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Perché per chi andrà in vacanza in aereo sarà un’estate difficile (anche per colpa della guerra)

Gli aeroporti di tutto il mondo stanno cercando di sopravvivere al caos dovuto alla ripresa dei voli dopo due anni di restrizioni per la pandemia. Scali e compagnie aeree non hanno abbastanza personale per gestire il nuovo afflusso di viaggiatori. L’esperto Andrea Giuricin a Fanpage.it: “L’estate sarà difficile, colpa anche della guerra di Putin”
Intervista a Prof. Andrea Giuricin
Docente dell'Università di Milano Bicocca per i corsi di Economia dei trasporti
A cura di Gabriella Mazzeo
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Da settimane alcuni degli aeroporti più efficienti del mondo stanno sperimentando disagi dovuti a voli cancellati, ore di fila e un incredibile afflusso di passeggeri. Dopo le restrizioni imposte da due anni di pandemia, manager, turisti e studenti hanno ripreso a viaggiare, causando grossi problemi agli aeroporti e alle compagnie che in questo lasso di tempo hanno licenziato diversi dipendenti. Gli scali non hanno dipendenti: scarseggiano gli addetti alla sicurezza e il personale di terra. I lavoratori precari si sono rifiutati di tornare in aeroporto: la paga non sarebbe stata proporzionata alla fatica della ripresa a pieno regime.

Così gli aeroporti di Amsterdam, Londra e Dublino sono precipitati nel caos. In Irlanda il governo ha valutato anche il dispiegamento dell'esercito per far fronte ai disordini della giornata di domenica 29 maggio, quando quasi 1000 persone hanno perso il volo a causa di code lunghissime. "Si tratta di un momento molto complicato per il settore – ha spiegato a Fanpage.it Andrea Giuricin, docente dell'Università di Milano Bicocca per i corsi di Economia dei trasporti – perché si registra un aumento dei costi e una drammatica carenza di personale per compagnie aeree e scali aeroportuali. Non credo che la stagione estiva sia a rischio, ma sicuramente ci saranno dei disagi e sarà difficile gestirli nel migliore dei modi".

Il Covid ha fortemente influenzato il settore del trasporto aereo lasciando scali e compagnie senza personale: quando vedremo un ritorno alla normalità?

Non è semplice. La domanda è in crescita e sta raggiungendo i livelli del 2019. Negli Usa siamo tornati al 90% dei valori del 2019. In Europa e in Italia i numeri sono un po' più bassi, ma si prevede un'estate molto calda dal punto di vista dei viaggi. Le tratte intercontinentali soffrono ancora un po', ma è ripreso il traffico domestico e quello europeo. Con poco personale è difficile gestire una domanda in rapida ripresa. Dall'altra parte le compagnie aeree stanno affrontando un importante aumento dei costi, soprattutto sul carburante. Non è facile prevedere quando ci sarà un ritorno alla normalità. Sarà difficile gestire la stagione estiva perché trovare personale richiede tempo e formazione.

Secondo lei la stagione estiva è a rischio?

No, non credo sia a rischio ma penso ci saranno diversi disagi. Parliamo ovviamente di ritardi e voli cancellati. La situazione è molto complessa.

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E l'Italia? Qual è la situazione dei nostri aeroporti?

Siamo stati bravi perché durante la pandemia abbiamo investito 800 milioni per la cassa integrazione. I posti di lavoro negli aeroporti sono stati congelati ma poi i dipendenti sono rientrati. Resta comunque il problema delle compagnie aeree: nei nostri scali operano aziende da tutto il mondo che hanno licenziato molto personale. Bisogna vedere come riusciranno a gestire l'aumento della richiesta con i lavoratori a disposizione. Gli aeroporti italiani hanno gestito bene la situazione durante l'emergenza sanitaria, ma con la ripresa abbiamo lasciato il settore fuori dal piano del Pnrr. Non possiamo trascurare il trasporto aereo perché è essenziale per connettere territori ed economie.

Su quali viaggi dovranno investire le compagnie aeree?

Principalmente sulle tratte domestiche ed europee. La domanda è evidentemente cambiata, ma il personale di bordo che faceva viaggi intercontinentali non può lavorare su tratte brevi. In più non sempre i dipendenti accettano di passare alle compagnie low cost perché le condizioni contrattuali e gli stipendi sono diversi. Io sono comunque ottimista perché le compagnie aeree europee sono abituate a gestire i problemi con velocità. L'estate però è dietro l'angolo, non è facile arrivare preparati.

Tutto questo causerà un rincaro dei biglietti?

In realtà i prezzi dovrebbero diminuire perché il settore è molto competitivo, ma è vero che i costi per quanto riguarda carburante e staff sono in aumento. La guerra in Ucraina ha inferto un ulteriore duro colpo al trasporto aereo: il carburante ha subito un aumento dei costi del 50% rispetto allo scorso anno. Le compagnie dovranno comunque alzare i prezzi dei biglietti durante l'estate. Ulteriori rincari si registreranno anche in autunno e in inverno. Questo rischia di mettere in difficoltà le aziende più deboli.

Perché?

Perché le persone viaggeranno di meno. Dopo lo schiaffo inferto dalla pandemia, un ulteriore ostacolo può diventare un problema insormontabile.

Il calo della domanda non aiuterebbe il settore a gestire meglio i voli e i viaggiatori?

In teoria sì, ma si tratta comunque di una perdita dal punto di vista economico. I disordini hanno portato un aumento delle richieste di rimborso che si aggiungono all'emorragia causata dalla pandemia. Se la domanda diminuisse ulteriormente, molte compagnie aeree potrebbero non farcela. In questo momento è meglio imparare a gestire una situazione di caos dovuto all'aumento dei viaggiatori che affrontare una nuova crisi.

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