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Un container pieno di armi da guerra in cambio di cocaina: così la ndrangheta gestiva i traffici nel mondo

La ‘ndrangheta al centro del narcotraffico globale. Tonnellate di cocaina dal Sud America all’Australia e milioni riciclati in Europa. L’operazione ‘Eureka’ ha portato 108 persone agli arresti. I Ros sono riusciti a ricostruire anche la latitanza del boss Rocco Morabito e il singolare episodio delle armi ai paramilitari brasiliani in cambio di droga.
A cura di Biagio Chiariello
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È una delle operazioni più importanti degli ultimi anni contro le cosche della ‘ndrangheta e le loro ramificazioni in tutto il mondo quella messa a segno oggi, 3 maggio, dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria: 108 persone sono state arrestate, di cui 85 in carcere.

Eseguito il sequestro preventivo di società commerciali, beni mobili e immobili del valore di circa euro 25 milioni in Italia, Portogallo, Germania e Francia. Con  circa 150 perquisizioni in otto Paesi europei. "Si tratta senza dubbio della più grande operazione mai realizzata contro la mafia calabrese in Europa" secondo i portavoce della procura federale belga.

"Eureka" ha colpito in particolare le cosche Nirta-Strangio di San Luca e Morabito di Africo. L'operazione ha preso il via nel giugno 2019 dall'unione di spunti investigativi tra i carabinieri e polizia federale belga che stava investigando su alcuni esponenti dello stesso clan "Nirta" attivo a Genk (in Belgio) e dedito, tra l’altro, al narcotraffico internazionale.

Le indagini sul boss Morabito, armi in cambio di droga

Gli inquirenti sono riusciti ad acquisire informazioni sugli affari di Rocco Morabito, latitante di massima pericolosità inserito nel programma speciale di ricerca del ministero dell’Interno e arrestato nel maggio 2021 dopo una lunga latitanza, con l'altro latitante Vincenzo Pasquino.

Dalle indagini su Morabito, considerato boss di una delle più potenti ‘ndrine della Locride, gli inquirenti hanno scoperto che i suoi uomini erano attivi anche nel narcotraffico e nella compravendita di armi.

Si ritiene che i suoi uomini abbiano offerto un container di armi da guerra, da approvvigionarsi tramite non meglio identificati soggetti pakistani, a un’organizzazione paramilitare brasiliana che, in cambio, avrebbe spedito ingenti quantità di stupefacente presso il porto di Gioia Tauro.

Gli affari della ndrangheta con la cocaina

Nell'ambito dell'operazione sono stati registrati i contatti tra le cosche più rilevanti del mandamento ionico reggino con esponenti del clan del Golfo, l'organizzazione paramilitare colombiana impegnata nel narcotraffico internazionale. Documentato il traffico di sei tonnellate di cocaina tra maggio 2020 e gennaio 2022.

I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno ricostruito numerosi episodi di importazione della droga che arrivava, via mare, nei porti Gioia Tauro, Anversa e Colon.

Il traffico di droga veniva programmato e organizzato grazie a telefonini abilitati a comunicazioni criptate e dotati di una piattaforma di cifratura per i messaggi. Nelle comunicazioni gli indagati hanno usato nicknames e le hanno corredate con fotografie che spesso riproducevano droga.

Per gli investigatori, gli indagati erano anche in grado di impiegare esperti in chimica residenti all'estero per il taglio dello stupefacente.

Le cosche trafficavano in Europa e in Sud America

L'inchiesta è collegata ad altre quattro indagini: due in Italia e due all'estero. In contemporanea all’operazione Eureka le autorità giudiziarie belghe e tedesche hanno eseguito rispettivamente 15 e 24 arresti per narcotraffico e riciclaggio. Parallelamente, altre operazioni sono scattate a Genova e Milano. In Liguria gli indagati sono 15 indagati, in Lombardia 38.

Gli investigatori hanno ricostruito anche i flussi di soldi riconducibili alle compravendite di cocaina che venivano gestiti da organizzazioni composte da soggetti di nazionalità straniere, specializzati nel pick-up money, o da spalloni che spostavano denaro contante sul territorio europeo.

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