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Papa Francesco: “Il chiacchiericcio è un’arma letale, divide e uccide”

Bergoglio: “Il chiacchiericcio  è un’arma letale, uccide, uccide l’amore, uccide la società, uccide la fratellanza. Chiediamoci: io sono una persona che divide o una persona che condivide?”.
A cura di Davide Falcioni
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Papa Francesco (Franco Origlia/Getty Images)
Papa Francesco (Franco Origlia/Getty Images)

"Pensiamo: io sono discepolo dell'amore di Gesù o un discepolo del chiacchiericcio che divide, divide. Il chiacchiericcio  è un'arma letale, uccide, uccide l'amore, uccide la società, uccide la fratellanza. Chiediamoci: io sono una persona che divide o una persona che condivide?". Lo ha detto oggi Papa Francesco all'Angelus, rivolgendosi ai fedeli accorsi in piazza San Pietro.

Le dichiarazioni del Papa arrivano a tre giorni dai funerali di Benedetto XVI e a due giorni dalle velenose rivelazioni di Padre Georg Gänswein, l'arcivescovo-segretario di Ratzinger che gli è stato vicino fino all'ultimo giorno di vita, secondo cui Bergoglio lo avrebbe congedato dall'incarico di capo della Prefettura della Casa Pontificia. "Restai scioccato e senza parole, un prefetto dimezzato", ha scritto Georg in un libro suscitando non poche polemiche.

Papa Francesco ha dichiarato: "Noi pure, discepoli di Gesù, siamo chiamati a esercitare in questo modo la giustizia nei rapporti con gli altri, nella Chiesa, nella società: non con la durezza di chi giudica e condanna dividendo le persone in buone e cattive, ma con la misericordia di chi accoglie condividendo le ferite e le fragilità delle sorelle e dei fratelli, per rialzarli. Vorrei dirlo così: non dividendo, ma condividendo. Non dividere, ma condividere. Facciamo come Gesù: condividiamo, portiamo i pesi gli uni degli altri, invece di chiacchierare e distruggere, guardiamoci con compassione, aiutiamoci a vicenda".

"Noi tante volte abbiamo un'idea ristretta di giustizia – ha proseguito Bergoglio – e pensiamo che essa significhi: chi sbaglia paga e soddisfa così il torto che ha compiuto. Ma la giustizia di Dio, come la Scrittura insegna, è molto più grande: non ha come fine la condanna del colpevole, ma la sua salvezza e la sua rinascita, il renderlo giusto, da ingiusto a giusto. È una giustizia che viene dall'amore, da quelle viscere di compassione e di misericordia che sono il cuore stesso di Dio, Padre che si commuove quando siamo oppressi dal male e cadiamo sotto il peso dei peccati e delle fragilità. La giustizia di Dio, dunque, non vuole distribuire pene e castighi, noi abbiamo paura a pensare che Dio è misericordia".

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