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Un terzo del pesce che compri in negozio non è quello che leggi sull’etichetta

L’errata etichettatura del pesce è un problema che da sempre coinvolge pesantemente il mercato ittico mondiale. Secondo una analisi del Guardian basata su decine di studi nel settore in tutto il mondo, oltre un terzo del pesce che si compra in negozio non è quello che si legge sull’etichetta esposta.
A cura di Antonio Palma
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Esemplari etichettati e venduti come specie pregiate e quindi più costose per incassare di più ma anche etichette fraudolente per vendere varie specie minacciate e considerate a rischio: è l’annoso problema che da sempre coinvolge pesantemente il mercato ittico mondiale, spesso a danno del consumatore. Se in alcuni casi l'errata etichettatura del pesce è involontaria come quando le specie vengono identificate erroneamente o quando le informazioni vengono perse a un certo punto lungo la catena di approvvigionamento, nella stragrande maggioranza dei casi questo avviene volontariamente lungo la catena di distribuzione e vendita. Secondo una analisi del Guardian basata su decine di studi nel settore in tutto il mondo, oltre un terzo del pesce che si compra in negozio non è quello che si legge sull'etichetta esposta.

Un'analisi del Guardian Seascape su 44 studi recenti e 9.000 campioni di frutti di mare provenienti da ristoranti, pescherie e supermercati in più di 30 paesi ha rilevato che il 36% era etichettato in modo errato. Numeri che in particolari Paesi e su particolari specie aumentano ancora di più, ad esempio in Italia uno studio a campione sui filetti di squalo ha riscontrato un tasso di etichettatura errata del 45%, con specie di squalo più economiche e impopolari vendute al posto di quelle più apprezzate dai consumatori italiani sia nei supermercati che nelle pescherie. Percentuali simili anche in Germania dove alcuni analisi a campione hanno stabilito che spesso i pesci erano etichettati come specie diverse nella stessa famiglia ma meno pregiati. Ad esempio, il 48% dei campioni testati che venivano venduti come capesante reali erano in realtà le capesante giapponesi meno ambite.

Altri studi hanno riscontrato la presenza di specie in via di estinzione o vulnerabili. Altri ancora hanno accertato che in particolari prodotti di pesce come le polpette di gamberi in realtà di pesce vi era solo una piccola percentuale accompagnata da altro tipo di cibo come carne di maiale, come scoperto a Singapore. In generale a volte i pesci vengono sostituiti con specie simili, ad esempio un tipo di tonno con un altro ma spesso la sostituzione avviene con una specie completamente diversa.

Il problema sembra essere diffuso nei ristoranti. Uno studio in 23 paesi, che rappresenta il primo tentativo su larga scala di esaminare l' etichettatura errata nei ristoranti europei ha stabilito che un ristorante su tre vendeva frutti di mare con etichette errate. I più alti tassi di etichettatura errata nei ristoranti, che vanno dal 40% al 50%, sono stati riscontrati in Spagna, Islanda, Finlandia e Germania. Pesci come la cernia son tra le specie più frequentemente etichettate male, m a anche per la sogliola, il tonno rosso e il tonno pinna gialla, c'era una probabilità del 50% che i clienti non ricevessero ciò che avevano ordinato.

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