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Elezioni politiche 2018

Berlusconi: “Il governo Gentiloni ha fallito e il crollo dei consensi del Pd lo dimostra”

Non un voto positivo per il governo Gentiloni da parte di Silvio Berlusconi. “Certamente insufficiente sul piano dei risultati. Il governo Gentiloni, al di là…
A cura di Charlotte Matteini
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Non un voto positivo per il governo Gentiloni da parte di Silvio Berlusconi. "Certamente insufficiente sul piano dei risultati. Il governo Gentiloni, al di là della personale cortesia del premier, è stato il quarto governo consecutivo sul quale gli italiani non hanno potuto esprimersi. Il crollo verticale dei consensi della sinistra dimostra il fallimento politico di questi governi", ha dichiarato il leader di Forza Italia al Corriere della Sera. Proseguendo, l'ex cavaliere ha inoltre sostenuto che al momento il problema del Partito Democratico non sarebbe Matteo Renzi, quanto più l'esaurimento della funzione storica del partito. "Analogamente a quanto sta accadendo a tutti i partiti della sinistra classica in Europa, che sono in crisi dappertutto. Come in tanti altri Paesi europei, anche in Italia la sfida è fra i moderati come noi, che si riconoscono nei valori liberali e cristiani del Ppe, e movimenti ribellisti, pauperisti, giustizialisti, come i grillini".

Per quanto riguarda il programma di governo che la coalizione di centrodestra intende presentare alle prossime elezioni, Berlusconi ha spiegato che il punto fondamentale dell'azione di un ipotetico governo sarà la flat tax: "Il calcolo della soglia più bassa possibile per applicare una forte riduzione fiscale soprattutto a vantaggio del ceto medio, mantenendo in ordine i conti pubblici. Poiché noi riteniamo che la flat tax determinerà un aumento e non una diminuzione del gettito, potremmo anche immaginare un’ aliquota destinata a scendere nel tempo, man mano che si esplicheranno gli effetti della ripresa che deriverà dalla nostra riforma fiscale. Quello che è certo è che da subito vi sarà un sensibile vantaggio per i contribuenti".

Come si finanzierà la flat tax?

«“La verità paradossale è che le aliquote fiscali sono troppo alte e le entrate troppo basse, e il modo più sicuro per aumentare le entrate a lungo termine è quello di abbassare le nuove aliquote”. Sa chi lo disse? Non un leader conservatore come Reagan o la Thatcher, ma un presidente democratico amato dai progressisti di tutto il mondo come John Fitzgerald Kennedy. Allora non si parlava di flat tax, ma nel suo ultimo discorso sullo stato dell’ Unione, pochi mesi prima di essere assassinato, Kennedy propose una forte riduzione delle aliquote. E in effetti i tagli alle tasse varati dall’ amministrazione Kennedy portarono a un aumento del gettito fiscale del 33% in 6 anni, al netto dell’ inflazione. Lo stesso accadde, 20 anni dopo, con Reagan: quella volta l’ aumento, al netto dell’ inflazione, fu del 28%. La ragione di questo apparente paradosso? La spiegò ancora Kennedy: “Ogni dollaro liberato dalle tasse, che verrà risparmiato o investito, contribuirà a creare un nuovo lavoro e un nuovo stipendio”. È quella che noi abbiamo chiamato la “equazione liberale dello sviluppo”: più consumi, più profitti alle imprese, più posti di lavoro, migliori stipendi, e quindi una più ampia platea di contribuenti che pagano le tasse. Aggiungo una considerazione: la flat tax, proprio perché semplice e non gravosa, renderà molto più difficile e meno conveniente l’ evasione e l’ elusione. Stimiamo che farà emergere molto sommerso, quindi nuovo gettito. Insomma non va finanziata, si finanzia da sola e fa bene ai conti pubblici».

Riguardo l'archiviazione dello Ius Soli, Berlusconi ha dichiarato di non essere contrario alla concessione della cittadinanza a chi si sente italiano, sostenendo però di non vedere di buon occhio la proposta di legge del Pd: "Io non sono per nulla contrario al fatto che chi è cresciuto in Italia, si sente italiano, condivide i nostri valori, ama il nostro Paese, possa diventare italiano. Sono però invece contrarissimo a questa legge, che per la cittadinanza prevede che basti qualche adempimento formale. Non credo debbano diventare italiani coloro che, per esempio, tengono le loro donne segregate, non credono nella libertà religiosa, simpatizzano per i terroristi, odiano i cristiani o gli ebrei, neppure se hanno seguito cinque anni di studi in una scuola italiana".

Ha definito «un massacro per il ceto medio» il programma del M5S. Lei, invece, cosa farà per il ceto medio? 

«La nostra riforma fiscale beneficerà soprattutto il ceto medio, perché noi faremo esattamente il contrario di quello che hanno in animo i grillini: aboliremo ogni imposta sulla successione e le donazioni, sulla prima casa e sulla prima auto. Non permetteremo che siano tassati due volte né i risparmi degli italiani, già colpiti da prelievo al momento dell’ accumulo, né gli investimenti che quei risparmi hanno reso possibili, come l’acquisto della prima casa, che per noi è sacra».

Con Salvini fate un passo avanti e uno indietro: a che punto siete?

«In verità con Salvini non abbiamo passi avanti da fare, perché l’ alleanza c’è e funziona. Lui ha uno stile e un linguaggio diversi dai nostri, ma sulle cose concrete non c’ è nessuna difficoltà. Fuori dalla propaganda, Matteo è un interlocutore intelligente e pragmatico».

Molti italiani non andranno a votare. Come li si riavvicina alla politica?

«Gli italiani hanno di fronte tre ipotesi: quella della rassegnazione, quella del voto di protesta per il disgusto nei confronti di questa politica e di questi politici e quella del voto per il cambiamento dell’ Italia affidato a chi ha dimostrato nella vita e in politica di saper realizzare cose concrete raggiungendo traguardi ambiziosi e difficili. Sono sicuro del buonsenso degli italiani e quindi credo che la grande maggioranza sceglierà la terza opzione».

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