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Esplosione nella centrale idroelettrica di Suviana

Il tentativo dei due tecnici di evitare l’esplosione di Suviana: cos’è successo durante lo stress test

Nella centrale idroelettrica di Suvana, prima dell’esplosione, molto probabilmente si erano accorti che qualcosa non andava. I due tecnici più anziani Vincenzo Garzillo e Mario Pisani, avrebbero addirittura cercato di evitare il disastro dopo essersi accorti dei problemi nello stress test in corso.
A cura di Antonio Palma
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I tecnici e gli operai specializzati al lavoro nella centrale idroelettrica di Suvana molto probabilmente si erano accorti che qualcosa non andava prima che la deflagrazione investisse tutti, il 9 aprile scorso, inondando i piani più in basso e causando la morte di 7 lavoratori e il ferimento di altri otto. Due di loro, i due tecnici più anziani Vincenzo Garzillo e Mario Pisani, avrebbero addirittura cercato di evitare il disastro dopo essersi accorti dei problemi nel test in corso, rimanendo sul posto nonostante il pericolo. È quanto sta emergendo in queste ore dalle testimonianze dei sopravvissuti e dall'esame della scena della tragedia e dei corpi delle vittime.

Tecnici al lavoro per evitare disastro

"Uno dei motivi per cui alcune vittime sono state trovate alla loro solita postazione di lavoro potrebbe essere perché erano tecnici impegnati nella gestione dell’emergenza" ha spiegato infatti  il comandante dei vigili del fuoco di Bologna Calogero Turturici, analizzando la scena del luogo di ritrovamento dei corpi di Garzillo e Pisani. I due tecnici di 68 e 73 anni infatti erano al loro posto mentre i sopravvissuti hanno confermato che l'allarme era stato dato già dato alcuni minuti prima.

"Il rumore diventava sempre più forte, non si fermava più. Quando ho capito che non si sarebbe fermato ho cominciato a gridare: ‘Via, via tutti, fuori!'. E sono scappato su" ha raccontato infatti Emanuele Santi, dipendente dell’Enel Green Power. Anche i feriti avevano tutti ferite che coincidono con una fuga. Anche se ci vorrà tempo per capire cosa sia accaduto realmente, il principale indiziato dell'esplosione mortale  è l'alternatore del gruppo due dell'impianto.

L'alternatore e il rumore assordante

"Ho sentito l’alternatore che faceva un rumore un po’ anomalo" ha confermato infatti lo stesso testimone sopravvissuto. In quel momento si stavano facendo delle prove di messa in funzione come ha confermato l'amministratore delegato di Enel Green Power, Salvatore Bernabei. Dopo i lavori iniziati nel 2022, si dovevamo riattivare i due gruppi motore dopo un aggiornamento tecnologico dell'impianto della Centrale di Bargi.

"Si stavano realizzando delle prove. Ci sono due gruppi, il gruppo 2 stava producendo energia elettrica: c'era acqua che scendeva dalla condotta forzata, andava nella turbina e veniva prodotta energia elettrica. I tecnici, gli specialisti, stavano facendo delle prove, come è normale che accada in queste attività" ha spiegato. Le prove sul gruppo uno si erano già concluse ed "eravamo nella fase finale, con le prove di collaudo del gruppo 2″ ha aggiunto.

Lo stress test sui motori della centrale idroelettrica di Bargi

Secondo quanto ricostruisce il Corriere della Sera, si stava controllando l'impianto sottoponendolo a uno "stress test" cioè arrivando ai limiti della sua capacità di esercizio per controllare che tutto funzionasse alla perfezione. Con loro i tecnici infatti avevano tutti gli strumenti e i dispositivi computerizzati che servono a monitorare le macchine.

Proprio da questi strumenti potrebbero arrivare alcune delle risposte alle tante domande dell'inchiesta della Procura di Bologna che ipotizza il reato di disastro colposo. In attesa che vengano liberati anche i piani allagati per altri sopralluoghi nella centrale esplosa,  i pm hanno già acquisito la scatola nera della centrale idroelettrica. "In questa centrale si trovava nei piani superiori e registra tutte le varie grandezze, anche elettriche, di funzionamento, verrà analizzato dalle autorità competenti per aiutare a capire le cause dell'esplosione" ha spiegato Bernabei.

I funerali delle vittime della centrale di Suviana

Intanto si svolgeranno la prossima settimana i funerali di alcune delle vittime della Strage della diga di Suviana. La procura di Bologna, che indaga sul disastro della centrale idroelettrica di Bargi, infatti ha dato il primo via libera alla riconsegna dei corpi ai familiari. Si tratta delle prime vittime individuiate dai soccorritori nella lunga operazione di ricerca nelle profondità dell'impianto del lago di Suviana. Tra i primi funerali già fissati, infatti, vi è quello Vincenzo Franchina, 36enne papà da pochi mesi e il più giovane delle vittime,

Franchina era stato rivenuto subito dopo l'intervento dei vigili del fuoco insieme a Pavel Petronel Tanase (45) e Mario Pisani (73), suoi colleghi della Engineering srl di Mele. Sui loro corpi il pm non hanno disposto l'autopsia perché la procura ritiene chiara la causa del decesso. Dopo un esame sterno dei corpi da parte del medico legale e una tac e un esame tossicologico, è stato disposta la loro riconsegna ai familiari. I funerali di Vincenzo Franchina si svolgeranno martedì 16 aprile nella Chiesa Madre di Sinagra  alle 16 ma la slama arriverà in città già dalla mattina. Per la giornata, il Comune di Sinagra ha proclamato il lutto cittadino.

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