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Pantani: nel video girato dalla scientifica tagli, sangue e segni di trascinamento

In 51 minuti di girato, riaffiorano le contraddizioni nelle indagini a 10 anni dalla scomparsa del Pirata. Dalle incongruenze col suicidio, al mistero dell’ora della morte, agli investigatori sulla scena del crimine senza protezioni.
A cura di Alessio Pediglieri
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51 minuti per spiegare cosa sia realmente accaduto nella stanza D5 del Residence Le Rose a Rimini, in quel maledetto 14 febbraio 2004. Tanto dura il video girato dalla Scientifica che riprende la scena del ritrovamento del corpo di Marco Pantani e di una stanza che vorrebbe raccontare – forse – ciò che non è accaduto: una morte per overdose. Nel filmato, che incredibilmente a distanza di dieci anni viene analizzato fermo immagine per fermo immagine, alcune inquadrature lasciano esterrefatti per ciò che focalizzano, tra il disordine apparente, investigatori che si aggirano senza le consuete protezioni per evitare contaminazione della scena del crimine e il corpo del Pirata riverso in un angolo tra ferite e segni evidenti di trascinamento. A conferma di un approccio dozzinale da parte degli inquirenti.

Andiamo per ordine, perché altrimenti sembra di raccontare un brutto film di terza categoria. Il filmato, fatto dalla Scientifica nel giorno del ritrovamento del cadavere di Pantani è oggi ancora sotto indagine da parte degli inquirenti e finalmente, grazie al lavoro della difesa, sta venendo a galla la verità su delle immagini che se controllate a tempo debito in modo dettagliato avrebbero dipanato subito la matassa attorno alla vicenda. Senza dover attendere 10 anni di omissioni e di bugie.

Un filmato che potrebbe però non avere incredibilmente valore giuridico, perché è stato manomesso e tagliato. Un fatto gravissimo che comprometterebbe il contenuto. Stando agli esperti di diritto investigativo, infatti, ciò che viene ripreso al momento del ritrovamento di un corpo e sulla scena del crimine deve avere un continuo di inquadratura senza tagli e modifiche. Quello che ritrae l'interno della stanza D5, invece, appare compromesso. E qui la prima domanda: da chi e perché?

Tra le immagini appare anche il corpo del Pirata, riverso in un angolino tra parete e letto. In apparenza – e stando alle prime ricostruzioni – sarebbe scivolato in preda ad una crisi d'overdose ma i periti della difesa confermano che ciò difficilmente sarebbe potuto accadere essendo lo spazio così angusto. In secondo luogo, ancor più grave a conferma che Pantani possa essere stato ucciso, ci sarebbero ferite sul corpo e striature di sangue che indicherebbero come il corpo sarebbe stato trascinato. Avvallate anche da un altro particolare: la fibbia della cintura che da un lato sarebbe stata messa ad asola proprio per permettere la presa sul corpo.

Altri particolari che non coincidono con la tesi del suicidio ritornano evidenti nel filmato. Come il lavandino e lo specchio divelti in bagno. Secondo la prima ricostruzione, sarebbero stati sradicati dal Pirata in preda ad una crisi ma non sembrano affatto gettati sul pavimento, bensì appoggiati. Non c'è traccia di alcun danno agli oggetti e ricordando ciò che hanno confermato ultimamente diversi testimoni, non c'era stato alcun rumore molesto nelle ore prima del ritrovamento del cadavere.

E poi ancora altri particolari che non hanno ancora oggi avuto risposta. Una bottiglia sul cui collo apparirebbero tracce di polvere bianca mai periziata; un rolex che si è fermato alle 4:55. E poi la conferma di una immediata alterazione della scena incriminata con almeno cinque investigatori che si aggirano senza tute protettive e un rumore (almeno in un paio di occasioni) di posate riversate sul pavimento fuori inquadratura.

Tutto questo, oggi, è tornato ad avvalorare la tesi della famiglia del Pirata che ha sempre negato l'ipotesi del suicidio. Il filmato è ritornato nelle mani degli inquirenti che lo stanno revisionando provando a dargli un filo logico anche implementandolo con le testimonianze già ottenute e con nuove deposizioni che dovrebbero finalmente far luce sulla vicenda e ridare dignità alla scomparsa di uno dei più grandi sportivi italiani. Anche se a distanza di oltre 10 anni e in mezzo ad una serie infinita di lacune e mezze verità.

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