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Sanità lucana: indagati il presidente Vito Bardi e due assessori

L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia è un terremoto per la Regione Basilicata per il coinvolgimento di molti amministratori. Il presidente della giunta regionale Vito Bardi: “Si va avanti in un momento di crisi senza precedenti”.
A cura di Susanna Picone
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Tra le persone che risultano indagate nell'ambito dell’inchiesta sulla sanità lucana c’è anche il governatore Vito Bardi (Forza Italia). “Si va avanti in un momento di crisi senza precedenti”, ha commentato con l’Ansa il presidente della giunta regionale della Basilicata, che non è stato raggiunto da nessuna misura cautelare. “Sono come sempre disponibile a collaborare con gli inquirenti per chiarire ogni aspetto", ha aggiunto.

Oltre a Bardi, nell’inchiesta della DDA di Potenza, sono indagati anche gli assessori Francesco Fanelli (ex all'agricoltura, ora alla sanità) e Donatella Merra (infrastrutture), entrambi esponenti della Lega.

L'operazione di questa mattina è un terremoto per la Regione Basilicata per il coinvolgimento di molti amministratori: finisce in carcere il capogruppo di Forza Italia nel Consiglio regionale lucano, Francesco Piro, che era candidato alle ultime elezioni politiche, e agli arresti domiciliari la sindaca di Lagonegro (Potenza), Maria Di Lascio.

Le altre misure cautelari riguardano l'assessore lucano all'agricoltura, Francesco Cupparo, di Forza Italia, al quale è stato notificato l'obbligo di dimora. Provvedimento analogo per l'ex assessore alla sanità, Rocco Leone (ex Forza Italia e attuale consigliere regionale di Fratelli d’Italia). A Giuseppe Spera, direttore generale dell'azienda ospedaliera di Potenza, è stato notificato il divieto di dimora nel capoluogo lucano e la misura interdittiva all'esercizio di funzioni pubbliche.

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono quelli di induzione indebita, corruzione, tentata concussione e altri reati contro la pubblica amministrazione. Numerosi gli indagati nell'inchiesta, con un totale di 23 ipotesi investigative a vario titolo. Le perquisizioni, locali e di natura informatica, si sono svolte in alcuni domicili, all’interno degli Uffici della Regione Basilicata e presso l’Amministrazione Comunale di Lagonegro.

La dichiarazione di Vito Bardi

"Voglio essere chiaro: la mia volontà di andare avanti nel governo della Regione Basilicata non è nemmeno in discussione. Sono sereno, ho un lavoro da portare a termine, nell'esclusivo interesse dei lucani, soprattutto in un momento di crisi senza precedenti come quello che stiamo vivendo. Voglio infine sottolineare un fatto: la mia vita è sempre stata improntata alla legalità e al rispetto delle regole. È la mia storia personale". Lo ha detto – è quanto si legge in una dichiarazione diffusa dall'ufficio stampa della giunta lucana – il presidente della Regione Basilicata Bardi.

"Voglio essere – ha proseguito il governatore – come sempre trasparente con i miei concittadini: stamattina mi hanno chiamato in causa su alcune vicende oggetto di indagine. Voglio prima di tutto ribadire la mia disponibilità verso le forze dell'ordine e la magistratura cui darò la massima collaborazione per fare chiarezza. In particolare – ha aggiunto – mi viene contestato di aver promesso di favorire una persona per ottenere un trasferimento di sede, fattispecie rispetto alla quale mi ritengo del tutto estraneo. In un altro filone dell’indagine, che non mi riguarda assolutamente, si paventa il coinvolgimento della criminalità organizzata calabrese, su cui auspico venga immediatamente fatta la massima chiarezza”.

Bardi ha poi evidenziato che "vengono poi contestate alcune delibere di Giunta – quindi atti pubblici, che tutti possono leggere – con le quali avremmo tentato di influenzare l’allora Direttore generale del San Carlo di Potenza. Sono atti di programmazione e di indirizzo sanitario, che non avevano alcun secondo fine. Infine, c'è la sofferta questione dei tamponi, che – ripeto ancora una volta – non ha sottratto alcunché ai cittadini lucani e ai quali sono stato sottoposto per ragioni sanitarie e non certo per favoritismo, nella convinzione – ha concluso – della perfetta doverosità di tale prestazione".

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