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Torino, seguono le lezioni davanti alla scuola: Anita e il suo movimento “Schools for future”

Seguono le lezioni in DaD davanti ai cancelli chiusi delle loro scuole: è questo il movimento “Schools For Future” creato da studenti giovanissimi che combattono per tornare di nuovo in classe. Chi ha dato il via ai venerdì di protesta per la scuola è stata Anita, studentessa torinese di 12 anni.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Anita durante una delle sue proteste
Anita durante una delle sue proteste
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La suddivisione dell'Italia in zone rosse, gialle e arancioni ha costretto il governo a un nuovo giro di vite sulla quotidianità dei cittadini per impedire i contagi. I ragazzi hanno visto le scuole chiudere di nuovo i cancelli, questa volta senza possibilità di appello. Gli studenti hanno dovuto scegliere se unirsi alle proteste silenziose o se accettare le nuove norme sperando in tempi migliori. C'è invece chi le manifestazioni le ha iniziate: Anita, studentessa di Torino, ha solo 12 anni ed è stato il suo coraggio a dare il via al movimento "Schools For Future". Si tratta di proteste settimanali ma quasi silenziose. Fanno rumore così, con un banchetto davanti al cancello della scuola e i loro dispositivi per seguire le lezioni online come se lo facessero da casa. Indossano il cappotto per ripararsi dal freddo di novembre, ma ogni venerdì sono lì per protestare. La mamma della 12enne racconta a Fanpage.it come un'iniziativa spontanea è diventata un flash mob. Fondamentale per rendere le rimostranze di un'adolescente un vero e proprio movimento, dice, l'appoggio del comitato Priorità alla scuola.

Come è iniziata la manifestazione di Anita?

In maniera del tutto spontanea. Un giorno l'ho trovata sulla porta vestita come se dovesse uscire. Mi ha semplicemente detto "cara mamma, io vado a scuola".

Tutto qui? E lei l'ha lasciata fare?

Tutto qui. Ho capito subito che aveva intenzione di manifestare, che era stanca di combattere con la didattica a distanza, ma conosco mia figlia e so che non c'è modo di fermarla. Ha sempre avuto degli ideali molto forti e ha iniziato a sedersi davanti alle porte chiuse della sua scuola completamente da sola.

Quanti suoi compagni di classe si sono uniti a lei?

Altre due ragazzine che l'hanno seguita quasi subito. Col tempo si sono attrezzate, hanno iniziato a portarsi i banchetti per seguire le lezioni senza dare fastidio a nessuno. Fa tenerezza vederle con indosso il loro cappottino e la mascherina, concentrate sull'insegnante che sta dall'altra parte dello schermo.

Quand'è che questo flash mob è diventato un appuntamento ufficiale per protestare?

Quando ogni venerdì i ragazzi di altri istituti torinesi hanno iniziato a fare la stessa cosa che mia figlia già faceva. A quel punto il comitato Priorità alla scuola, che invece coinvolge maggiormente il gruppo di noi genitori, ha deciso di lanciare l'iniziativa a livello nazionale.

Perché sua figlia combatte così tanto per le classi di nuovo aperte?

Anita sostiene che sia possibile ragionare su un modello di lezioni in presenza. In più, gli altri paesi hanno fatto qualunque cosa pur di garantire ai ragazzi la presenza in classe, perché in Italia questo non è possibile? Va in piazza per affermare il principio sacrosanto per cui la scuola debba affiancare nel vero senso della parola le persone in difficoltà. Anita è sempre stata brava a scuola, eppure ha gravi problemi di concentrazione davanti allo schermo. Cosa può provare un ragazzino disabile o un ragazzino che non ha i mezzi per seguire le lezioni in autonomia da casa? C'è bisogno di una voce che si alzi anche per loro e mia figlia ha sentito questo dovere.

Cosa risponderebbe alle dichiarazioni di Vincenzo De Luca sulla "bambina cresciuta con latte al plutonio"?

Anita pensa che la maggioranza dei ragazzi abbia voglia di tornare tra i banchi. Anzi, probabilmente la totalità: un conto è restare a casa per due settimane, come tutti credevamo sarebbe successo a marzo, un altro conto è quasi un anno trascorso senza varcare la soglia della scuola. Se questo vuol dire essere cresciuti con latte al plutonio, allora forse tutti i nostri ragazzi sono così. Il Governatore della Regione Campania dovrebbe pensare a come garantire la sicurezza di chi le frequenta la scuola.

Che riscontri avete avuto dalle autorità e cosa avete chiesto?

Nessuno di noi ha potuto rispondere a questa domanda. Non abbiamo potuto chiedere, ma mia figlia è stata contattata da molta stampa e dalla ministra Lucia Azzolina. Non abbiamo però potuto stabilire un vero scambio di idee sulla tematica scuola. Sappiamo che le problematiche reali sono quelle dei ragazzi che frequentano i licei, ma anche loro stanno pagando il prezzo di disfunzioni che sono dello Stato nonostante la tutela della salute sia il primo punto nella scala delle priorità. Andrebbe rafforzata la mobilità pubblica, però non è possibile. Andrebbe ripensato il sistema delle aule e della sicurezza a scuola, però neanche questo è possibile. A forza di nascondersi dietro l'impossibile, chi sta pagando ora e subito sono i nostri ragazzi.

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