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Uccise la moglie Sara Ruschi e la suocera Brunetta Ridolfi: condannato all’ergastolo

La corte d’assise di Arezzo ha condannato all’ergastolo Jawad Hicham, accusato di aver ucciso a coltellate, mentre i figli erano in casa, la compagna Sara Ruschi e la suocera Brunetta Ridolfi. Il duplice femminicidio lo scorso aprile ad Arezzo.
A cura di Susanna Picone
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I giudici della corte d'assise del tribunale di Arezzo, dopo un'ora di camera di consiglio, hanno condannato all'ergastolo Jawad Hicham, il 38enne ritenuto responsabile del duplice omicidio della compagna 35enne Sara Ruschi e della suocera Brunetta Ridolfi, che aveva 76 anni.

Il delitto risale alla notte tra il 12 e il 13 aprile scorsi ad Arezzo, in un appartamento di via Varchi. In quell’appartamento vivevano anche i figli della coppia, di 17 e 2 anni, presenti in casa quella notte. Le due donne vennero uccise a coltellate.

Sono state accolte in pieno le richieste del pm Marco Dioni, che questa mattina aveva chiesto l’ergastolo per l’imputato, e delle parti civili ed è stata riconosciuta dai giudici anche l'aggravante della convivenza. Il legale di Jawad Hicham, nato in Marocco ma da oltre venti anni residente in Italia, aveva sostenuto che non potesse essere contestata in quanto la moglie lo aveva lasciato. Già nelle precedenti udienze del processo la corte aveva rigettato la richiesta dell’avvocato difensore, Maria Fiorella Bennati, di sottoporre Hicham a una perizia psichiatrica.

Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, l'uomo avrebbe ucciso moglie e suocera perché non accettava la fine della relazione con la 35enne. La corte ha stabilito una provvisionale di 200 mila euro al figlio 17enne e 250 mila euro alla sorellina di due anni.

"Giustizia è fatta per quelle due donne che hanno sofferto e hanno perso la vita. Provo sollievo per una sentenza giusta", le parole del figlio che, come nelle precedenti udienze, anche oggi era in aula per la sentenza. "Pensavo che avrebbero dato una pena più bassa, di pochi anni, ma finalmente quello che avevamo sperato per diversi mesi hanno finalmente fatto", ha aggiunto quindi il ragazzo rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano perché avesse parlato di "sollievo" dopo la sentenza.

Dopo la sentenza di condanna all'ergastolo l'imputato è stato accompagnato al carcere di Prato dove è detenuto.

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