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Palermo, bambino di un anno e mezzo ingerisce cocaina e hashish. Il padre: “Li ha trovati in strada”

Il piccolo ha ingerito le sostanze stupefacenti ieri ed è stato ricoverato nel reparto di rianimazione: fortunatamente le cure dei medici hanno migliorato le sue condizioni, quindi oggi è stato trasferito in pediatria. Indaga la polizia di Palermo.
A cura di Davide Falcioni
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Un bambino di un anno e mezzo è stato ricoverato ieri nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Palermo a causa dell'ingestione di cocaina e hashish. Il piccolo è stato dapprima portato al pronto soccorso dell'ospedale Buccheri La Ferla, quindi trasferito in Rianimazione all'ospedale dei Bambini. Per ore il padre e la madre sono rimasti dietro la porta del reparto in attesa di notizie; fortunatamente dopo 24 ore le condizioni del bimbo sono migliorate ed è stato trasferito  in Pediatria. La polizia ha segnalato la vicenda al tribunale dei Minori. Interrogato dalla polizia, il padre ha raccontato che il bambino stava giocando fuori casa e avrebbe trovato lo stupefacente in strada. Una versione che tuttavia non convince gli inquirenti, che infatti hanno compiuto una perquisizione nella casa dell’uomo dove tuttavia  non sarebbe stata trovata traccia di sostanze stupefacenti.

Il precedente nel 2011

Una vicenda simile era avvenuta, sempre a Palermo, nel dicembre del 2011. Anche in questo caso un bimbo di 18 mesi fu ricoverato all’ospedale dei Bambini in fin di vita. Durante la visita furono i medici scoprirono sul corpicino del piccolo lividi, graffi e segni di bruciature sulle manine. Nelle urine venne trovata una concentrazione di cocaina tale da far temere un’overdose. I genitori, entrambi tossicodipendenti, vennero accusati di aver lasciato sul tavolo tracce di coca che sarebbero state ingerite dal bimbo e dagli altri due figli. L'accusa venne mantenuta solo per il padre, mentre la madre venne condannata a tre anni di carcere dal Gup, con il rito abbreviato, perché riconosciuta responsabile delle lesioni: avrebbe ripetutamente colpito alla testa e al volto il figlio, lasciando che i fratelli gli provocassero, per gioco, bruciature sulle mani e graffi su tutto il corpo.

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