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Reggio Calabria, nascondeva oltre 1000 file di minori abusati: arrestato un 46enne

Le forze dell’ordine hanno trovato almeno 1000 tra foto e video di carattere pedopornografico sui dispositivi informatici di un uomo di 46 anni residente a Reggio Calabria. L’uomo, un disoccupato divorziato dalla moglie e senza figli, otteneva il materiale tramiti scambi online su siti stranieri.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Hanno trovato sui suoi dispositivi informatici più di mille file i cui protagonisti erano minori, anche molto piccoli, abusati e torturati. Un 46enne di Reggio Calabria è stato arrestato in seguito all'operazione Canada 2.0, che ha visto coinvolte più di 100 persone in tutta Italia, per reati concernenti la pedopornofrafia. La Polizia Postale della Calabria ha fermato il 46enne in seguito a perquisizione personale e informatica dopo accurate indagini che ne hanno accertato l'effettivo coinvolgimento nell'illecito scambio di materiale su internet.

L'uomo di Siderno Marina conservava infatti tra computer e cellulare oltre 1000 tra foto e video di carattere pedopornografico i cui protagonisti erano piccolissimi. Sono state trovate anche immagini di bimbi in tenerissima età. Il 46enne è un disoccupato separato dalla moglie e senza figli. L'uomo è stato condotto in carcere sotto disposizione dell'Autorità Giudiziaria. Anche in questa vicenda, così come in diverse altre meno recenti collegate alla pornografia con protagonisti bambini, è stata fondamentale la segnalazione pervenuta attraverso il circuito internazionale di cooperazione contro lo sfruttamento dei minori nella produzione di materiale pedopornografico.

Le evidenze sono state raccolte anche con la perquisizione domiciliare, avvenuta in seguito a scrupolose indagini che hanno accertato le responsabilità del 46enne calabrese. Materiale, secondo gli inquirenti, raccolto negli anni. L'uomo continuava a scambiare foto e video online tramite siti stranieri e aree inesplorate del dark web. Foto e video agghiaccianti, secondo quanto descrivono le forze dell'ordine. Si continua a indagare per accertare ulteriori responsabilità e la provenienza dei file raccolti sui dispositivi informatici, ora sequestrati dalle autorità competenti.

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