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Notizie sulla detenzione di Patrick Zaki in Egitto

Patrick Zaki marcisce in carcere da un anno e l’Italia ha paura di concedergli la cittadinanza

Durante la discussione della mozione Quartapelle Procopio per la concessione della cittadinanza italiana all’attivista egiziano Patrick Zaki, prigioniero nel carcere di Tora da ormai un anno, il Sottosegretario al Ministero degli affari esteri Manlio Di Stefano ha affermato che il provvedimento è da “valutare attentamente” e che la concessione della cittadinanza potrebbe rappresentare un “problema per la tutela consolare nei confronti dell’attivista”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Alle ore 14.00 della giornata di oggi sono state discusse le linee generali della mozione Quartapelle Procopio a favore di Patrick Zaki. In particolare oggetto di discussione è stato il conferimento della cittadinanza italiana all'attivista egiziano detenuto nel carcere di Tora dal 7 febbraio 2020. E dopo un anno di detenzione senza prove e senza un capo d'accusa concreto, il nostro Paese ha ancora paura di concedere la cittadinanza italiana all'attivista. Il Sottosegretario al Ministero degli affari esteri Manlio Di Stefano ha invitato la Camera a "valutare i rischi della concessione". Cosa succederebbe, si chiede, se il regime si indispettisse? Secondo Di Stefano, rendere Patrick Zaki cittadino italiano renderebbe più difficile la tutela consolare poiché l'Egitto potrebbe "appellarsi al principio della prima cittadinanza del ragazzo".

Tutti fattori da "soppesare attentamente nell'interesse del giovane". E sempre nel famoso "interesse di Patrick", la discussione su un provvedimento che potrebbe aprire diverse porte allo studente egiziano è sospesa tra una valutazione e un dubbio da ponderare. Secondo il Sottosegretario al Ministero degli affari esteri, la diplomazia e la ragion di Stato sono i mezzi più efficaci per la risoluzione di casi di rilevanza internazionali. "Molte vicende, come quella dei Marò e di Silvia Romano, sono state risolte senza parlarne" ha asserito durante il suo intervento alla Camera. La cosiddetta "discrezione istituzionale" però non ha portato a una svolta nel caso di Giulio Regeni così come in quello di Patrick. E per quest'ultimo, neppure gli estenuanti rimbalzi tra Senato e Camera si sono rivelati risolutivi. Il silenzio non paga e neppure gli interventi della durata di due minuti che subiscono inesorabilmente lo stop al bivio che dal dibattito porta ai fatti

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La concessione della cittadinanza italiana e i suoi vantaggi

Nel mese di aprile il Senato si era espresso favorevolmente riguardo la concessione della cittadinanza italiana a Patrick Zaki. Da allora però pochi passi avanti sono stati fatti in quella direzione: secondo il governo italiano potrebbe essere sufficiente l'azione diplomatica italiana in Egitto. La presenza delle autorità nostrane al Cairo in sede processuale però non ha per ora sortito gli effetti sperati. L'Ambasciatore italiano al Cairo Giampaolo Cantini ha presenziato in tribunale senza però poter entrare in aula per assistere al processo. Il ruolo, insomma, è assimilabile a quello di un inerme spettatore che cerca di intervenire da lontano. La concessione della cittadinanza italiana permetterebbe al nostro Paese di esercitare maggiore pressione sul regime di Abdel Fattah Al Sisi e in sede Europea per la scarcerazione dell'attivista.

Secondo la legge egiziana, le proroghe della custodia cautelare potranno continuare per un altro anno, fino al 7 febbraio 2022. Tuttavia, il governo potrebbe avanzare nuove accuse che possano giustificare un prolungamento della detenzione. Dare il via alle procedure per la concessione della cittadinanza italiana rappresenterebbe una forte presa di posizione nei confronti dell'Egitto. E questo sarebbe uno dei dubbi avanzati dal governo italiano: Al Sisi è uno dei maggiori partner commerciali per il nostro Paese. Il dubbio, quindi, è che le ritorsioni temute non riguardino Patrick Zaki, torturato e minacciato più volte di stupro durante l'interrogatorio. Nulla a che vedere con la paura che il regime possa punire Patrick come reazione alla presa di posizione dell'Italia. Le ansie governative sembrano riguardare invece la salute dei mercati: quelli vengono tutelati alla Camera e sempre nel loro interesse agiscono i lunghi discorsi a favor di telecamera che non hanno una vera conclusione. Per Patrick Bologna è casa e non ne fa mistero: ogni giorno chiede di poter tornare in quella che definisce "la sua città" per concludere gli studi. Rendere l'attivista un cittadino italiano a tutti gli effetti sarebbe una dichiarazione d'intenti da parte dello Stato che, al momento, sembra avere molta più paura del potere della moneta che dell'oppressione della dittatura a danno di giovani che contribuiscono alla crescita del nostro Paese. Sempre questa paura ha impedito di agire con risolutezza ai depistaggi messi in atto sul caso della morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso al Cairo. Se Patrick e Giulio sono fratelli, allora sono cittadini del nostro Paese allo stesso modo. Se le loro storie sono indissolubilmente legate allora la cittadinanza dovrebbe essere il punto di partenza per affermare i loro diritti di uomini liberi davanti alla dittatura. L'Italia è un Paese libero che respinge ogni forma di censura e oppressione dei diritti umani.

Aggiornamento: La Camera ha approvato nella giornata di oggi mercoledì 7 luglio con 358 voti a favore e 30 astenuti la mozione che impegna il governo ad avviare tempestivamente l'iter per conferire la cittadinanza italiana a Patrick George Zaki

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Nata a Battipaglia, in provincia di Salerno, dopo 4 anni in una redazione locale e un Master in giornalismo svolto presso l'Università Iulm di Milano, ho iniziato a occuparmi di Cronaca nazionale ed Esteri per la redazione di Fanpage.it.
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