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Trovano bancomat davanti allo sportello e spendono 3mila euro facendo piccoli acquisti senza pin

Due persone sono finite a processo davanti al tribunale di Foggia con l’accusa di avere utilizzato per alcuni giorni una carta bancomat smarrita, facendo compere minime da poche decine di euro per non inserire il pin ma arrivando alla cifra di 3mila euro.
A cura di Antonio Palma
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Si erano imbattuti in una carta bancomat smarrita da un correntista nei pressi di uno sportello bancario ma invece di riconsegnarla alla banca, hanno pensato bene di usarla intensivamente per fare compere, arrivando ad accumulare ben tremila euro di spese ai danni del malcapitato proprietario della carta.

Per questo due persone sono finite a processo davanti al tribunale di Foggia con l’accusa di “avere utilizzato carta bancomat con più azioni esecutive di uno stesso disegno criminoso al fine di trarre profitto indebito acquistando merce in esercizi commerciali con il solo contatto per importi minimi, senza autorizzazione, in concorso materiale e morale fra loro e con altri rimasti ignoti”.

I fatti contestati ai due imputati, un 20enne e un 40enne di San Severo, risalgono a circa tre anni fa quando un impiegato in pensione foggiano perse la propria carta bancomat senza accorgersene. Era il marzo del 2021 e, secondo l’accusa, i due imputati, scorgendo la carta dei pressi dello sportello se ne sarebbero subito impossessati facendo immediatamente acquisti in diversi negozi per trarne profitto prima che il proprietario se ne accorgesse e bloccasse tutto.

Pur non conoscendo il pin della carta bancomat, i due avrebbero approfittato della funzione che permette acquisti di poche decine di euro sena immettere il codice, facendo decine di operazioni in pochissimi giorni fino alla cifra massima di 3mila euro. Secondo l’accusa, per passare inosservati avrebbero ceduto la carta anche ad altri che però non è stato possibile individuare per l’assenza di telecamere di sorveglianza in alcuni negozi interessati.

“Questa vicenda dimostra la rilevanza e l’indispensabilità della videosorveglianza con l’acquisizione delle immagini delle telecamere degli esercizi commerciali e la corrispondenza della documentazione in atti”, ha spiegato il legale della vittima, l’avvocato Saverio Di Jorio.

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