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Sospesi i tre studenti che hanno sparato a una prof in classe con una pistola ad aria compressa

I tre studenti protagonisti della vicenda sono stati sospesi dai tre ai cinque giorni. Tutta la classe, che ha riso dopo l’episodio, incontrerà la psicologa della scuola per un consulto.
A cura di Davide Falcioni
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Due colpi con una pistola ad aria compressa, i pallini di gomma che raggiungono la professoressa che sta svolgendo la lezione. Poi il dolore e le risate della classe. Il tutto ripreso da un video poi pubblicato nelle chat della scuola.

Ha suscitato scalpore, e non poca indignazione, quello che è accaduto un paio di settimane fa all'istituto Viola Marchesini di Rovigo, dove uno studente ha sparato con un'arma giocattolo all'insegnante colpendola alla testa e a un occhio: un gesto che tuttavia sarebbe riduttivo definire isolato, o il frutto della bravata di un singolo. Altri alunni, infatti, hanno ripreso la scena, a dimostrazione che vi era stato un "coordinamento" e che la decisione è stata in realtà corale.

Cosa è successo dopo? Quali conseguenze ci sono state per i responsabili? La dirigente scolastica ha convocato due consigli di classe straordinari e segnalato l'episodio alla Questura di Rovigo. Sono stati ben presto individuati i tre protagonisti della "bravata": lo studente che ha premuto il grilletto, quello che gli ha prestato la pistola e il terzo che ha filmato il tutto con il cellulare. I tre sono stati sospesi per un periodo di 3/5 giorni, mentre al momento non risulterebbe essere stata formalizzata nessuna denuncia da parte della professoressa, 61enne, che, come ogni docente nello svolgimento delle proprie funzioni è un pubblico ufficiale.

La preside: "Professoressa umanamente provata"

Isabella Sgarbi, dirigente scolastico dell’istituto Viola Marchesini, ha spiegato al Gazzettino che la professoressa sta valutando come comportarsi: "So che si è rivolta anche al proprio sindacato. Fortunatamente non ha riportato lesioni significative, ma è umanamente molto provata. Oltre che dal punto di vista disciplinare, procederemo anche dal punto di vista formativo, perché come educatori, il nostro primo compito è far sì che venga compreso il disvalore di un simile atto. Perché sostanzialmente non sembra esserci stata alcuna percezione, è stato preso tutto come un gioco".

Anche per questa ragione è stato richiesto un intervento da parte della psicologa d'istituto. "Questo fatto – aggiunge – ci deve spingere ad una riflessione sull'intero sistema educativo, che coinvolge la scuola, le famiglie, i social e la società nel suo complesso. Sembra essere completamente saltata la dinamica di formazione valoriale e la percezione del limite fra lecito ed illecito, fra bene e male, oltre alla mancata comprensione delle dinamiche della rete. Perché questo video, anche se non è stato pubblicato su nessun social, è stato comunque girato via Whatsapp ed è stato condiviso a cascata diventando virale".

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