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Bimba di 15 mesi muore di sepsi. Il dolore dei genitori: “I medici non ci hanno ascoltato”

La piccola Evie Crandle, una bimba di quindici mesi, è morta il 16 aprile dello scorso anno di sepsi due giorni dopo che i suoi genitori l’avevano portata in ospedale e i medici l’avevano rimandata a casa con farmaci per abbassare la febbre.
A cura di S. P.
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Una bambina di quindici mesi che muore di sepsi due giorni dopo essere stata mandata a casa dall'ospedale con farmaci per abbassare la febbre. La tragedia della piccola Evie Crandle si è consumata nell’aprile dello scorso anno e in Inghilterra c’è una inchiesta aperta sulla sua tragica scomparsa. Come ricostruiscono i media britannici, la mamma e il papà della piccola Evie – Samantha McNeice e Phil Crandle – subito dopo aver visto che la figlia aveva febbre alta, vomito, labbra blu e mani e piedi freddi, l’hanno portata in ospedale a Prescot e, stando al loro racconto, appena arrivati hanno chiesto ai medici se potesse trattarsi di sepsi. A quanto pare, però, in ospedale nessuno avrebbe preso in considerazione il problema e in poco tempo avrebbero rimandato a casa la bambina con una cura di farmaci per abbassare la febbre. Dopo due giorni, il 16 aprile, la bambina è morta in un altro ospedale, dove era stata ricoverata in terapia intensiva. La coppia di genitori ha detto di essere stata “delusa nel peggiore dei modi” dai medici che avrebbero dovuto curare la loro bambina.

Le nostre vite erano costruite intorno a Evie. Era il centro del nostro universo. Abbiamo perso nostra figlia e dobbiamo affrontare il fatto che sapevamo cos’era che non andava in lei”, hanno dichiarato i genitori, che presto avranno un altro bambino. “L'abbiamo portata in ospedale e subito ho chiesto ripetutamente di parlare di sepsi. Ricordo di aver detto ‘sei sicuro che non è una sepsi?’”, ha aggiunto ancora il papà secondo cui un medico avrebbe risposto che probabilmente era solo un’infezione alle urine. Davanti alla corte, però, sia un’infermiera che un medico hanno detto di non ricordare che i genitori avessero manifestato alcuna preoccupazione sul possibile problema della bambina. L’inchiesta va avanti.

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