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Sesso, tradimenti e voyerismo: l’omicidio-suicidio dei marchesi Casati Stampa

Il 30 agosto 1970, il marchese Camillo Casati Stampa uccide con un fucile la moglie Anna Fallarino e il giovane amante di lei, Massimo Minorenti, nella loro casa di Roma. Il massacro svela particolari scabrosi della vita della coppia d’oro del jet set romano e un pericoloso menage a trois in cui il marchese si era ritagliato il ruolo di compiaciuto spettatore. Stavolta, però, la marchesa aveva avuto la colpa d’innamorarsi.
A cura di Angela Marino
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Quando la polizia arrivò nell’appartamento all’ultimo piano al 9 di via Puccini, in una Roma arroventata di fine agosto, si trovò davanti una scena banalissima. Su una poltrona, la camicetta intrisa di sangue, era sprofondata la marchesa Casati Stampa, gli occhi vitrei. Sul tappeto inzuppato di sangue, suo marito, il marchese Camillo, anche lui immobile a pochi palmi dal fucile Browning calibro 12, la cui distanza dalla sua mano la diceva lunga su chi avesse premuto il grilletto. Tragedia coniugale, si dissero i poliziotti, poi però sul pavimento dietro i lussuosi arredi videro spuntare il corpo di un giovane dai capelli biondo scuro, anche lui freddo e disarticolato come un manichino. Risolsero il caso con una semplice perquisizione dell’appartamento. Poi fecero di più: diedero all’opinione pubblica uno scandalo.

Il diario segreto del Marchese Casati Stampa

Un vero e proprio archivio pornografico (1500 immagini) ritraente la marchesa Anna venne fuori dai cassetti e dagli scaffali del sontuoso attico. Anna nuda in pose da circe, Anna con uomini giovani e attraenti, Anna attrice delle fantasie più spinte. E dalle mani dei poliziotti qualcuna di quelle istantanee finì in quella dei giornalisti e poi sulle pagine dei rotocalchi, infiammando di velenoso pettegolezzo l’estate del 1970. La vera ciliegina sulla torta, quello che più di ogni altra cosa stuzzicò e indignò gli amici dei salotti e i lettori dei giornali, era che a fotografare la marchesa con giovani aitanti fosse stato il marito. Era tutto scritti nel quaderno dalla copertina di velluto verde dove lui fissava quei momenti di trasgressione, il suo diario del piacere squadernato in decine di articoli di giornale.

Il marchese che amava guardare

"Oggi Anna mi ha fatto impazzire di piacere. Ha fatto l’amore con un soldatino in modo così efficace che da lontano anche io ho partecipato alla sua gioia. Mi è costato trentamila lire, ma ne valeva la pena".

Spuntarono anche testimoni. Ragazzetti senza un soldo, bagnini, militari, studenti, tutti accomunati dall'aver ricevuto generose ricompense per essersi accompagnati con la bella nobildonna. Al marchese Casati Stampa piaceva che altri uomini possedessero sua moglie, ma voleva sceglierli personalmente, essere regista del ‘tradimento'. Una forma di parafilia chiamata candaulismo che il nobile, tuttavia, considerava un modo libero e ‘moderno' di vivere la sua sessualità coniugale, al quale la sua Anna che si prestava con il gusto della complicità. Se tutto questo era vero, tuttavia, perché il marchese aveva sparato a sua moglie e all'ennesimo amante?

Anna Fallarino

Per rispondere alla domanda gli investigatori se ne fecero un'altra: chi era Camillo Casati Stampa, il ‘vizioso’ marito uxoricida? Nobile di antica schiatta, cresciuto a palazzo Barberini tra fasti e riverenze, si era sposato giovane avendo una figlia, Annamaria. In età matura si era imbattuto nella moglie del borghese, Peppino Drommi, la bella Anna Fallarino, una delle donne più conturbanti del jet set. Era stata passione a prima vista, tanto che per averla lui aveva lasciato la famiglia e preteso l’annullamento delle nozze alla Sacra Rota, pagando a don Peppino la cifra di un miliardo di lire per ‘riscattare’ la sua sposa.

