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Covid 19

“Stremati e umiliati per i mancanti indennizzi ai colleghi morti”. L’1 e 2 marzo scioperano i medici

L’1 e 2 marzo scioperano i medici italiani. “Siamo stremati. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il mancato riconoscimento di un indennizzo economico ai familiari dei nostri colleghi morti durante la prima ondata”.
A cura di Davide Falcioni
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Dopo due anni di pandemia tocca ai medici incrociare le braccia. I sindacati di categoria SMI e SIMET hanno infatti indetto uno sciopero nei giorni 1 e 2 marzo, chiedendo ai propri iscritti la chiusura degli ambulatori e convocando una manifestazione a Roma, davanti al Ministero della Salute. In una nota congiunta il Sindacato Medici Italiani (SMI) e il Sindacato Italiano Medici del Territorio (SIMET) denunciano che "il malessere della categoria è palpabile: carichi di lavoro insostenibili mancanza di tutele, burocrazia aberrante e non ultimo il mancato indennizzo alle famiglie dei colleghi deceduti per Covid. Uno schiaffo, da parte dello Stato, soprattutto agli orfani di quei medici". Per questa ragione "scioperiamo perché rivendichiamo, come tutti gli altri lavoratori, tutele concrete quali ferie, maternità, malattia; reclamiamo tutele certe in materie di sostegno ad handicap  e sostituzioni per poter fruire del meritato riposo, nonché politiche serie sulle pari opportunità. In questa pandemia, che  ha travolto il mondo, sono le donne medico che hanno pagato il prezzo più alto. Il diritto al lavoro si deve coniugare al diritto alla  vita familiare e personale".

Lo SMI: "Sui medici un carico di lavoro enorme, siamo esausti"

Insomma, a due anni dall'inizio della "tempesta" Covid i medici di famiglia sono ormai allo stremo. Se nei primi mesi della pandemia erano considerati "eroi", oggi a quell'aggettivo lusinghiero non sono seguiti effetti concreti e alla stanchezza si somma la frustrazione. "Siamo stremati", dice a Fanpage.it Pina Onotri, segretaria dello SMI. "La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il mancato riconoscimento di un indennizzo economico ai familiari dei nostri colleghi morti durante la prima ondata. Lo riteniamo uno schiaffo, un'offesa al sacrificio di centinaia di medici che per mesi hanno lavorato senza dispositivi di protezione perché non venivano neppure forniti dalle Asl e dalle Regioni".

"3 milioni e mezzo di cittadini senza medico di base"

La sindacalista ricorda che la "prima linea" nella lotta al Covid non è stata rappresentata solo dai medici ospedalieri, ma anche dalle migliaia di medici di base: "Ricordo che il 96% dei pazienti colpiti dal Covid sono stati seguiti a domicilio non solo dal punto di vista clinico, ma anche amministrativo. Sui medici di famiglia si è abbattuto un carico di lavoro enorme, che si è sommato all'attività ordinaria. Abbiamo sopperito alle inefficienze dei dipartimenti di prevenzione, che non hanno funzionato a causa delle carenze di personale. Ma ora siamo esausti. Il nostro lavoro non viene valorizzato neppure simbolicamente quindi l'1 e il 2 marzo, dopo 30 anni e pur garantendo la presenza necessaria per le emergenze, i nostri ambulatori saranno chiusi". "Siamo preoccupati – prosegue Onotri – perché ad oggi 3 milioni e mezzo di cittadini non hanno un medico di famiglia, le postazioni di guardia medica nelle zone più disagiate vengono chiuse ed è sempre più complicato trovare un medico a bordo delle ambulanze, cosa che può fare la differenza tra la vita e la morte di un paziente durante un'emergenza".

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