettendo da subito i candidati di tutti i collegi uninominali – previsione assurda – non possiamo che mettere nomi tutti “nostri”.

Se per il ministero degli interni questa è l’unica possibilità, cioè impedire alle liste che devono raccogliere le firme di apparentarsi con altre liste, non abbiamo alternative.

Pertanto l’unico modo di garantire la partecipazione di +Europa, con Emma Bonino alla imminente competizione elettorale è quello di iniziare subito, nei prossimi giorni, la raccolta delle firme dei cittadini per una presentazione autonoma della lista.

Intanto un aiuto è stato offerto anche da un'altra lista in coalizione con il Pd: ‘Insieme' di Giulio Santagata, Angelo Bonelli e Riccardo Nencini: “Siamo pronti a collaborare sin da subito, in risposta al vostro appello di ieri, per mettere insieme le forze ed aiutarvi a superare così il problema delle firme per la presentazione delle liste alle prossime elezioni politiche”. “Quello che proponiamo – spiegano i promotori di ‘Insieme’ – è anche e principalmente un vero accordo politico per mettere insieme le nostre culture di provenienza e le nostre forze all'interno di un'unica lista per ribadire la centralità del pilastro europeo all'interno della proposta del centrosinistra per il governo del Paese nei prossimi anni”.

Bonino: ‘Dal Pd nessuna risposta ma accuse sui posti'

Qualche ora dopo sulla questione è tornata anche la stessa Emma Bonino che è andata all'attacco del Pd: "Ieri abbiamo spiegato come sia impossibile un apparentamento tra +Europa e Partito democratico a causa di una interpretazione giuridicamente surreale, prima che incostituzionale, della legge elettorale che nonostante le nostre reiterate e tempestive denunce né il governo né il Pd hanno saputo o voluto rettificare. E che, impedendoci di avviare da subito la raccolta firme nei collegi plurinominali, mette a repentaglio la presenza stessa della nostra lista alle prossime elezioni. La risposta ufficiale del Pd è stata ‘Vi aiuteremo a raccogliere le firme', che è più o meno come dire: ‘Se non avete il pane, vi daremo le brioche'. La risposta ufficiosa, che inizia a trapelare copiosa sui giornali e sulle agenzie di stampa, è che staremmo facendo grane per una questione di ‘posti': cosa platealmente falsa, visto che il problema che poniamo riguarda i ‘loro', non i ‘nostri' candidati uninominali".

Bonino spiega ancora: "Per avviare la raccolta delle firme in alleanza con il Pd, +Europa dovrebbe secondo il Viminale avere e scrivere oggi sui moduli per Camera e Senato i nomi precisi (e non modificabili) di 348 candidati uninominali del Pd e delle altre liste della coalizione, esentate dalla raccolta firme. Nomi che per questo saranno decisi, come al solito, negli ultimissimi giorni o più probabilmente all'ultimo giorno (il 29 gennaio), quando nel giro di poche ore sarà impossibile raccogliere, autenticare e corredare dei certificati elettorali le firme di 25.000 italiani. Insomma, noi diciamo loro che non possiamo scrivere sui nostri moduli se e dove si candideranno Renzi, Martina, Orfini, Franceschini, Minniti, Fassino, Rosato, Zanda, Nencini, Lorenzin (e potrei continuare con centinaia di nomi) e loro anziché risponderci ci accusano di fare manfrina per le nostre eventuali candidature. Insomma, di male in peggio".

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