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Parla l’uomo che ha ucciso il vicino di casa sulla ruspa: “L’ho fatto per salvare la mia famiglia”

“Stiamo tutti male, mia madre piange tutti i giorni. Certe cose restano sulla coscienza”, parla dopo la scarcerazione Sandro Mugnai, l’uomo che ad Arezzo ha ucciso il vicino Dodoli che stava provando a distruggergli la casa con una ruspa.
A cura di Susanna Picone
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Dice di stare male Sandro Mugnai, l’uomo di 53 anni che ha sparato e ucciso Gezim Dodoli, 59enne che il 5 gennaio scorso stava assaltando casa sua con una ruspa a San Polo, frazione di Arezzo. Mugnai ha sparato più colpi dalla finestra, e per Dodoli – operaio albanese – non c’è stato nulla da fare.

Alla base del gesto ci sarebbero le liti tra vicini che andavano avanti da anni. Mugnai è stato scarcerato dal gip di Arezzo perché non sussistono gli elementi per la custodia cautelare. E lui continua ora a ripetere che non aveva scelta.

"Ho visto la finestra che cascava, tutta la roba, anche la tettoia che c’era lì sopra le scale", ha raccontato l’uomo a una giornalista di Canale 5. "Mio fratello ha provato a scendere giù per parlargli, gli ha sbattuto la ruspa contro per farlo ritornare dentro, io non sapevo più che fare", così ancora Mugnai.

In quel momento, nella casa c’erano 7 persone, tutti erano riuniti a cena per la festa dell’Epifania. "Rischiavamo il crollo del tetto, per quello l’ho fermato, ci ho provato verbalmente ma non si fermava, abbiamo provato a uscire ma non ci ha fatto uscire", ha aggiunto Mugnai. Che non sa rispondere alla domanda di "perché tutto questo odio". "Io non lo so, le soluzioni si trovano a tutto. So che stiamo tutti male, la mia mamma non fa altro che piangere, mi dispiace, è un grosso guaio per tutti. Io sto male perché la coscienza è così, rimangono sulla coscienza le cose. L’ho fatto per salvare la mia famiglia, non per altro motivo", ha detto ancora l’uomo.

L'arresto di Mugnai è stato convalidato ma il gip ha ritenuto che non ci sia pericolo di fuga né di reiterazione del reato né pericolo di inquinamento delle prove e non ha disposto misure cautelari a carico del 53enne. I difensori, avvocati Marzia Lelli e Piero Melani Graverini, puntano sulla necessità di esercitare la legittima difesa: sparando Mugnai avrebbe difeso la sua famiglia messa in pericolo di vita dall'imminente e possibile crollo del tetto della casa, che veniva attaccato coi colpi dati dalla ruspa manovrata da Dodoli.

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