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Pino Maniaci, volto di Telejato, assolto dopo sei anni: non vi è mai stata estorsione

Pino Maniaci, volto di Telejato e personalità in vista per le sue lotte antimafia, è stato assolto dopo sei anni. Non vi sarebbe mai stata estorsione secondo il Tribunale. Al giornalista è stato però imputato il reato di diffamazione e per lui è stata disposta una condanna a un anno e sei mesi.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il volto di Telejato, emittente televisiva locale Palermitana per anni simbolo di lotta contro la mafia, è stato assolto dall'accusa di estorsione dal giudice monocratico di Palermo. Pino Maniaci, però, è stato condannato a un anno e 5 mesi di carcere per diffamazione. Secondo l'accusa avrebbe preteso favori e denaro da amministratori locali, minacciandoli di avviare campagne mediatiche contro di loro se si fossero rifiutati.  Per lui erano stati chiesti 11 anni e 6 mesi. L'accusa era stata respinta dal giornalista. Maniaci ha lottato per cinque anni in Tribunale per dimostrare la propria innocenza. "Volevano distruggere me e la mia televisione, ma non ci sono riusciti – ha dichiarato il volto di Telejato dopo la sentenza -. Continuerò a fare il giornalista e per uno che fa il mio lavoro l'accusa di estorsione è pesante. Sono stati anni difficili, quest'accusa ha macchiato l'immagine di una tv. Non recupereremo più quella fama: facevamo venire i giovani a lavorare con noi per fare esperienza. Era una cosa bella".

Le accuse contro Maniaci

L'accusa nasce da una serie di intercettazioni compiute dai carabinieri, oltre che da testimonianze di presunte vittime. Per il giudice vi è stata diffamazione ma mai estorsioni: sono state disposte delle provvisionali, a titolo di risarcimento, per la parte lesa del processo. Settemila euro per Elisabetta Liparotto, ex presidente del Consiglio comunale di Borgetto e cinquemila euro a testa per i giornalisti Michele Giuliano, Nunzio Quatrosi e Gaetano Porcasi. Maniaci si era occupato in passato anche della gestione di beni confiscati da parte della sezione Misure di prevenzione del tribunale presieduta dall'ormai ex giudice Silvana Saguto. Era finito nei guai nel 2016, coinvolto in un'inchiesta per mafia con diverse persone, poi processate a parte. Maniaci interpretò l'indagine sul suo conto come una ritorsione per aver parlato dei beni confiscati e della loro gestione. In quell'occasione aveva parlato di "vendetta della Procura".

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