video suggerito
video suggerito

Tragedia del Raganello. La sorella di Antonio De Rasis: “Un eroe, è morto per salvare il gruppo”

Amelia ricorda il fratello, guida esperta, tra i soccorritori di Rigopiano, rimasto vittima della tragedia di Civita avvenuta lo scorso 20 agosto: “È entrato nel cuore di tutti, non mi aspettavo tutto questo affetto” ha detto in occasione della commemorazione a un mese dal dramma.
A cura di Biagio Chiariello
13 CONDIVISIONI
Immagine

  È trascorso un mese dalla tragedia delle Gole del Raganello in cui morirono dieci persone travolte da un'onda di piena e la comunità di Civita. Ieri sera il centro in cui è avvenuta l’immane tragedia, si è ritrovato per celebrare una giornata a ricordo delle vittime. Era presente anche Amelia, sorella del 32enne Antonio De Rasis: “Non potevamo mai immaginare che avesse tutti questi amici. Un po’ il lavoro, un po’ il far parte del soccorso alpino gli ha fatto conoscere tanta gente ed è entrato nel cuore di tutti” ha detto la donna, sottolineando l’affetto dimostrato dalla folla in occasione dei funerali del fratello. Guida esperta, volontario dei Protezione civile, aveva sempre dimostrato professionalità e tecnica: “Sono certa, conoscendo mio fratello, che si è speso per gli altri. È stato a Rogopiano (dopo la valanga che travolse e distrusse l’hotel uccidendo 29 persone) tra i pochi scelti per la Calabria perché era scia alpinista. Quindi è un eroe, per la mia famiglia è un eroe. Lo è sempre stato”, continua Amelia, intervistata da lacnews24.it.

Non è ancora chiaro cosa si accaduto quel 20 agosto. Luca Franzese, presidente soccorso alpino e speleologico Calabria, ha raccontato: “Una nostra squadra ha trovato il corpo di Antonio De Rasis, guida di un gruppo all’interno delle Gole. Ricordo molto forte, perché faceva parte del Soccorso alpino tante volte era intervenuto nei su 8-9 anni in operazioni molto complesse anche nelle Gole Raganello. Ha partecipato anche fuori regione, una su tutte nel sisma in Abruzzo. Molto probabilmente – aggiunge – credo che se avesse voluto con 20 secondi, mezzo minuto poteva salvarsi. Aveva le capacità tecniche per farlo”. Una versione confermata da testimoni: “Quando abbiamo tirato su dal Ponte del diavolo un superstite ci ha detto: ‘Ma la guida è rimasta l’ultima. Ci ha gridato di andare avanti, di salire, di metterci in salvo, aggrapparci alle pareti e alla roccia’. Lui è rimasto l’ultimo, la penultima persona si è salvata. Antonio no”.

13 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views