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“Sei un uomo morto finirai nella discarica”, la lettera di minacce al cronista in Calabria

Nella minaccia a Giovanni Lerose il riferimento è al progetto di una discarica nel Crotonese contro il quale si è schierato un comitato cittadino.
A cura di A. P.
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"Giornalista di me… sei un uomo morto finirai nella discarica con tutto il comitato", è l'agghiacciante messaggio con precise minacce di morte fatto recapitare nelle corse ore ad un cronista calabrese collaboratore del giornale locale "Il Crotonese". Si tratta di Giovanni Lerose, corrispondente da Strongoli del periodico locale che nella buca delle lettere della sua abitazione ha ritrovato una busta bianca senza mittente, ma con all'interno un foglio bianco scritto al computer con l'inequivocabile messaggio e una ancora più eloquente immagine di morte: la fotocopiata di una foto di una bara condotta a spalla.

La busta recava il timbro postale del centro di smistamento di Lamezia Terme ed è sicuramente stata inviata da gente del posto visto il riferimento alla discarica che una società privata ha proposto di costruire nel territorio di Strongoli e al comitato che vi si oppone. Contro la struttura infatti nelle scorse settimane un comitato civico locale ha organizzato delle manifestazioni appoggiato dall'Amministrazione comunale. La vicenda è seguita da tempo dal cronista ora preso di mira.

L'episodio è stato già denunciato ai carabinieri di Strongoli che hanno avviato le indagini. Solidarietà al giornalista e' stata espressa dallo stesso comitato ma anche dal deputato del Movimento cinques telle Paolo Parentela. "Le minacce a Lerose ed ai componenti del comitato nato per contrastare la costruzione dell'impianto, sono un'ennesima prova di quanto la malavita organizzata sia interessata alle sorti della gestione dei rifiuti in Calabria" scrive Parentela, aggiungendo: "La speranza è che i cittadini del comitato e Giovanni Le Rose non si facciano intimidire da questi vigliacchi e proseguano senza sosta la loro battaglia. La Calabria ha bisogno di esempi di coraggio e legalità per riscattarsi. Questa grave vicenda getta altre ombre sulla bontà del progetto criticato dal comitato e dalle associazioni agricole, che si stanno battendo nel difendere a spada tratta il territorio di Strongoli".

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