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Sanremo, la protesta di baristi e ristoratori: “Regione scellerata, ha cambiato colore in 4 giorni”

Serrata di diversi esercenti del settore alimentare a Sanremo, in concomitanza della penultima giornata del Festival di Sanremo. Le accuse al governatore della Liguria Toti e all’assessore regionale al turismo Berrino: “NON tolleriamo più un’organizzazione totalmente scellerata è lontana dalla realtà che tutti noi stiamo vivendo”.
A cura di Biagio Chiariello
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Una cinquantina di ristoratori e baristi in centro di Sanremo ha deciso di chiudere i propri esercizi e protestare contro la decisione del governatore della Liguria Giovanni Toti di proclamare la città in zona arancione rafforzato a causa dei contagi covid. Solo 4 giorni prima aveva permesso loro di aprire come se fossero in zona gialla con uniche restrizioni.

Sulle serrande tirate giù di molti bar, ristoranti, focaccerie e gelaterie della città è affiso un volantino:

"I commercianti di Sanremo ringraziano sentitamente il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti per averci fatto aprire lunedì e chiudere il mercoledì (della stessa settimana) permettendoci di dissanguarci ancora di più dopo un anno di apri e chiudi. Un sentito grazie all'assessore Gianni Berrino, anche lui di Sanremo, che non ha aperto bocca o preso posizione dando voce a chi lo ha eletto e portato in Regione".

Dalla mezzanotte di giovedì, infatti, Sanremo è passata in zona arancione con i locali costretti a chiudere anche durante il giorno. Consentito solo l'asporto. "Siamo coscienti – si legge ancora nel volantino – di essere sotto una pandemia e in un momento storico eccezionale, non neghiamo gli sforzi fatti dalle autorità per limitare il contagio. Allo stesso tempo NON tolleriamo più un'organizzazione totalmente scellerata è lontana dalla realtà che tutti noi stiamo vivendo".

I manifestanti hanno ‘marciato verso l'Ariston dove (chiaramente senza pubblico) si tiene in questi giorni il Festival. "Ho piena fiducia nel nuovo governo, sono sicuro che Draghi una mano ce la darà ma la Regione ha fallito – afferma Fabio Compagnucci, titolare di un bar nella centrale via Matteotti – Qualcuno deve pagare, risarcire: non tra due mesi, ma domani, noi non possiamo più aspettare". Per Mauro Natta, titolare di un bar di via Cavour, il problema non è stato chiudere, ma le finte riaperture. "La protesta nasce, perché Toti ha voluto più volte cambiare colore e noi abbiamo perso dei soldi. Non è lavorando tre giorni, che un ristorante può cominciare a ingranare. Ora dobbiamo buttare la spesa. Anzi, volevamo darla in beneficienza, ma ci sono stati messi dei paletti. I debiti stanno diventando troppi, ci stanno sommergendo. Una cosa vorrei dirla: se faccio male il caffè, perdo il cliente; ma se un governatore di una regione fa male il proprio lavoro, allora dovrebbe perdere il posto".

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