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Perché l’autostrada A14 è diventata un incubo: tra guard rail inadeguati e viadotti sequestrati

Da settimane, e specialmente negli ultimi giorni, l’autostrada A14 è diventata un vero e proprio girone dantesco: il tratto tra Fermo e Pescara Ovest, in particolare, è interessato da continue code che costringono gli automobilisti a impiegare fino a 6 ore per percorrere poco più di 100 chilometri. Come mai? Colpa del sequestro di alcuni guard rail disposto dalla Procura di Avellino, che accusa Aspi di aver installato dei dispositivi di sicurezza non adeguati dopo la strage di Acqualonga, che il 28 luglio del 2013 causò 40 vittime.
A cura di Davide Falcioni
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Ironizzando, ma neanche troppo, qualcuno negli ultimi giorni ha ricordato che qualsiasi ciclista amatoriale percorrerebbe i 149 chilometri che separano Ancona da Pescara in meno tempo rispetto alle migliaia di automobilisti che – soprattutto nella giornata di sabato – sono rimasti bloccati per oltre sei ore sull'autostrada A14, in particolar modo tra i caselli di Fermo-Porto San Giorgio e San Benedetto del Tronto, nel sud delle Marche: un tratto maledetto protagonista ormai da un paio d'anni di frequenti rallentamenti ma che negli ultimi giorni si è trasformato in un girone infernale. Ore e ore immobili su una sola corsia di marcia, e senza neanche la possibilità di percorrere strade alternative visto che la statale adriatica, che in quel tratto corre parallelamente all'autostrada, era ugualmente intasata.

A14, le ragioni di traffico e code

Ma cosa è successo? E perché chi durante queste festività natalizie vuole percorrere l'autostrada A14 rischia di vivere un incubo, rimanendo bloccato per ore e ore tra il sud delle Marche e l'Abruzzo? Lo scorso settembre la Procura di Avellino, titolare dell'inchiesta-bis su Autostrade per l'Italia, ha deciso di porre i sigilli su barriere sui viadotti dell’autostrada A14 Bologna-Taranto. Si tratta dei “Fosso San Biagio”, “Campofilone”, “Santa Giuliana”, “Santa Maria”, “Cerrano”, “Marinelli”, “Valloscura”, “Petronilla”, “Sp e Fosso Calvano” e “Vallelunga”, posti fra le uscite Pescara Ovest e Pedaso, in provincia di Fermo, lungo un tratto autostradale di 94 chilometri. Il provvedimento è stato preso dopo la perizia del perito d’ufficio Felice Giuliani, docente dell’Università di Parma, il quale durante il processo per la strage di Acqualonga, che il 28 luglio del 2013 causò 40 vittime, contestò ad Autostrade per l’Italia, la società concessionaria della rete autostradale in Italia, di non aver rispettato quanto stabilito nel regolamento per quanto concerne la progettazione, l’omologazione e l’impiego delle barriere stradali di sicurezza. In particolare la Procura, e i suoi consulenti, accusano Aspi di aver impiegato materiale scadente e tecniche inadeguate, mettendo a rischio l’incolumità degli automobilisti. Di fronte a questa ipotesi il Procuratore Rosario Cantelmo e il sostituto Cecilia Annecchini, titolari dell’indagine, hanno ottenuto il sequestro delle barriere sui viadotti "incriminati" e, in particolare, negli ultimi giorni di quelle a Fosso San Biagio, Campofilone, Vallescura e Petronilla. Il dissequestro di venerdì non ha mutato nella sostanza la situazione, visto che ora si viaggia su una sola corsia di marcia e a velocità limitata.