I film della marchesa Casati Stampa

La domanda che si affacciò subito dopo fu un altra: chi era Anna Casati Stampa, la donna che si prestava a queste fantasie da romanzo. Nata Fallarino in un paesino del Beneventano, era cresciuta in casa della zia paterna dopo che la madre l’aveva abbandonata per fuggire con il suo amante. Da un’infanzia di solitudine e disagio (compreso un oscuro episodio di molestie da parte del prete della sua parrocchia), Anna uscì con l’ambizione di diventare attrice e con un corpo da pin up.

I figli (mai nati) della marchesa Casati Stampa

E la carriera a Cinecittà partì bene, anzi, benissimo, con l’esordio accanto al principe della risata, Antonio De Curtis nel film ‘Totò Tarzan’. Uno dei ruoli più desiderabili per una giovane comparsa, una battuta davanti al grande Totò e si entrava nell’olimpo delle stelline romane. Così non fu per Anna, che al contratto per il successivo film preferì quello di matrimonio. Provò a diventare madre, ma non vi riuscì e quando nella sua vita entrò l’arrogante marchese Casati Stampa, pronto a muovere montagne per averla, Anna gli si consegnò anima e corpo.

La storia del delitto Casati Stampa

Anna e Camillo diventarono una coppia scintillante, affiatati, complice, inseparabile. Ma nel buio della stanza della marchesa, quando smetteva la biancheria sexy e si addormentava in vestaglia, tristezze e frustrazioni riaffioravano nell'abituale pianto notturno. Alle voglie insaziabili del marito, la quarantenne Anna non riusciva più a stare dietro, si sentiva matura, fuori dal ruolo di bambola inanimata attraverso Camillo viveva le sue fantasie più ambigue. Eppure lei continuava ad amarlo, come confidava alla nipotina. Fu in questo scenario che fece la sua comparsa Massimo Minorenti, studente missino. Come gli altri fu invitato a partecipare al terzetto, ma stavolta qualcosa cambiò e Massimo cominciò a frequentare vis a vis la marchesa.

Lo studente: Massimo Minorenti

I due si ritagliarono momenti privati, lontani dagli occhi dal marchese che, non appena comprese di essere stato escluso, ne fu devastato. Se aveva amato i tradimenti ‘concordati' della moglie, non amava quelli voluti da lei, non amava che uscisse dal ruolo di oggetto e diventasse una donna in grado di autodeterminarsi. La rabbia di Camillo esplose un weekend di agosto, quando, lontano da casa per un weekend di caccia, intercettò la moglie con il giovane Minorenti, che gli rispose al telefono con la voce impastata alle 4 di notte. All’alba Camillo era di nuovo a Roma. Giunto nell'appartamento avvertì la servitù di non disturbare, poi, con il fucile a pallettoni sotto il braccio, raggiunse sua moglie e il giovane amante in salotto. Il resto della storia lo avrebbe scritto un rapporto della polizia.

La villa di Arcore

La morte dei marchesi scatenò una guerra per l'eredità tra il casato romano e i parenti di Anna Fallarino, a cui il marito aveva lasciato tutto. Caso volle che, secondo l'autopsia, la contessa fosse morta prima del marito e che quindi i di lui beni – un patrimonio di due miliardi e 403 milioni di lire – fossero per diritto destinati ai suoi eredi, ovvero la figlia minorenne Annamaria, avuta dalle prime nozze. La marchesina, che aveva lasciato l'Italia subito dopo la tragedia, si affidò a un giovane avvocato per la vendita di alcune proprietà, il rampante Cesare Previti.

Così Silvio Berlusconi ottenne Arcore

Fu lui a curare la vendita della tenuta di Arcore (Villa Martino) a un giovane imprenditore del mattone, il milanese Silvio Berlusconi, titolare della Edilnord. Attraverso un passaggio da molti giudicato controverso. Berlusconi si aggiudica la proprietà affidando la biblioteca da diecimila volumi a Marcello Dell’Utri e la scuderia allo stalliere, Vittorio Mangano. Sulle ceneri degli scandali del marchese si sarebbero innestate quelle di un altro scandalo romano, quello delle cosiddette ‘olgettine'. Proprio nella villa che fu del marchese il premier d'Italia, avrebbe ospitato le cosiddette ‘cene eleganti'.

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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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