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Serve il caffè in una tazzina di ceramica: barista deve pagare una multa di 400 euro

Serve il caffè in una tazzina di ceramica invece che in quelle di carta: gli agenti lo multano. Boero, il titolare del bar genovese Lo Scorretto, dovrà pagare 400 euro. La stessa cifra dovrà pagarla anche il cliente, che ha consumato il suo caffè fuori dal locale così come stabilivano le norme.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Quattrocento euro di multa per aver servito il caffè in una tazzina di ceramica invece che in una usa e getta. Il titolare di un bar nel centro storico di Genova si è visto recapitare una sanzione salatissima. Stessa cifra dovrà pagarla anche il cliente. Il motivo riguarda le strette anti-Covid: tutte le norme per la consumazione sono state rispettate, ma la tazzina in ceramica gli costerà 400 euro.

"Ieri mattina alle sette e mezza avevo appena tirato su la serranda – racconta il titolare al Secolo XIX che per primo ha raccontato la sua storia – e quello era il primo caffè che facevo. Non avevo neanche fatto in tempo a tirare fuori le tazzine di cartone, così l'ho servito in una normale e l'ho consegnato al cliente che ha consumato fuori in piazzetta". Pochi secondi, secondo quanto racconta il titolare, e tre agenti in borghese si sono qualificati, multandolo. "La cosa che più mi fa male è che anche il cliente è stato multato. Un caffè che gli è costato 400 euro"

La multa è ora affissa alla saracinesca del bar. Durante la mattinata, clienti abituali e amici arrivano a portare un po' di solidarietà. Sui social network è partita una campagna per aiutare il barista. "Gli agenti non hanno voluto sentire ragioni – continua -. Credo serva della comprensione. Eravamo in due in questa piazzetta, avrei capito se lo avessi servito nel locale. Agire in questo modo per un errore è assurdo: fatichiamo a pagare a malapena le spese". Boero ha ora deciso di chiudere "Lo Scorretto" perché, spiega, non riesce a continuare così. "Con la zona arancione non voglio far rischiare i miei clienti – racconta -. Rimane il rammarico per il modo in cui siamo stati trattati, come se avessi servito droga e non un caffè".

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