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In particolare – secondo la Procura di Avellino –  i tirafondi che ancorano al suolo le barriere sui viadotti non sarebbero stati sufficientemente testati prima di essere installati dopo la strage del 28 luglio del 2013, quando un autobus pieno di pellegrini precipitò da un viadotto lungo l'autostrada Napoli – Bari, all'altezza di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino. Quaranta persone persero la vita e – mentre l'attenzione dell'opinione pubblica si concentrò sulle condizioni di manutenzione del bus – Aspi si accorse che i tirafondi avevano un problema di corrosione. Il problema era dovuto al fatto che di quel tipo di ancoraggio (Liebig) faceva parte una “camera di espansione”, una sorta di buca dove il tirafondi colpito in un urto poteva deformarsi in modo controllato, dando alla barriera le caratteristiche volute dai progettisti. Aspi si è tuttavia accorta che nella camera di espansione si accumulavano l'acqua piovana e il sale antighiaccio sparso in inverno, che corrodevano il tirafondi, decidendo di sostituire i Liebig con barre filettate. Questa operazione venne fatta senza comunicarla all'autorità vigilante (il ministero delle Infrastrutture, Mit) i quali, durante un controllo di routine, notarono la modifica e la segnalarono alla direzione della vigilanza. Della questione fu investito il Consiglio superiore dei lavori pubblici, organo consultivo del Mit, che sostanzialmente bocciò la modifica.

I crash test sospetti e le rassicurazioni di Aspi

L'attenzione della Procura di Avellino si è concentrata in particolare sui crash test condotti da Aspi sui tirafondi. Secondo Il Sole 24 Ore "inizialmente il Consiglio superiore aveva espresso dubbi solo perché Aspi non aveva dimostrato che la modifica lasciasse invariata la capacità della barriera di trattenere i veicoli senza provocare troppo danni agli occupanti di quelli più leggeri". Come se non bastasse però si è anche aggiunto il sospetto che i crash test sulle nuove strutture siano stati condotti in condizioni "di favore", che ne avrebbero alterato il risultato rispetto all'ipotesi di un incidente reale. Per questa ragione la Procura di Avellino, sulla base di alcune testimonianze e del lavoro dei suoi periti, ha deciso di disporre i sequestri dei guardrail in diversi viadotti, compresi quelli dell'autostrada A14. Dal canto suo, Aspi ha sempre affermato di aver ripetuto i crash test (gli ultimi a inizio agosto) con la consulenza di quotati docenti e usando protocolli di enti terzi. I risultati sarebbero ottimi e saranno portati all'attenzione degli inquirenti dopo aver studiato le carte dell'accusa.

Autostrada A14, come richiedere il rimborso del pedaggio

In attesa che il contenzioso tra la Procura di Avellino e Aspi giunga a termine i disagi  per gli automobilisti sono all'ordine del giorno, e lo sono da mesi. In molti da tempo si chiedono perché mai debba essere imposto un pedaggio se poi si è costretti a rimanere per ore e ore immobili su una delle autostrade principali d'Italia. "Perché non sospendere il pagamento tra Pescara e Fermo?", è la domanda ricorrente tra gli utenti, soprattutto quelli che per lavoro ogni giorno percorrono l'A14 a passo d'uomo. "Comprendiamo i disagi degli automobilisti", dichiara a Fanpage.it Federconsumatori. "Invitiamo chi ha subito disagi a inviare ad Autostrade per l'Italia una richiesta di conciliazione (a questo link il modello da compilare) per ottenere un rimborso del pedaggio pagato. I tempi non saranno brevi, purtroppo, ma il primo passo da fare è quello di ‘ufficializzare' il disservizio subito, allegando anche i biglietti di ingresso e uscita dall'autostrada oltre alle ricevute del pagamento del pedaggio. Federconsumatori ha inoltre fatto una richiesta di accesso agli atti: riponiamo piena fiducia nella magistratura, ma siamo preoccupati che anche le organizzazioni criminali possano aver svolto i lavori su alcuni viadotti autostradali impiegando materiali e tecniche inadeguate. In attesa di conoscere nei dettagli la situazione non possiamo che lamentare le scarse informazioni fornite da Autostrade agli utenti: sarebbe bastato informarli tempestivamente dei disagi a cui sarebbero andati incontro e suggerire, eventualmente, percorsi alternativi".

Tra traffico, rallentamenti e disagi gli utenti dell'Autostrada A14 rischiano di trascorrere ore e ore in coda, in attesa che la magistratura faccia il suo corso e che vengano accertate eventuali responsabilità.

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