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Uccisi dal padre, a scuola nessuno aveva capito: “Il papà? Sembrava orientato al futuro”

Nessuna avvisaglia, a scuola dirigenti e professori non avevano visto alcun nel padre omicida, Alessandro Pontin, alcun segnale di malessere. “Sembrava orientato al progetto di futuro dei figli”. Oggi i dirigenti dei due istitituti dove Francesca e Pietro studiavano, nel Padovano, dovranno spiegare ai compagni di classe cosa e successo. “Abbiamo attivato gli psicologi”. “I ragazzi erano sereni e sorridenti, ci sembrava una famiglia solida, non potevamo immaginare”.
A cura di Angela Marino
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Nessuna avvisaglia, a scuola dirigenti e professori non avevano visto alcun nel padre omicida, Alessandro Pontin, alcun segnale di malessere. "Sembrava orientato al progetto di futuro dei figli". Non hanno parole né spiegazioni i Dirigenti Scolastici delle Scuole frequentate Francesca e Pietro, i due ragazzi di 15 e 13 anni assassinati a colpi di coltello dal padre, il 49enne Alessandro Pontin,che poi si è tolto la vita. Pontin era separato dalla moglie, presso la quale vivevano i ragazzi e ieri, approfittando di un soggiorno dei figli nella sua casa di Trebaseleghe, ha messo in atto il suo piano di morte.

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Francesca "era una ragazzina sempre sorridente, serena e anche scrupolosa a scuola." Dicono dal  Newton Pertini. "Ci teneva, aveva tenuto un impegno alto anche in questo periodo di didattica a distanza, durato per metà dello scorso anno e poi da novembre". "Ma lei", ricorda la preside, "non aveva mai manifestato disagi, anzi ci trasmetteva la sensazione di presenza di punti di riferimento familiari, di genitori che la supportavano. Era una adolescente con alle spalle una vita solida e non un contesto disagiato ". "Nei temi d'italiano, con i compagni, a volte qualcosa traspare, e invece è sempre emersa tranquillità". Ora toccherà spiegare ai compagni di classe cosa è successo e accompagnarli nella gestione della notizia. "Con i docenti ci siamo messi all'opera, la classe sarà presente, per quanto a distanza, e quindi abbiamo contattato la psicologa dello spazio ascolto".

Il figlio Pietro, 13 anni
Il figlio Pietro, 13 anni

"Pietro era un bambino normale che come tanti altri faceva il suo percorso, in mezzo alle difficoltà, mettendoci passione e anche forza, e poi era in terza media, cresceva insieme ai suoi compagni, oggi avremmo dovuto iniziare il consiglio orientativo, per guardare al futuro, alla scuola superiore Era un bambino sorridente, che si faceva aiutare, che si metteva in gioco per maturare le sue capacità – dice il preside della Marco Polo di San Giorgio delle Pertiche, Francesco Gullo, non l'ho mai visto corrucciato, neanche quando le cose andavano un po' male".  "Non riusciamo ad articolare nulla, attraversiamo qualcosa che non ci darà pace. Siamo tutti assolutamente sconvolti".

"Noi invitiamo mamme e papà a lasciare da parte le loro frizioni relazionali per il benessere dei figli. Ma capita di trovarci di fronte a conflitti, a genitori che litigano davanti a noi. Per Pietro non era così, abbiamo visto qualche mese fa in videoconferenza papà e mamma, e anche il padre ci ha trasmesso l'idea di un uomo proiettato al futuro del figlio. Non c'era nulla che ci potesse far presagire difficoltà e disagio così devastanti". Oggi preside e professori possono parlare ai compagni di Pietro: "Sarà una giornata difficile, non ci sarà modo per renderla vivibile". "Abbiamo fiducia nella bellezza dei ragazzi, ancora una volta saranno loro a trovare la via per noi".

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