Temperature elevate e poca pioggia, così il cambiamento climatico mette in ginocchio i rifugi ad alta quota

Il cambiamento climatico presenta il conto, anche in alta quota: temperature elevate, nevai ridotti al minimo e poca pioggia. E a farne le spese sono i rifugi di montagna, che si trovano a fronteggiare sempre più spesso la mancanza d'acqua. Un problema serio, che causa alle strutture non poche difficoltà di gestione, con lo spettro incombente della chiusura anticipata. In Piemonte, territorio alle prese con una severa siccità in questa estate 2025, l'emergenza idrica riguarda diversi rifugi su tutto il territorio regionale. Come conferma a Fanpage.it Agrap, l'Associazione Gestori Rifugi Alpini del Piemonte.
Un esempio arriva dalla valle Gesso, provincia di Cuneo. Qui il rifugio “Franco Remondino”, a quota 2.464 metri, da un paio di settimane è in emergenza acqua, a causa soprattutto di una calda primavera che ha sciolto la neve che si era accumulata. Situazione che ha costretto il giovane gestore Marco Ghibaudo, 36 anni, ad alcune misure restrittive. "Siamo veramente al limite – spiega Ghibaudo, al Remondino da 3 anni –. È la prima volta che mi trovo a fronteggiare questa situazione da quando sono qui. Da un mese abbiamo dovuto staccare la turbina, che ha bisogno di molta acqua. Da un paio di settimane, invece, abbiamo chiuso i rubinetti, la fontana esterna e le docce, che per un po' abbiamo permesso soltanto fredde, visto il dispendio di energia. Anche noi, come staff, cerchiamo di prestare la massima attenzione per non esaurire del tutto la riserva idrica che abbiamo".
Da subito il rifugio ha pensato a delle soluzioni alternative, a partire dalle strategie per la raccolta e la conservazione dell'acqua. "In primis – afferma il gestore – abbiamo fatto arrivare con l'elicottero due grandi cisterne. Ora sono all'esterno, prossimamente le collocheremo nel magazzino che stiamo costruendo grazie ad un bando della Regione Piemonte, e saranno collegate al rifugio. Ci permettono di avere una scorta di circa 10.000 litri d'acqua. In queste settimane, poi, stiamo invitando la gente a riempire le proprie borracce prima di salire e stiamo pensando anche di suggerire agli avventori di portare con sé stoviglie da campeggio per i pasti, in modo da risparmiare l'acqua che impiegheremmo per il lavaggio".
L'emergenza idrica ha anche costretto il Remondino a ripiegare sulla vendita di acqua minerale nelle bottiglie di plastica, una scelta prima sempre rifiutata per motivi ambientali. "In generale, in queste settimane stiamo chiedendo alla gente di essere comprensiva e di salire da noi senza troppe pretese, vista la situazione".
Il rifugio della valle Gesso non è il solo a “patire la sete” in questa estate 2025. "Altre strutture della vallata e più in generale del territorio regionale sono alle prese con i nostri stessi problemi – evidenza il giovane Ghibaudo –. La siccità sarà sempre più una problematica da tenere in considerazione. Quest'anno, qui, ha nevicato, ma ha nevicato un po' meno. Ad aprile, poi, ha fatto caldo: la pioggia ha sciolto la neve. Previsioni per il futuro è difficile farne, ma si spera sempre che ci aspettino inverni nevosi ed estati non troppo secche e asciutte".
E a proposito d'estate, "quest'anno le alte temperature si son fatte sentire parecchio. Rispetto al 2024, questa stagione estiva è stata più calda. È capitato che, a giugno, la mattina ci fossero già 10-12 gradi. Luglio è stato più altalenante, ma sempre senza precipitazioni".
Ora, tutto dipenderà dal meteo delle prossime settimane. Marco, che ha fatto della passione per la montagna una scelta di vita e che si definisce "ottimista e positivo per natura", al momento non pensa alla chiusura anticipata, ma non la esclude nemmeno. "Sto cercando di non pensare al peggio – confessa – e al fatto di dover chiudere la struttura anzitempo. L'apertura è prevista fino al 5 ottobre, come stabilito da mesi. Non mi sbilancio. Con i 10.000 litri delle cisterne abbiamo una scorta momentanea, ma la speranza è ovviamente quella che si metta a piovere per qualche giorno".