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Violentata sulla pista ciclabile a Modena, chi è l’aggressore: “Uno studente 20enne insospettabile”

Lo scorso agosto a San Damaso, Modena, un donna di 50 anni in bicicletta è stata spinta a terra e costretta a subire violenza sessuale. La descrizione accurata della vittima ha permesso agli investigatori di realizzare l’identikit e rintracciare l’aggressore. Si tratta di un 20enne incensurato.
A cura di Biagio Chiariello
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È un pomeriggio come tanti lungo il percorso ciclabile "Vivi Natura" di San Damaso, a Modena, quando lo scorso 19 agosto una donna di 50 anni viene improvvisamente aggredita. In sella alla sua bicicletta, la donna viene spinta a terra da un giovane, trascinata in un punto isolato del parco e legata con una corda prima alle mani, poi al collo. L’aggressore la costringe a subire violenza sessuale e poi fugge, appropriandosi della bicicletta del valore di circa 4.500 euro e gettando poco più avanti gli effetti personali della vittima, tra cui il cellulare.

Un episodio brutale, reso ancora più inquietante dal fatto che il responsabile era un cittadino insospettabile: uno studente di 20 anni, nato in Marocco ma con cittadinanza italiana, residente con i genitori a Castelfranco Emilia e senza precedenti penali. Nonostante l’orrore subito, la donna collabora fin da subito con la polizia, fornendo una descrizione dettagliata dell’aggressore, dalla corporatura ai pochi indumenti visibili sotto il passamontagna che copriva il volto.

Da questa prima testimonianza, gli investigatori della squadra mobile di Modena iniziano un lavoro serrato e meticoloso. Analizzano tabulati telefonici, attività tecniche e ripercorrono i movimenti registrati dalle celle telefoniche. L’analisi del territorio e delle descrizioni fornite dalla vittima porta alla realizzazione di un identikit, che viene confrontato con i soggetti presenti nella zona del parco.

Le prove materiali, recuperate durante la perquisizione domiciliare, chiudono il cerchio: gli abiti indossati il giorno della violenza vengono sequestrati, mentre la forcella della bicicletta rubata viene ritrovata a casa dell’indagato. Il telaio del mezzo era stato precedentemente recuperato dai vigili del fuoco in un canale di Castelfranco Emilia. Le impronte digitali del 20enne, riscontrate sul cellulare della vittima e sulla lente dei suoi occhiali, confermano senza dubbio la responsabilità del giovane.

Il dirigente della squadra mobile, Mario Paternoster, sottolinea l’importanza del lavoro della polizia scientifica e dei servizi di osservazione: "La zona non era coperta da telecamere e l’aggressore era incensurato. Abbiamo utilizzato tutte le informazioni fornite dalla vittima, seguendo anche i suoi ritorni sul luogo della violenza, documentati dalle celle telefoniche, fino a raccogliere prove incontrovertibili".

Venerdì 3 ottobre il 20enne è stato arrestato e posto in custodia cautelare in carcere. Ora dovrà rispondere di violenza sessuale pluriaggravata, rapina aggravata e lesioni aggravate. Martedì è prevista l’udienza di convalida.

Il sindaco di Modena, Massimo Mezzetti, ha espresso solidarietà alla vittima: "Un fatto gravissimo e odioso che ha creato allarme e preoccupazione. Ringrazio gli investigatori e la magistratura per le accurate e approfondite indagini. Il pensiero della città va alla donna che, pur in un momento così doloroso, ha collaborato con le autorità".

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