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Esplosione nella centrale idroelettrica di Suviana

Sette operai morti a Suviana: Procura di Bologna indaga cinque persone per la strage alla centrale Enel

Cinque persone sono indagate per l’esplosione nella centrale Enel di Bargi, sul lago di Suviana, che il 9 aprile ha causato la morte di sette operai e il ferimento di altri sei. Le accuse sono disastro colposo, omicidio e lesioni colpose sul lavoro.
A cura di Biagio Chiariello
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Sono cinque le persone formalmente indagate dalla Procura di Bologna per il disastro avvenuto il 9 aprile 2024 nella centrale idroelettrica di Enel Green Power a Bargi, sul lago di Suviana. Quel giorno, un’esplosione sotterranea improvvisa e violentissima ha ucciso sette operai impegnati in un collaudo e ne ha feriti altri sei.

L'inchiesta, inizialmente contro ignoti, ipotizza ora i reati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo sul lavoro e lesioni colpose. Le iscrizioni nel registro degli indagati si rendono necessarie per consentire accertamenti tecnici irripetibili.

Tragedia Suviana, l'esplosione a 60 metri di profondità

Il dramma si è consumato al nono piano sotto il livello del lago, a circa 60 metri di profondità, dove una squadra di tecnici stava collaudando un generatore. Intorno alle 15, un alternatore dal peso di 150 tonnellate si sarebbe improvvisamente sbilanciato mentre era in rotazione a 370 giri al minuto su cuscinetti lubrificati a olio.

Le forti vibrazioni lo avrebbero portato fuori asse, generando attrito e calore. Una scintilla, secondo le prime ipotesi, potrebbe aver innescato l’esplosione, seguita da un incendio e da un’intensa colonna di fumo visibile anche a chilometri di distanza.

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Le vittime: nomi e storie dietro una tragedia

Sette uomini hanno perso la vita quel giorno, travolti dalla violenza dell’esplosione mentre svolgevano il loro lavoro all’interno della centrale. Erano tecnici esperti, operai specializzati, padri, mariti, figli. Uomini provenienti da diverse regioni d’Italia — e non solo — uniti dal destino in quella sala macchine sotterranea diventata trappola mortale.

Adriano Scandellari, 57 anni, era originario di Ponte San Nicolò, in provincia di Padova. Paolo Casiraghi, 59 anni, arrivava da Milano, mentre Alessandro D’Andrea, il più giovane tra le vittime italiane, aveva solo 37 anni ed era di Forcoli, nel pisano. C’erano poi Vincenzo Garzillo, 68 anni, di Napoli, e Mario Pisani, 64 anni, di Taranto: due lavoratori con alle spalle decenni di esperienza. Vincenzo Franchina, 35 anni, veniva da Messina: il più giovane in assoluto, con ancora tanti progetti da realizzare.

Tra loro anche Pavel Petronel Tanase, 45 anni, di origine romena, da tempo residente nel Torinese. Anche lui faceva parte della squadra coinvolta nel collaudo, una delle tante giornate di lavoro che si è trasformata in incubo.

Una lista di nomi che racconta non solo una tragedia professionale, ma anche umana. Alle loro famiglie, distrutte dal dolore, è rimasto solo il compito più difficile: trovare un senso alla perdita e attendere che la giustizia chiarisca come e perché sia potuto accadere.

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