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Padova, entra a lavoro e muore: infarto stronca l’imprenditore Giuseppe Filippi

Aveva 83 anni Giuseppe Filippi. Gestiva un’azienda di scaffalatura metallica nell’Alta Padovana e arrivava ogni giorno al lavoro prestissimo. Così ha fatto anche ieri; intorno alle 8 il malore fatale. La figlia: “Se n’è andato facendo ciò che amava, è morto da vero imprenditore”.
A cura di Biagio Chiariello
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È morto nel luogo in cui aveva passato la maggior parte della sua vita lavorativa. Aveva 83 anni Giuseppe Filippi, imprenditore padovano, a capo dell'azienda Anemos ormai da 27 anni: ieri mattina è stato stroncato da un arresto cardiocircolatorio nella sua azienda di San Giorgio delle Pertiche, nell'Alta Padovana. Nonostante l'età Giuseppe, si recava quasi ogni giorno in fabbrica. Così anche ieri. Ma poco dopo le 8 ha accusato un malore, che in pochi minuti si è rivelato fatale. I soccorsi da parte dei sanitari del Suem 118 sono stati immediati, ma purtroppo vani: i funerali saranno celebrati giovedì 12 settembre, alle 14.30, all'Abbazia di Praglia. Filippi lascia una figlia e la moglie 82enne, Maria Antonia Riccitiello.

“Ci siamo sentiti al telefono intorno alle 5.30, come facevamo tutte le mattine. Gli ho chiesto se stava bene e papà mi ha risposto di sì, a parte quell’influenza intestinale che lo tormentava da alcuni giorni. Dopo dieci minuti è entrato in azienda per iniziare a lavorare, ed è lì che l’infarto l’ha ucciso. Mi piace pensare che, in fondo, se n’è andato facendo ciò che amava”, racconta la figlia al Corriere della Sera. Stefania Filippi racconta che il padre ottenne il primo lavoro a 24 anni. E questo significa che lavorava praticamente da sessant’anni. “Ogni tanto diceva di essere stanco, che era il momento di mollare. ‘Ora smetto’, mi assicurava. E io già sapevo come sarebbe andata a finire: il giorno dopo si presentava al lavoro in anticipo”. Per un po’ fece anche da consulente esterno per un piccolo produttore di scaffali di San Giorgio delle Pertiche. Poi quando l’azienda entrò in crisi, decise di rilevarla. “Si buttò anima e corpo in quell’avventura imprenditoriale. Era innamorato della Anemos: ricordo che, quand’ero piccola, papà ci passava intere giornate. A volte, visto che all’epoca la produzione era a ciclo continuo, ci dormiva pure” dice la figlia.

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